Le ostetriche «sconcertate» per l’assistente materna, i dubbi sul nuovo lavoro creato dal governo: «Ci siamo già noi»

Il governo vorrebbe introdurre una figura per assistere le madri nei primi mesi dopo il parto. Ma dall’organizzazione che rappresenta le ostetriche monta la protesta

Per aiutare le famiglie con i neonati, il governo Meloni starebbe valutando l’istituzione di una nuova figura: quella dell’assistente materna, ovvero una persona in grado di stabilire un rapporto personale diretto con la madre nella prima fase della maternità (fino ai 6 mesi del piccolo). Per il momento la novità non si è concretizzata, ma ha già scatenato le polemiche della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, che ha scritto una lettera indirizzata al ministro della Salute Schillaci. «Ove la notizia fosse confermata, pur comprendendo il nobile fine di voler garantire un aiuto alle madri, non possiamo che esprimere la nostra più totale disapprovazione unitamente al nostro totale disappunto sulla questione», si legge nel messaggio. Dove si sottolinea che «le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il “core” dell’attività dell’ostetrica che, osservando e promuovendo la fisiologia, sa riconoscerne tempestivamente la deviazione e la comparsa di situazioni patologiche che possono richiedere l’intervento anche di altri specialisti».


«Il Pnrr può essere un’occasione»

Si tratterebbe anche di una questione di sicurezza per le neomamme: la Fnopo, infatti, scrive che la competenza dell’ostetrica che si reca al domicilio delle neomamme «può permettere di riconoscere tempestivamente situazioni di violenza domestica o di fragilità psico sociale e attivare conseguentemente percorsi adeguati multiprofessionali». Dunque, scrivono, le citate caratteristiche professionali creano sconcerto e indignazione di fronte al fatto «che il decisore possa immaginare di poter creare nuove figure professionali che vanno tra l’altro a sovrapporsi per competenze a quelle già esistenti».


«Si ritiene inoltre doveroso sottolineare – prosegue la nota – che, ove fosse confermata la notizia, la gravità dell’iniziativa in questione sarebbe amplificata non solo dal fatto che non si è ritenuto utile consultare preventivamente la scrivente Federazione ma anche dal fatto che in questi anni non si è ancora provveduto ad assicurare che su tutto il territorio nazionale sia garantita la presenza delle ostetriche per le visite domiciliari in puerperio». «L’attuazione del Pnrr – conclude il messaggio – può rappresentare un’occasione per attivare la figura dell’Ostetrica di famiglia e di comunità e finalmente assicurare, su tutto il territorio italiano, con equità la presenza di ostetriche territoriali in numero adeguato ai bisogni della popolazione. È assurdo e ingiustificabile il fatto che ad oggi le ostetriche non siano esplicitamente previste nelle Case di Comunità e che non venga minimamente rispettato lo standard numerico di ostetriche necessario a garantire una presenza capillare sul territorio».

Leggi anche: