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Twitter, l’ultima follia di Elon Musk colpisce i link esterni: rallenta il caricamento dei siti che non gli piacciono

16 Agosto 2023 - 12:52 Antonio Di Noto
ELON MUSK
ELON MUSK
Ad essere colpiti i rivali, Facebook e Instagram, ma anche canali di informazione autorevoli come New York Times e il Times

Twitter ha aggiunto un ritardo di cinque secondi nell’apertura di link a siti che non piacciono al suo proprietario, Elon Musk. Nella lista dei siti poco graditi, che da tempo vengono rallentati, ci sono il New York Times, Reuters, il Times, i rivali Facebook e Instagram, oltre ad altre realtà mediatiche e concorrenti della piattaforma che fu dell’uccellino blu. Gli utenti che cliccano su un link che rimanda a questi siti sono costretti ad attendere cinque secondi per ragioni che sembrano non tecniche e che né Musk né Twitter hanno giustificato. Tutte le realtà prese di mira sono state in qualche occasione criticate da Musk perché, a suo dire, lo avrebbero attaccato o reso ridicolo. Nel pomeriggio di ieri, 15 agosto, alcuni dei ritardi aggiunti hanno iniziato ad essere rimossi, ma non è chiaro se si tratti di un’azione che riguarda tutti i siti coinvolti e tutti i link. Quel che è certo è che la situazione è cambiata dopo la pubblicazione della notizia da parte del Washington Post.

Come funziona il delay

Il delay agiva tramite il dominio t.co con il quale il social ora denominato semplicemente “X” accorcia il link per questioni di praticità. Tutto il traffico generato dai link esterni postati su Twitter passa da quel dominio, il che permette all’azienda di Musk di tracciare il flusso di dati e in questo caso rendere più difficile l’accesso a siti che possono togliere traffico a Twitter. Ma la discriminazione non avveniva per tutti, solo per i siti che l’imprenditore statunitense sembra disprezzare particolarmente. A non subire il ritardo infatti, c’erano Fox News e il Washington Post, media spesso citati dal patron di Tesla, oltre a YouTube. La mossa è particolarmente grave perché è diretta al mondo dell’informazione e potrebbe spingere gli utenti a informarsi meno o farlo con fonti poco affidabili. Secondo uno studio di Google, il 53% degli utenti da dispositivi mobili rinuncia a visitare un sito se il caricamento impiega più di tre secondi.

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