Benedetta Scuderi, l’attivista dei Verdi che ha preso in giro Andrea Giambruno in diretta: «L’ho fatto per le vittime colpevolizzate»

«La battuta è stata una piccola soddisfazione. Serve a dire che noi donne ci siamo, non stiamo zitte»

L’attivista dei Verdi Benedetta Scuderi è la donna che ha sfottuto Andrea Giambruno con una battuta in diretta. Il compagno della premier Giorgia Meloni durante la conduzione del suo programma su Rete 4 aveva parlato dello stupro di Palermo: « Se vai a ballare hai tutto il diritto di ubriacarti, ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche, perché poi il lupo lo trovi». E lei, durante il Diario del Giorno, gli ha risposto, citando una domanda su Amarena uccisa in Abruzzo: «Potremmo dire che è responsabilità dell’orsa, perché se non fosse uscita di notte da sola non avrebbe incontrato il cacciatore, o il lupo, e quindi queste cose non sarebbero successe». Oggi in un’intervista a il Fatto Quotidiano racconta perché lo ha fatto.


La battuta e il collegamento chiuso

Ma prima di tutto assicura a Tommaso Rodano che non aveva preparato la battuta: «No, le assicuro, non c’era premeditazione. Ovviamente avevo voglia di prendere le distanze dalle parole di Giambruno sulle vittime di violenza, ma non potevo sapere che mi avrebbe fatto quella domanda. Me l’ha offerta su un piatto d’argento (ride)». E aggiunge che subito dopo Giambruno ha chiuso il collegamento: «Cioè, poco dopo hanno mandato la pubblicità. Ero convinta che sarei rimasta in collegamento, invece mi hanno detto: “Ciao Benedetta, grazie”. Non penso sia stato strategico, magari eravamo stretti con i tempi». Adesso rischia di non essere più invitata: «Ce ne faremo una ragione. Almeno mi sono tolta uno sfizio, se il prezzo è non essere più chiamata, pace».


Chi è Benedetta Scuderi

Scuderi si è candidata alla Camera con l’Alleanza Verdi-Sinistra alle ultime elezioni. Non è stata eletta. Adesso forse ci riproverà alle elezioni europee: «La politica si fa per la comunità, se me lo chiederà il gruppo ne sarò felice». Ma dice anche che «una comunicazione aggressiva, pure d’impatto, non credo arrivi oltre la nostra bolla social. Bisogna farla dal basso, con pazienza: in strada, a casa, nelle scuole, nei bar. I programmi televisivi non servono a convincere chi ha un’opinione diversa dalla tua: è una forma di comunicazione totalmente polarizzata, ti danno 2 minuti per smontare quello che dicono negli altri 30». E ancora: «La battuta a Giambruno è una minuscola soddisfazione, non per me, ma spero per tutte le vittime di abuso colpevolizzate. È come dire: guarda che noi ci siamo, non stiamo zitte; non ci interessa il tuo potere di giornalista o di compagno della premier, queste cose non le dici, perché ti facciamo fare una figuraccia. Serve a determinare una posizione – di tante persone che credono in queste lotte – e a combattere una narrazione.

L’imprinting culturale del governo Meloni

Aggiunge che l’imprinting culturale del governo Meloni «l’abbiamo capito dal primo giorno: con tante crisi vere in corso, Meloni si occupava della norma “anti-rave”. Mi fanno paura le battaglie contro le coppie omogenitoriali, le parole della ministra Roccella contro chi ricorre all’aborto, il corteggiamento di Vannacci; è una cultura che cancella non le parole, ma le esistenze degli altri. E poi i negazionismi infantili sul cambiamento climatico». Infine, dice che per il centrosinistra «la sfida è ridare entusiasmo a chi non vota e non crede più nella sinistra. Bisogna proporre volti nuovi, che possano coinvolgere le fasce di popolazione sottorappresentate, a iniziare dai giovani. Dobbiamo essere concreti: passiamo troppo tempo a discutere tra di noi, su temi ideologici. Sono tempi di crisi climatica ed economica, lavoriamo insieme su questo».

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