Firenze, i due giovani assolti dal reato di violenza sessuale per “un’errata percezione”. La vittima: «Perché il mio no non valeva?»

Le motivazioni del Gup e l’indignazione della ragazza

Il tribunale di Firenze ha assolto ad agosto due giovani imputati di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 20 anni. Perché, secondo le motivazioni, è stato accertato che nella notte del settembre 2018 in cui si sono svolti i fatti ci furono «degli atti sessuali non pienamente voluti». Ma il Giudice dell’Udienza Preliminare ha prosciolto gli accusati perché la loro fu «un’errata percezione» del consenso della ragazza. Il togato ha spiegato che «non essendo il delitto di violenza sessuale punito a titolo di colpa, non può essere considerato rilevante ai fini di una residua affermazione di responsabilità penale». Mentre nel corso del processo è emerso che la ragazza aveva avuto rapporti con uno dei due accusati in passato, anche davanti ad altre persone.


La festa e la violenza sessuale

Lei, la vittima, oggi parla con la Repubblica della sentenza. «Evidentemente i trascorsi di una persona sono un fattore determinante nel momento in cui questa deve esprimere consenso o dissenso. Non dovrei poter dire “sì” venti volte senza per questo togliere valore al “no”?», dice ad Andrea Vivaldi. La procura di Firenze andrà in appello, come ha fatto sapere l’avvocato della giovane Andrea Santucci. I fatti si sono svolti durante una festa nelle campagne del fiorentino. Lei spiega ancora: «Ho aspettato cinque anni. Cinque anni di processo in cui sono stata risentita più e più volte, ripetendo sempre le stesse cose, rivivendo sempre le stesse scene. Una volta in particolare è durata 3 ore. Lì ho capito, sperando di sbagliarmi, che evidentemente i trascorsi di una persona sono un fattore determinante nel momento in cui questa deve esprimere consenso o dissenso. Non dovrei poter aver detto “sì” venti volte in passato senza per questo togliere valore al “no”?».


Le motivazioni

I ricordi sono ancora vivi nonostante i cinque anni trascorsi: «A dire il vero cerco di non pensarci affatto, ma non nego di ritrovarmi spesso a dover scacciare pensieri o immagini dalla testa o dai miei incubi. Ripenso a quella sera come il giorno in cui ho perso la fiducia in tutto. Erano miei amici, gli volevo bene e pensavo ne volessero a me, o quanto meno che si interessassero al mio benessere». Nelle motivazioni del gup si legge anche che ci fu «senza dubbio un comportamento eccessivo da parte dei ragazzi coinvolti, i quali, spinti dall’eccitazione, hanno fatto di tutto per indurre la ragazza a intrattenere un rapporto plurimo». Anche perché lei aveva bevuto durante la festa e non si trovava «al massimo della lucidità». E gli imputati sarebbero stati «condizionati da un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile». Avendo alla fine «errato nel ritenere sussistente il consenso».

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