Indossò la t-shirt con «Auschwitzland», processo azzerato per Selene Ticchi: la sentenza della Cassazione

Per la Suprema Corte «il fatto è diverso da come contestato dalla Procura di Forlì e dai giudici di primo grado»

Annullata la sentenza di assoluzione del 12 gennaio 2023 per Selene Ticchi. L’ex militante di Forza Nuova e ora nel Movimento nazionale rete dei patrioti, lo scorso 28 ottobre 2018 indossò la maglia con la scritta “Auschwitzland”: nella grafica, poco più sopra della parola, il profilo del campo di concentramento che prendeva il posto dell’iconico castello del parco divertimento di Parigi. Ticchi aveva deciso di indossarla durante il raduno a Predappio (Forlì-Cesena) e per questo motivo era a processo per la violazione della Legge Mancino. E cioè l’atto legislativo datato 1993 che sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Lo riporta Il Resto del Carlino che sottolinea come per la Corte di Cassazione – che ha azzerato la sentenza – «il fatto è diverso da come contestato dalla Procura di Forlì (che aveva fatto ricorso direttamente in Cassazione) e dai giudici di primo grado». In sintesi, per la Suprema Corte «non fu una incitazione alla discriminazione tramite ostentazione di simboli particolari, ma un incitamento fondato sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah, come da ultimo comma dell’articolo 604 bis del codice penale». Ora la procura di Forlì – che inizialmente aveva chiesto una condanna a nove mesi e 600 euro di multa – dovrà decidere se riaprire o meno il fascicolo e procedere, quindi, con altre accuse. 


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