Perché è tornato in carcere il neo 18enne accusato dello stupro di Palermo: così si vantava sui social

Il gip stavolta ha creduto alla procura dei minori che ha raccolto le frasi scritte dal ragazzo, minore all’epoca dei fatti, prima di entrare in comunità

Al suo pentimento la procura dei minori di Palermo non aveva mai creduto, ma il gip sì. E così il primo a confessare nel caso dello stupro di Palermo a luglio scorso, diventato da poco maggiorenne, era riuscito a lasciare il carcere per essere trasferito in una comunità. Prima di entrarci però, il ragazzo avrebbe preso il telefono per tornare a farsi sentire e smentire, di fatto, quel pentimento che aveva dimostrato davanti al giudice che lo aveva scarcerato. Gli screenshot dei post e dei commenti sono finiti in una relazione destinata alla procura dei minori. Assieme ai messaggi in chat che mostravano quanto fosse consapevole che la vittima 19enne non fosse consenziente, il pm ha chiesto di nuovo l’arresto. E stavolta il gip è stato d’accordo.


Le chat e le spacconate sui social

Sui social il neo 18enne, subito dopo essere stato scarcerato, pubblicava frasi del tipo: «La galera è il riposo dei leoni». E ancora: «Le cose belle si fanno gli amici…», alludendo alla violenza di gruppo di cui è accusato assieme ad altri cinque. E poi si vantava dei messaggi ricevuti con l’improvvisa notorietà: «Come farò a uscire con tutte?». Nelle chat con gli amici il ragazzo era stato ancora più diretto il giorno dopo la violenza: «Compare, l’ammazzammo, è svenuta più di una volta. Ci siamo divertiti». In un altro messaggio scriveva: «Abbiamo fatto un macello, lei si è sentita male ed è svenuta più volte». L’interlocutore gli aveva risposto: «Però è brutto così». E il minore gli rispondeva: «Macché, è troppo forte».


La decisione del gip

I post e i messaggi in chat stavolta per il gip dimostrano chiaramente che il ragazzi «lungi dall’avere iniziato un percorso di consapevolezza, ha continuato a usare il telefono per vantarsi delle sue gesta, cercare consenso sui social e manifestare adesione a comportamenti criminali». A proposito del ravvedimento che aveva provato a mostrare nell’udienza che gli ha fatto guadagnare la scarcerazione, il gip stavolta non ha dubbi: sarebbe stata una messinscena per uscire di prigione.

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