Il ministro Piantedosi ha un nuovo piano per l’emergenza migranti: più Cpr e il cambio della legge Zampa sui minori non accompagnati

Il titolare del Viminale replica agli amministratori ribelli: «Oggi Sicilia e Calabria ospitano oltre il 30% dei minori stranieri non accompagnati, mentre Emilia-Romagna e Toscana insieme ne accolgono il 12%»

Al 25 agosto sono arrivati sulle coste italiane 107.530 immigrati, oltre il doppio di quelli registrati nello stesso periodo del 2022. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha scelto Libero per illustrare le prossime mosse per affrontare l’emergenza migranti. Un nuovo piano del responsabile del Viminale con un centro per rimpatri in ogni regione, il cambio della legge Zampa per gli under 18 e più polizia.
«Insieme ai colleghi degli altri ministeri stiamo definendo un pacchetto di misure per garantire maggiore sicurezza e legalità nelle nostre città. Una direttrice lungo la quale il Viminale si sta muovendo da tempo, come dimostrano anche le “operazioni ad alto impatto” avviate da gennaio presso le principali stazioni ferroviarie delle città metropolitane e il rafforzamento delle azioni su tutto il territorio nazionale per la liberazione degli immobili occupati abusivamente. Nel decreto intendiamo introdurre regole più severe per chi aggredisce le forze dell’ordine e misure contro la malamovida e le baby gang. Un’altra priorità è rappresentata dall’aumento delle risorse e degli organici delle Forze di polizia, proseguendo lo sforzo già messo in atto nella manovra di bilancio». E sull’immigrazione «nel decreto proporremo misure per facilitare il rimpatrio dei migranti irregolari che si sono distinti per condotte violente o pericolose e continueremo nell’azione intrapresa per realizzare altri Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri, e per ripristinare la piena funzionalità di quelli attuali. Parallelamente, sempre per agevolare i rimpatri, abbiamo iniziato a realizzare le strutture per l’identificazione degli sbarcati, necessarie per attivare le nuove procedure accelerate previste dal decreto legge approvato a Cutro: la prima, a Pozzallo, sarà operativa dal primo settembre».


La risposta di Piantedosi ai sindaci ribelli

Sull’aumento dei Cpr che non sono visti di nuon occhio da parte di sindaci e governatori replica: «Ho dato mandato ai prefetti di individuare al più presto almeno una struttura per regione. I Cpr sono importanti ed anche l’Europa ci chiede di realizzarne. È singolare che da più parti si chieda di incrementare le espulsioni di coloro che sono irregolari e delinquono e poi, però, si faccia resistenza ad ospitare sui propri territori tali strutture». Piantedosi vuole inoltre cambiare la Legge Zampa che delega ai comuni il compito di accogliere i minori stranieri non accompagnati. «I risultati di quella legge sono sotto gli occhi di tutti. Troppi giungono in Italia dichiarando un’età inferiore per avvantaggiarsi delle tutele previste per i minorenni. Anche per questo i numeri dei minori stranieri non accompagnati che giungono sul nostro territorio, o che almeno si dichiarano tali, sono cresciuti a dismisura. La pressione insostenibile esercitata sul sistema dell’accoglienza ha sollecitato una riflessione sull’applicazione della legge». Agli amministratori che si oppongono al ridistrubuzione degli utenti da Roma replica piccato: «Chi si oppone a noi, al contrario, spesso teorizza la necessità di favorire chiunque voglia arrivare, anche al di fuori di flussi controllati e regolari, salvo poi lamentarsi per la distribuzione territoriale». E ancora: «È singolare che l’attuale aumento degli sbarchi abbia portato ad un’alzata di scudi da parte di alcuni che solo ora sembrano prendere consapevolezza di una situazione molto complessa. Il governo aveva dichiarato lo stato di emergenza quando alcuni governatori tendevano ancora a negare la gravità del fenomeno, e in questo modo hanno privato i loro territori della possibilità di gestirlo con gli strumenti già utilizzati con successo in casi analoghi, ad esempio per la gestione dei profughi ucraini. E ho già segnalato l’incoerenza di chi sventola la bandiera ideologica dei porti aperti e degli arrivi indiscriminati, trascurando le difficoltà che prefetti e sindaci devono poi affrontare per offrire a chi giunge in Italia una sistemazione dignitosa, anche solo di prima accoglienza». «Oggi Sicilia e Calabria ospitano oltre il 30% dei minori stranieri non accompagnati, mentre Emilia-Romagna e Toscana insieme ne accolgono il 12%. Da inizio anno in Sicilia sono sbarcati oltre 90mila migranti, in Toscana ed Emilia-Romagna a bordo di navi delle ong ne sono giunti, rispettivamente, 1.158 e 153», conclude.


Piantedosi sulle Ong

«Con la regolamentazione dell’azione delle navi private non si è inteso in alcun modo vietare i soccorsi in mare, ma solo disciplinare un’attività delicata. Anche le navi delle ong, in uno scenario così complesso, non possono muoversi autonomamente, ma devono rispettare la doverosa attività di coordinamento realizzata dalle autorità nazionali, come stabilito dall’ordinamento internazionale». Spiega che non ci sono anomalie nel fatto che la Guardia costiera chieda alle ong di fare più salvataggi: «Il soccorso in mare rimane in capo allo Stato e il fatto che in alcune circostanze la Guardia costiera chieda supporto alle ong è la dimostrazione che nessuno ha atteggiamenti pregiudiziali nei loro confronti. I numeri poi confermano come questo non abbia significato in alcun modo assegnare agli assetti privati un ruolo di supplenza: su 76.683 persone recuperate in mare, solo 4.769 sono state imbarcate delle Ong. Spiace, piuttosto, registrare talvolta un atteggiamento di pregiudizio da parte loro: in una recente occasione in cui una loro nave è incorsa nella violazione delle regole, i responsabili hanno affermato pubblicamente di aver disatteso una disposizione del Centro di coordinamento nazionale, sostanzialmente perché non si erano fidati delle indicazioni impartite. Credo che la cosa si commenti da sé».

Con la Tunisia necessario fare di più

Dopo la firma a luglio del memorandum d’intesa con l’Ue e il presidente tunisino Kais Saied i barchini continuano ad arrivare sulle coste italiane. Insomma, il tanto paventato blocco non sembra esserci. Il ministro parla di «risultati incoraggianti, ma non ancora soddisfacenti». «Certamente necessario fare di più, anche per contenere strutturalmente questo fenomeno. Bisogna incidere al più presto sulle dinamiche economiche e sociali che lo stanno alimentando, ma anche sulla capacità della Tunisia di controllare meglio le partenze dalle proprie coste», spiega.

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