Giulia Bongiorno e i femminicidi: «Donne tradite due volte: dall’uomo che le uccide e dallo Stato che le ignora»

La senatrice della Lega: ricevo ancora minacce per la legge sul codice rosso

Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia della Lega e presidente della Commissione giustizia del Senato, dice che le donne vittime di violenza vengono tradite due volte. Dall’uomo che le uccide e dallo Stato che le ignora. «A volte vengono pubblicate anche foto sorridenti di queste donne e, guardandole, mi fa rabbia pensare che spesso hanno subìto un doppio tradimento: da parte dell’uomo che hanno amato, e che poi si è trasformato nel loro assassino, magari semplicemente perché non accettava di essere lasciato, e da parte dello Stato che non è riuscito ad aiutarle. Inoltre, mi angoscia l’idea che altre donne possano pensare che denunciare è inutile. Uscire allo scoperto non è per nulla semplice, per tanti motivi facilmente immaginabili, e ci sono voluti molti anni per convincere le donne a farlo».


Il codice rosso

L’avvocata spiega in un’intervista a la Repubblica che con la legge sul codice rosso voleva idealmente «creare un’ambulanza che corre a sirene spiegate in aiuto delle donne che hanno denunciato una violenza. Queste donne devono essere aiutate immediatamente, non dopo mesi. Se poi il Codice Rosso non viene applicato in modo corretto, e anziché l’ambulanza si manda una carrozza a cavalli, c’è il rischio che intanto le donne vengano massacrate». E ancora: «Quando con Michelle Hunziker abbiamo cominciato a parlare di violenza e di Codice Rosso, siamo state attaccate perché, secondo alcuni, eraun’esagerazione sollecitare le denunce e chiedere una corsia preferenziale…».


Le minacce

La senatrice racconta nel colloquio con Liana Milella di aver ricevuto anche minacce: «L’ultima aveva come mittente “Tutti gli uomini”. Esiste una cultura maschilista che tende a considerare la violenza un fatto privato e considera un intruso chi se ne occupa. La violenza, invece, non è un fatto privato». Mentre in alcuni casi la vittima non viene ascoltata entro i tre giorni stabiliti. «Ricevo ancora molte segnalazioni in proposito. Con la mia legge, su cui ho avuto pieno sostegno dal governo, si attribuisce al capo della procura una vigilanza specifica sul procuratore inerte e il potere di revocare l’assegnazione: l’obiettivo è evitare che la donna sia abbandonata al rischio, purtroppo altamente probabile, di una escalation di violenza».

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