Stretta sulla cannabis light: cosa cambia con il decreto che prevede l’inserimento del Cbd nelle sostanze stupefacenti

La spiegazione dell’esperta e lo sgomento delle associazioni

Si riduce la possibilità di acquistare cannabis light «da ingerire», in Italia, dopo la pubblicazione in Gazzetta del decreto firmato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che revoca la sospensione di quello del 2020 che inseriva il Cbd nella lista dei medicinali da sostanze stupefacenti. Pertanto, ogni uso non farmacologico degli estratti di cannabis saranno illeciti. In farmacia ci sono diverse categorie in vendita di prodotti a base di cbd, ma il divieto per ora riguarda solo la vendita senza ricetta di quelli a base di cannabidiolo da ingerire. Non interessa, quindi, la vendita del prodotto da fumare che si trova nei negozi di cannabis legale. No si esclude però che il blocco, come evidenzia la Repubblica, possa diventare ancora più restrittivo. L’intenzione con cui si sarebbe mosso il ministero non è quella di vietare la sostanza, ma di regolamentarla rendendo il cbd un farmaco a tutti gli effetti e quindi venduto ai cittadini come tale.


La spiegazione dell’esperta

Viola Brugnatelli, neurofarmacologa e co-fondatrice di Cannabiscienza, ha spiegato cosa sta succedendo. «Con l’emanazione di questo decreto in pratica tutti quei prodotti che non avevano una classificazione cosmetica o medicinale vengono eliminati dal mercato. Questo di per sé può essere un bene o un male, dipende da come viene implementata questa decisione. Da un punto di vista teorico, per il cliente-paziente finale che ha bisogno del Cbd – che è un medicinale che ha un utilizzo terapeutico, non certo ludico, come spesso viene erroneamente detto – potrebbe essere una buona notizia, perché evita il Far West», premette a Fanpage. «Il governo sta dicendo che gli unici prodotti che possono circolare sono quelli che vengono fatti seguendo le linee guida EUGMP. Il problema molto grosso che si ha con gli oli che vengono acquistati un po’ ovunque, anche in farmacia, ma che sono per uso tecnico, è che a volte non hanno seguito una serie di procedure di sicurezza, analisi e controllo. La qualità dell’olio, per esempio la presenza o meno di metalli pesanti, dipende insomma dagli standard utilizzati dalle singole aziende», aggiunge la ricercatrice che evidenzia anche come il decreto «strozzerà ancora una volta l’economia del settore».


Lo sgomento delle associazioni

La decisione, infatti, ha da subito provocato sgomento tra le le associazioni. «Il ministero della Salute ha riesumato un assurdo provvedimento sulla canapa emesso 3 anni fa dall’allora ministro Speranza. Tanto assurdo che decise di sospenderlo a meno di un mese dalla sua emanazione», ha commentato Federcanapa «Una dichiarazione – ha aggiunto l’associazione – sorprendente dal momento che il CBD non ha effetto stupefacente, come aveva concluso già pochi mesi prima del decreto una Commissione di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e come aveva ribadito una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del novembre 2020». E conclude: «La decisione è tanto più illogica in quanto non potrà impedire la libera circolazione in Italia di alimenti e cosmetici al Cbd prodotti legalmente in altri Paesi europei ed è destinata a danneggiare unicamente i produttori nazionali».

Leggi anche: