Festival di Open, Chiara Francini e Lorenzo Gasparrini contro le gabbie dell’identità di genere: «Il contesto è consenso» – Il video

Nel panel “Oltre lo stereotipo delle identità” l’attrice e scrittrice toscana dialoga insieme al filosofo femminista

«Quel monologo l’avrei difeso fino alla morte». Chiara Francini, attrice e scrittrice, riparte dalla sua performance a Sanremo che ha raccontato il dolore e la soddisfazione di una donna che ha avuto successo di fronte agli stereotipi sociali. Al panel Oltre lo stereotipo delle identità moderato da Serena Danna, la questione di genere viene affrontata nell’unico modo in cui andrebbe fatto: «Bisogna ragionare nelle due direzioni, perché la questione di genere non è un affare solo delle donne ma chiama in causa anche gli uomini. Per esempio, quando utilizziamo gli stereotipi essi raccontano non solo ciò che pensiamo degli altri ma anche quello che siamo», spiega il filosofo Lorenzo Gasparrini.


Il limite dello stereotipo maschile

«Ho incontrato il femminismo mentre studiavo filosofia e c’era già allora una precisa volontà di non diffondere certe idee. Per questo scrivo i miei libri, perché sono quelli che avrei voluto leggere quando ero giovane». Gasparrini, che si definisce filosofo femminista, illustra due problemi profondi che attraversano il genere maschile: l’assenza di consapevolezza di se stessi e la difficoltà ad affrontare determinati temi. Il discorso di genere manca del tutto nel confronto quotidiano tra uomini eterosessuali: non viene mai affrontato e i danni che comporta la sua assenza ce li trasportiamo lungo le nostre vite. «Per gli uomini è sempre difficile accettare di essere influenzati, ma fin da piccoli ci viene detto che se piangiamo siamo deboli. Ciò che ignoriamo è che questi comportamenti sono per noi nocivi ed è lo stesso movimento femminista a dircelo», argomenta Gasparrini, «femminismo che non ce l’ha mai avuto con il gli uomini ma con i limiti e i soprusi del maschile».

Francini, tra passato e presente

Anche Chiara Francini, autrice di Forte e Chiara (Rizzoli), sottolinea quanto sia importante conoscere se stessi e ciò che si vuole essere: «Ed è inutile provare ad abbattere la differenza tra generi se poi non siamo in grado di conviverci, soprattutto se la decisione che prendiamo non corrisponde alla nostra sensibilità. Le differenze esistono, non possiamo ignorarlo. Anzi la stessa volontà di provare ad annullarle e appiattirci sul maschile è una dinamica dannosa». E per chiarire la sua posizione e quanto possa essere difficile convivere con il proprio passato ma al contempo essere se stessi e moderni, si rifà alla sua esperienza di vita: «Oggi mi ritengo una persona moderna, ma rimango pur sempre la bambina che è cresciuta in un piccolo paese dove la mia nonna mi diceva che dovevo arrivare immacolata al matrimonio come un fiore. Non posso ignorare il mio passato, ma posso conviverci se, ascoltandomi, lo concilio con il mio essere persona, con l’essere una donna matura».

L’importanza delle parole

Ma per comprendere noi stessi e il mondo circostante ci dobbiamo affidare alle parole. Anche la scelta delle parole è fondamentale, perché definisce noi stessi e gli altri: «Quando parlo provo sempre a stare molto attenta, a pensare. Perché non voglio ferire nessuno. Per questo ritengo che sia sempre utile essere consapevoli del contesto in cui si usano determinate parole. È il contesto che fa la differenza», chiarisce Francini. Dello stesso avviso è Gasparrini: «Il contesto è consenso. Non costa nulla chiedere come ci si debba rivolgere a una persona».

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