Caro affitti Milano, la proposta del comune: «Uno studentato diffuso con 600 stanze tra i 250 e i 350 euro»

L’idea è quella di recuperare strutture pubbliche, ristrutturarle e affittarle a studenti e studentesse a prezzi ridotti

Da quando la studentessa 23enne Ilaria Lamera ha deciso lo scorso maggio di piantare una tenda di fronte al rettorato del Politecnico di Milano, qualcosa sul fronte del caro-affitti nel capoluogo lombardo si sta muovendo. Il Comune ha fatto sapere che sta puntando sul nuovo canone concordato – ovvero l’opzione per cui il proprietario affitta l’appartamento a cifre inferiori a quelle di mercato, accedendo così a sconti fiscali – e soprattutto sulla creazione di uno «studentato diffuso». Quest’ultimo verrebbe finanziato con un fondo del Comune tra i 10 e i 15 milioni di euro. L’idea è quella di recuperare strutture pubbliche, ristrutturarle e affittarle a studenti e studentesse a prezzi ridotti.


«Affitti tra i 250 e 350 euro»

Stando a quanto emerso al tavolo tra studenti universitari, rettori e prorettori, e l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran, convocato a Palazzo Marino dal sindaco Beppe Sala, il tutto si tradurrebbe nell’avere 600 stanze in arrivo per il prossimo anno. «Si tratta di aumentare l’offerta di studentati del 5%, ma a tariffe al di sotto del mercato: tra i 250 e i 350 euro, con un investimento, da parte nostra, di 10-15 milioni e l’auspicio che il ministero metta fondi del PNRR», spiega Maran. A questo proposito, l’assessore alla Casa ci tiene a ribadire le criticità che in questi mesi hanno sottoposto al governo, senza ricevere alcun esito: «La norma sull’ospitalità turistica non va bene, bisogna lavorarci, sono oltre 20mila le case su Milano, ma ne abbiamo bisogno per gli studenti e i lavoratori. Sappiamo che per il proprietario è più conveniente affittare a turisti ma lo Stato non si può schierare in quella direzione perché significa contribuire ad un incremento del costo degli affitti che sta diventando dannatamente critico».


«I fondi dello Stato non bastano»

Maran fa sapere che è stata fatta una mappatura dei fondi per il diritto allo studio ed è emerso come «coloro che hanno richiesto una contribuzione sono nettamente di più dei fondi stanziati dallo Stato». Chi, invece, ha saputo avanzare delle «proposte interessanti», secondo l’assessore, sono proprio gli studenti di «Tende in piazza». A partire dalla richiesta che il comune eserciti la possibilità di acquistare appartamenti incrementando il patrimonio pubblico, attraverso l’ausilio di un fondo ad hoc. «Si è fatto un passo avanti, ma le proposte del Comune non bastano ancora, anche se alcune vanno nella direzione da noi auspicata. Loro si sono resi disponibili a discutere le nostre proposte e di questo siamo felici», commentano gli studenti. Si dicono soddisfatti dell’idea dello studentato diffuso, purché venga realizzato «senza entrare in competizione con le famiglie bisognose».

Leggi anche: