Sette anni dal sisma di Amatrice, Meloni: «Serve un cambio di passo sulla ricostruzione». In città restano le macerie e i cantieri fermi

Il quadro dell’area è desolante, con cittadini ancora nelle casette e attività che stentano a ripartire

«Sono trascorsi sette anni dal terribile terremoto che alle 3.36 del 24 agosto 2016 ha colpito il Centro Italia. In quella terribile notte, una forte scossa ha dato il via ad una sequenza distruttiva che si è protratta fino ai primi giorni del 2017 e che ha coinvolto un territorio molto vasto della nostra nazione. Quattro le regioni colpite, più di trecento vite spezzate, centinaia di feriti, decine di migliaia di sfollati, borghi e città interamente distrutti o gravemente danneggiati. Meravigliosi ‘luoghi dell’anima’ – da Amatrice a Norcia, da Accumoli ad Arquata, da Visso a Castelsantangelo sul Nera, da Ussita a Pescara del Tronto, e tanti altri – che sono nel cuore di tutti noi. Una vera e propria catastrofe che rimarra’ per sempre nella nostra memoria collettiva». A dirlo è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella dichiarazione in cui aggiunge che «in questo anniversario rinnoviamo il nostro cordoglio per le vittime e la vicinanza alle loro famiglie e ai loro cari».


Meloni: «Ricostruzione ancora incompiuta»

«Purtroppo, a sette anni dal terremoto – aggiunge Meloni – la ricostruzione è ancora incompiuta. E’ una ferita che non si è chiusa e fa ancora male. Oltre quattordicimila famiglie vivono tuttora lontane dalle loro case, molti territori faticano a tornare alla normalità, diversi i ritardi da colmare e le criticità che rimangono da affrontare». «Il governo sta operando – prosegue la premier – per imprimere un cambio di passo, dalle norme ai cantieri». «In questi mesi – aggiunge -, dopo gli anni della pandemia e lo shock dei prezzi dovuto all’inflazione, si è dato un nuovo impulso alla ricostruzione privata e sono state poste le basi per velocizzare quella pubblica, snellendo le procedure e sostenendo concretamente i soggetti attuatori nelle attività di progettazione e sviluppo delle opere pubbliche». Meloni sottolinea che «a questo lavoro si accompagna l’impegno prioritario per l’infrastrutturazione stradale delle aree dell’Appennino centrale, per troppi anni dimenticate e trascurate, con investimenti che raggiungono il miliardo di euro, e per porre le condizioni per nuove attività economiche e sociali. Da questo punto di vista – continua -, l’avanzamento puntuale e il riscontro al programma ‘NextAppennino’, finanziato dal Piano Nazionale Complementare del Pnrr per le aree sisma 2009 e 2016, sta dimostrando che è possibile mettere a terra le risorse pubbliche per stimolare investimenti privati e gettare le basi di un nuovo sviluppo».


La situazione ad Amatrice e dintorni

Oggi Repubblica fa uno scatto desolante della zona colpita dal sisma. In un pezzo a firma di Corrado Zunino. Racconta che è tornato in vita l’Albergo Castagneto. Esisteva dal 1968. Si tratta della sola struttura ricettiva riaperta nell’intero cantiere del terremoto, centoquaranta comuni. In attività dal 10 dicembre dell’anno scorso potrebbe richiudere a fine estate. Non va. In pieno agosto c’erano prenotazioni al 60 per cento e in primavera hanno passato intere settimane con una sola stanza occupata. In città c’è uno sfaldamento sociale, con attività che ripartono a rilento e persone ancora nelle casette. A dirlo – spiega la testata – è l’anagrafica cittadina: 970 residenti, erano 2.800 ancora la prima mattina del 24 agosto 2016. I quasi mille resistenti sono ospitati in 537 casette Sae. Da allora, spiegano, non ne hanno smantellata una.

Leggi anche: