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Meloni torna in Tunisia con von der Leyen e Rutte. Perché il Paese nordafricano è cruciale per Italia ed Europa

L'obiettivo comune è scongiurare il collasso finanziario di Tunisi. E in cambio di alcuni aiuti economici, Bruxelles chiede al presidente Saied di collaborare sulla gestione dei migranti

A poco più di un mese dall’ultimo incontro, Giorgia Meloni torna in Tunisia. Domenica 16 luglio la premier volerà di nuovo nel Paese nordafricano insieme alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e al primo ministro olandese dimissionario Mark Rutte, come annunciato oggi dalla portavoce della Commissione Ue Dana Spinant. Il viaggio dei tre arriva a seguito del primo dialogo con il presidente Kais Saied, con cui si cerca un nuovo accordo sulla questione migratoria e un partenariato sull’energia. Pochi giorni prima dell’ultima spedizione europea, Meloni aveva incontrato Saied anche in un bilaterale, con il presidente tunisino che si era detto «molto felice di parlare con lei dei nostri problemi». I ripetuti viaggi della premier in Tunisia non sono affatto casuali e testimoniano l’importanza del Paese nordafricano anche per la politica italiana ed europea. «La Tunisia è una priorità, perché la sua destabilizzazione avrebbe serie ripercussioni su tutto il Nord Africa e ovviamente anche sul nostro Paese», aveva detto Meloni prima della spedizione europea dell’11 giugno scorso.

I dossier sul tavolo

Alla base degli incontri tra Meloni, von der Leyen, Rutte e Saied c’è innanzitutto la volontà – o l’interesse – di aiutarsi a vicenda. L’Unione europea chiede alla Tunisia di collaborare sulla gestione della politica migratoria firmando un memorandum di intesa. In cambio, Bruxelles si impegnerebbe a garantire al Paese di Saied un sostegno economico. In primis, attraverso un piano di assistenza macro-finanziaria da circa un miliardo di euro. In secondo luogo, aiutando la Tunisia a sbloccare i quasi due miliardi di dollari bloccati dal Fondo monetario Internazionale. Evitare il collasso finanziario del Paese nordafricano è nell’interesse non solo del presidente Saied ma anche delle istituzioni europee, che rischierebbero di dover far fronte a un nuovo aumento di sbarchi irregolari. Al momento, i due miliardi del Fondo monetario internazionale sono condizionati a una serie di riforme – tra cui la liberalizzazione di alcune aziende di Stato – che Saied non sembra intenzionato ad attuare. Un aiuto fondamentale potrebbe arrivare proprio dai fondi promessi da Bruxelles, che si è impegnata ad aiutare finanziariamente Tunisi a patto di ottenere alcune concessioni sulle riforme.

L’ipotesi di un partenariato energetico

In cambio, come detto, l’Unione Europea si aspetta una maggiore collaborazione sul fronte della politica migratoria, che – ha ricordato von der Leyen durante l’ultima visita – non potrà che partire dalla «gestione delle frontiere». Nel corso delle trattative, la Commissione Ue ha sottolineato più volte di non essere disposta a scendere a compromessi sul rispetto dei diritti umani. «I negoziati sul memorandum d’intesa con la Tunisia sono ancora in corso e la nostra posizione è che la sua gestione deve essere fatta rispettando i diritti umani e il diritto internazionale, posizione che teniamo con tutti i partner», ha precisato oggi una portavoce della Commissione Europea a proposito della possibile firma dell’accordo con Tunisi. Se l’accordo sul fronte finanziario e migratorio dovesse funzionare, la collaborazione tra Bruxelles e Tunisi potrebbe ampliarsi anche ad altri settori, a partire da quello energetico. Ieri, per esempio, il primo ministro maltese ha stretto un accordo con la sua omologa tunisina Naija Bouden per trasportare una parte dell’energia solare prodotta nel Paese nordafricano fino a Malta.

Credits foto: ANSA/PALAZZO CHIGI | L’incontro dell’11 giugno in Tunisia tra Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Mark Rutte e Kais Saied

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