Terremoto in Marocco, oltre 2 mila morti e altrettanti feriti. Croce Rossa: «L’emergenza potrebbe durare anni»

Decretati tre giorni di lutto nazionale. L’appello della Caritas: «Servono coperte e medicine»

Poco prima della mezzanotte, ora italiana, del 9 settembre, il ministro dell’Interno marocchino ha comunicato che il numero di morti causati dal terremoto è salito a 2.012. Aggiornato anche il bilancio dei feriti: 2.059, di cui 1.404 in condizioni critiche. Il sisma che ha colpito il Marocco si è fatto sentire soprattutto nella zona dell’Atlante e nella città di Marrakesh, venendo però percepito in tutto il Paese e in diversi stati vicini. Si tratta del terremoto più forte che abbia mai colpito il Paese nordafricano. Una scossa di terremoto di magnitudo 6,8 ha iniziato a scuotere il terreno alle 23.11 di venerdì 8 settembre. I sismografi hanno individuato l’epicentro ai piedi della catena montuosa dell’Atlante nella provincia di Al Haouz, nella cittadina di Ighil, a 70 chilometri dal capoluogo. L’ipocentro è stato localizzato a 18,5 chilometri di profondità. Le vittime sono soprattutto nelle province di Al Haouz, Marrakech, Ouarzazate, Azilal, Chichaoua e Taroudant. Al momento non risultano italiani coinvolti. Per i nostri connazionali è stato attivato un help desk all’aeroporto di Marrakesh ma la Farnesina consiglia vivamente di partire in altri aeroporti del paese. Intanto l’Algeri ha deciso di aprire il proprio spazio aereo ai voli che trasportano aiuti umanitari e persone ferite. Lo ha riferito la tv di Stato algerina, citando un comunicato della presidenza. 


L’allarme della Croce Rossa

La risposta al terremoto che ha colpito il Marocco potrebbe richiedere «mesi, se non anni». Lo ha detto in una nota Hossam Elsharkawi, direttore regionale della Federazione internazionale della Croce Rossa per il Medio Oriente e il Nord Africa. L’organizzazione «si sta mobilitando per sostenere la Mezzaluna Rossa marocchina», ha aggiunto.


Tre giorni di lutto nazionale

Il Marocco ha annunciato tre giorni di lutto nazionale. «È stato deciso un lutto nazionale di tre giorni, con bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici», si legge in un comunicato stampa del palazzo reale diffuso dall’agenzia ufficiale Map, al termine di una riunione presieduta dal re Mohammed VI e dedicata all’esame della situazione dopo il terremoto.

Appello della Caritas

«Servono medicine e coperte, bisogna fare presto. Noi le porteremo assieme a kit igienici, le coperte servono per il freddo che scende la sera». Lo dice Padre Oscar Arturo Garcia Padilla, direttore della Caritas di Rabat, la principale del Marocco che si sta dirigendo con una delegazione verso i luoghi del sisma vicino Marrakech per fornire aiuti di primo soccorso.

L’assistenza di Italia e Ue

Secondo quanto riportano i media locali la scossa si sarebbe sentita in maniera intensa nelle province di Safi, Essaouira, Casablanca, Rabat, Sale’, Ke’nitra, Fe’s et Mekne’s. Ma anche nei paesi vicini, come la Mauritania, l’Algeria, Gibilterra. E addirittura fino in Portogallo. Video e filmati mostrano crolli e situazioni di pericolo. Sono moltissimi anche i feriti, per i quali il governo marocchino ha lanciato un appello a donare quanto più sangue possibile. Nel frattempo, vari enti internazionali hanno assicurato che forniranno aiuto. Tra i primi c’è stata l’Italia, con l’annuncio della premier Giorgia Meloni dal G20 di Nuova Delhi, «manifestando la piena disponibilità dell’Italia a sostenere il Marocco in questa emergenza». Simile la posizione dell’Ue, pronta a fornire tutta l’assistenza necessaria. «Il centro di crisi Ue monitora da vicino la situazione», ha reso noto un portavoce della Commissione.

«Le facciate crollavano, la gente dorme in strada»

Scene di paura si sono verificate anche a Rabat, nonostante la città disti 350 chilometri dall’epicentro del sisma. Le persone sono uscite dalle case e si sono riversate in strada, temendo danni gravi. La terra ha tremato per circa 20 secondi. Le porte si aprivano e si chiudevano da sole mentre correvo giù dalle scale dal secondo piano, ha raccontato Hamid Afkir, insegnante a Taroudant, non lontano dall’epicentro. Ad un certo punto abbiamo sentito delle urla, ha spiegato una residente di Essaouira, 200 chilometri ad ovest di Marrakesh. La gente è in piazza, nei bar. «Tanti hanno preferito dormire all’aperto. Parti delle facciate dei palazzi sono crollate», ha aggiunto. Secondo lo US Geological Survey, la maggior parte della popolazione vive in strutture che sono «molto vulnerabili» ai terremoti. Vaste zone del Paese, compresa quella di Marrakesh, sono rimaste senza connessione internet.

I danni

L’agenzia di stampa Ansa fa sapere che nella medina di Marrakech le parti più fragili delle mura che circondano il centro storico sono crollate. Hanno ceduto anche alcune abitazioni. Nella piazza Jamaa el Fna è crollato il minareto di una piccola moschea vicino al “Café de France”. Si segnalano danni nella kasbah di Marrakech e crolli di abitazioni nella zona a nord est. In città nuova ci sono crepe nel campanile della chiesa cattolica di Gueliz. Crolli di facciate a Essaouira, sull’Oceano atlantico e a Ouarzazate, nel centro Sud. In migliaia si sono riversati per le strade della città nuova di Marrakech e nei vicoli della medina, in preda al panico. Elettricità e collegamento internet sono mancati a lungo. Il centralino dell’ambasciata italiana a Rabat ha ricevuto numerose chiamate soprattutto da parte di turisti che chiedono di rientrare a casa. Al momento gli aeroporti sono chiusi e riapriranno stamattina.

I turisti

Alcuni turisti hanno pubblicato sui social network video sui momenti successivi alla scossa di terremoto. Alcune testimonianze mostrano l’effetto dei black out dopo il sisma. Gli ospedali sono stati sgomberati e si vedono alcuni ricoverati in piazza. Montasir Itri, residente nel villaggio di montagna di Asnine vicino all’epicentro, ha detto all’agenzia Reuters che la maggior parte delle case del suo paese sono state danneggiate. «I nostri vicini sono sotto le macerie e la gente sta lavorando duramente per salvarli utilizzando i mezzi disponibili nel villaggio», ha aggiunto. Più a ovest, vicino a Taroudant, l’insegnante Hamid Afkar ha detto di essere fuggito da casa e che ci sono state altre scosse di assestamento dopo il primo terremoto. «La terra ha tremato per circa 20 secondi. Le porte si sono aperte e si sono chiuse da sole mentre mi precipitavo giù dal secondo piano», ha detto.

Le scosse di assestamento

I paesi che punteggiano l’Atlante sono poveri, molto spesso non hanno collegamento internet e le case sono costruite con il caratteristico muro a pisé, realizzato in paglia, fango e sassi. Una serie di scosse di assestamento sono state avvertite a Casablanca (magnitudo 4,8), 20 minuti dopo la scossa principale, e una seconda a 43 chilometri a sud di Marrakech (magnitudo 3,3 ). La terza di magnitudo 2,6 è stata avvertita verso mezzanotte a 32 chilometri da Marrakech. Ingenti i danni materiali. Sono mobilitate le forze dell’ordine, la protezione civile e il personale medico e paramedico per predisporre un eventuale piano di emergenza.

I danni a Marrakesh

A Marrakech alcune case nella fitta città vecchia sono crollate. Si scava a mani nude in attesa delle attrezzature, ha detto a Reuters il residente Id Waaziz Hassan. Le riprese delle mura della città medievale mostrano grandi crepe in una sezione e parti crollate, con macerie sparse sulla strada.
Un altro residente di Marrakech, Brahim Himmi, ha detto di aver visto delle ambulanze uscire dalla città vecchia e molte facciate di edifici danneggiate. Ha aggiunto che la gente era spaventata e sarebbe rimasta a dormire in strada per paura di un’altra scossa. «Il lampadario è caduto dal soffitto e sono corso fuori. Sono ancora per strada con i miei figli e abbiamo paura», ha detto Houda Hafsi.

Le mura della città

Un’altra donna, Dalila Fahem, ha affermato di aver visto crepe nei muri di casa e danni ai mobili. Anche gli abitanti di Rabat, a circa 350 chilometri a nord di Ighil, e della città costiera di Imsouane, a circa 180 chilometri a ovest, sono fuggiti dalle loro case. I video condivisi sui social media subito dopo il terremoto mostrano persone che correvano spaventate fuori da un centro commerciale, da ristoranti e condomini e si radunavano all’esterno. Il sisma ha danneggiato parte delle storiche mura della città di Marrakesh. Erette intorno al 1120, per difendere la città dagli attacchi delle tribù berbere del sud, le mura sono lunghe 10 chilometri e contano 18 porte.

L’appello alla donazione di sangue

Il Centro regionale trasfusionale di Marrakech ha lanciato un appello urgente per le donazioni di sangue a sostegno delle vittime del terremoto.Gli ospedali della città sono mobilitati per fornire tutte le cure mediche necessarie ai feriti. Secondo i primi dati diffusi nella notte dal ministero degli Interni, il devastante terremoto di magnitudo 7 ha ucciso almeno 296 persone mentre almeno 153 persone sono rimaste ferite. Le vittime sono state confermate in diverse province e prefetture di Al Haouz, Marrakech, Ouarzazate, Azilal, Chichaoua e Taroudant.

Dal G20

Dal G20 si Nuova Delhi sono arrivate le parole di vicinanza del presidente indiano Narendra Modi: «Prima di iniziare con il programma del G20, voglio esprimere le mie condoglianze per la perdita di vite a causa del terremoto in Marocco. Preghiamo – ha aggiunto – che tutti i feriti guariscano al più presto. L’India è pronta a offrire tutta la possibile assistenza al Marocco in questo momento difficile». Gli ha fatto eco la presidente del consiglio Giorgia Meloni, che ha espresso vicinanza e solidarietà al Primo Ministro Aziz Akhannouch, ai familiari delle vittime e al popolo marocchino, manifestando la piena disponibilità dell’Italia a sostenere il Marocco in questa emergenza.

Video da: Insider Paper; foto copertina da: ANSA

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