Da «pilastro postcomunista» a «l’uomo che salvò l’Italia dal default»: la morte di Giorgio Napolitano vista sui giornali esteri

Tra i tanti commenti positivi, una nota critica da Le Figaro, che ricorda la sua approvazione dell’intervento dell’Urss a Budapest

Ha fatto il giro del mondo in pochi minuti la notizia della morte di Giorgio Napolitano, scomparso oggi all’età di 98 anni. E ogni giornale l’ha voluto ricordare a suo modo. Il New York Times lo definisce il «pilastro postcomunista italiano», che ha contribuito a stabilizzare il Paese «in un momento critico per le fortune dell’Italia». Il riferimento, spiega il giornalista americano Robert McFadden, è al «trasferimento del potere da un primo ministro segnato dallo scandalo come Silvio Berlusconi a un economista poco conosciuto durante la crisi del debito del 2011», ossia Mario Monti. Più o meno sulla stessa linea si muove anche Reuters, che ricorda Napolitano fin dal titolo dell’articolo come «il presidente che salvò l’Italia dal possibile default».


Il quotidiano francese Le Monde ricorda le sue origini comuniste e lo definisce un «militante instancabile». Da presidente della Repubblica, aggiunge il giornalista Philippe Ridet, Napolitano «ha avuto un ruolo di primo piano nella vita politica italiana». Per quanto riguarda il suo stile personale, Le Monde parla di un uomo «dal linguaggio antiquato e talvolta pomposo, intellettuale stimato dai suoi coetanei, appassionato di teatro e di letteratura». Decisamente più critico il giudizio del quotidiano francese conservatore Le Figaro, che ricorda un episodio meno citato della storia di Napolitano. «Percepito come un riformista, approvò tuttavia la repressione dell’insurrezione di Budapest repressa il 4 novembre 1956 dai carri armati sovietici», scrive Le Figaro.


Il quotidiano tedesco Tagesspiel torna alla gestione dell’Italia post-crisi finanziari e descrive Napolitano come «l’uomo che ha messo in ginocchio Berlusconi». Nell’articolo, Dominik Straub descrive l’ex presidente della Repubblica come «un gentiluomo della vecchia scuola», in buoni rapporti con molti politici tedeschi. E poi c’è il giornale spagnolo El País, che offre il ritratto più asciutto e imparziale di Napolitano. Nell’articolo del principale quotidiano iberico, l’ex presidente della Repubblica viene definito un «europeista convinto e rinomato statista».

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