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Le urla nell’androne e le coltellate: 4 sospettati per l’omicidio di Rossella Nappini a Roma

05 Settembre 2023 - 04:47 Alessandro D’Amato
rossella nappini omicidio primavalle
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L'infermiera 52enne aveva chiuso una relazione di recente. Le telecamere in strada e le testimonianze dei vicini

Rossella Nappini ha gridato «basta, basta, ti prego fermati» al suo aggressore. Mentre nei giorni precedenti l’omicidio «sembrava confusa, come stordita». L’infermiera è stata trovata morta nell’androne del condominio di via Giuseppe Allievo nel quartiere Primavalle a Roma. Ci sono quattro sospettati: un suo ex compagno, un cittadino maghrebino con cui aveva intrecciato una relazione e due colleghi di lavoro. Di sicuro chi l’ha uccisa la conosceva e l’omicidio non era a scopo di rapina, visto che la sua borsetta è stata ritrovata accanto a lei. La 52enne è la 78esima vittima di femminicidio dall’inizio dell’anno. Lavorava all’ospedale San Filippo Neri. Indaga la pubblica ministera Claudia Alberti, del pool di magistrati che si occupano dei reati contro la persona e delle violenze di genere.

L’omicidio

Sarà l’autopsia a stabilire il numero di coltellate che l’hanno uccisa. Mentre la polizia sta scandagliando la zona attorno all’edificio a caccia dell’arma di cui l’omicida potrebbe essersi liberato subito dopo l’aggressione. I primi a dare l’allarme sono stati i suoi vicini e alcuni ragazzi quando hanno visto il suo corpo riverso in terra nell’androne con diverse ferite all’addome procurate da un’arma da taglio. Ma in tanti sostengono di aver sentito anche delle urla nei minuti precedenti. Quando i condomini si sono affacciati al balcone era troppo tardi e c’era già il cadavere della 52enne nel sangue, poco dopo ricoperto dal telo della polizia scientifica. Alcuni testimoni avrebbero fatto riferimento a continue liti avute dalla donna con un compagno di origine magrebina, secondo quanto riferiscono alcuni suoi conoscenti. Si tratta comunque di testimonianze ancora tutte da verificare.

Le telecamere e i 4 sospetti

Forse il suo aggressore aveva chiesto un ultimo incontro per chiarire tendendole una trappola. O forse l’ha aspettata sotto casa in attesa che tornasse dal lavoro. Rossella, che era separata, viveva con le sue due figlie assieme alla madre anziana di circa 80 anni nell’appartamento del palazzo in via Giuseppe Allievo, che fa parte del quadrante a nord ovest della Capitale. Al vaglio anche le telecamere di zona: quella di un bar, quella di una lavanderia e quelle di altri esercizi commerciali. I sospettati, fa sapere il Corriere della Sera, sarebbero quattro: due colleghi, l’ex compagno e il cittadino maghrebino con il quale secondo i vicini aveva una relazione. Anche se la circostanza è stata smentita dalla sorella Monica e dal cognato.

Le relazioni

Il Messaggero riporta le parole di alcuni vicini. Che raccontano di averla sentita urlare nell’androne del palazzo al Trionfale: «Basta, basta, ti prego». Sempre secondo loro Nappini aveva chiuso una relazione sentimentale «incasinata». Mentre la naturopata da cui andava spesso racconta che ultimamente aveva forti dolori alla schiena e si lamentava per un braccio mezzo rotto. «Non sapevo nemmeno che facesse l’infermiera. Forse tutti quegli acciacchi li aveva per lavoro. O forse chissà», dice la donna. «So che era separata e aveva un nuovo compagno». aggiunge un vicino. Qualche anno fa qualcuno imbrattò la sua automobile bianca scrivendo una serie di “Ti amo” con della vernice rosa.

Il profilo Facebook

Per il suo compleanno, nel 2018, sul suo profilo Facebook Rossella aveva chiesto come regalo di organizzare una raccolta fondi affinché ci fossero donazioni «alla Casa delle donne per non subire violenza». La 52enne era molto attiva nel campo sindacale e più volte anni fa aveva parlato in difesa del suo ospedale, il San Filippo Neri, quando rischiò la chiusura, e contro le privatizzazioni nel campo della sanità. «La periferia che si appoggia al San Filippo rimarrà a guardare il declino di una assistenza pubblica», scriveva in una lettera indirizzata ad un giornale settimanale nel 2012, aggiungendo poi un suo stesso commento in cui invocava l’intervento di un ministro dell’epoca.

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