Campi Flegrei, la direttrice del dipartimento Vulcani dell’Ingv: «Il terreno si alza di un centimetro e mezzo al mese»

Per Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Ingv: «L’area è tra le più controllate e monitorate d’Europa»

«Il terreno si alza di un centimetro e mezzo al mese, ma non sempre il bradisismo (movimenti verticali del suolo, ndr) è legato a un’eruzione». A dirlo al Corriere della Sera è Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), riferendosi allo sciame sismico che sta interessando – da martedì 26 settembre – la zona dei Campi Flegrei, nei pressi di Napoli. «L’attuale fase è in atto dal 2005 con l’area che si è sollevata di oltre un metro», spiega Bianco. «La precedente fase – continua – risale al 1983-1984, in cui avvennero terremoti con magnitudo paragonabile al sisma di oggi». L’area in questione – anche prima dell’ultima scossa di magnitudo 4.2, verificatasi alle ore 3.35 di stanotte – era costantemente tenuta sotto controllo dalle reti di monitoraggio. «L’area è tra le più controllate e monitorate d’Europa, secondo quanto dicono i nostri colleghi stranieri» che controllano numerosi «parametri fisici, chimici e sismici» e «analizzano le deformazioni del suolo con sensori sul posto e le immagini satellitari interferometriche, alle quali si aggiunge il monitoraggio geodetico, i gravimetri che segnalano i cambiamenti dell’accelerazione di gravita, i sensori agli infrarossi che misurano le temperature delle rocce nelle aree critiche, l’analisi delle caratteristiche chimiche delle fumarole», spiega la dirigente.


«La crescita del tasso di sollevamento del suolo»

Secondo Bianco da qualche giorno «si è notata una crescita del tasso di sollevamento del suolo nel Rione Terra, che è l’area dove avvengono le massime deformazioni. Finora si è misurato un sollevamento di 15 millimetri al mese. C’è una tendenza all’aumento pur se non si può ancora stimare con precisione l’entità dell’incremento. I parametri geofisici e geochimici analizzati indicano il perdurare della dinamica in corso». Nonostante il sollevamento della superficie, per la direttrice «non sempre il bradisismo è legato a un’eruzione. È in corso un’imponente attività di degassamento dalla camera magmatica profonda sotto i Campi Flegrei».


«Ciò che avviene ai Campi Flegrei non ha relazione con il Vesuvio»

Non ci sarebbe, inoltre, alcuna relazione con il vicino Vesuvio. Si tratta, infatti, di «vulcani entrambi attivi ma diversi. I Campi Flegrei sono una caldera che ha provocato grandi eruzioni, le due più importanti risalgono a 40 mila e a 15 mila anni fa. L’ultima avvenne nel 1538. Il Vesuvio è uno stratovulcano che produce più lava rispetto ai Campi Flegrei. Da 1631 il Vesuvio ha manifestato eruzioni più ravvicinate nel tempo, l’ultima è datata 1944», spiega Bianco sottolineando, inoltre, come non ci sia certezza su «cosa avverrà domani» nonostante escluda (come ha già fatto in precedenza) «un’imminente eruzione».

Foto copertina: ANSA/CIRO FUSCO | Il cratere della Solfatara a Pozzuoli

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