Conte avvelenato con l’ex ministro Tria: «Superbonus criminale? Al governo dovevamo rianimarlo»

Il leader del M5s insiste che l’Italia dovrebbe fare da “frontman” nella Nato per una trattativa di pace sull’Ucraina. E se fosse lui oggi a palazzo Chigi non invierebbe armi a Kiev

Il leader del M5s Giuseppe Conte non ha preso benissimo l’intervista all’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che sulla Stampa aveva definito il Superbonus «eversivo e criminale». Ospite a Accordi&Disaccordi sul Nove, l’ex premier riserva all’economista che aveva fatto parte del suo primo governo parole durissime: «Andava un po’ spinto e rianimato quando si trattava di programmare delle misure di crescita. Non è mai stato un cuor di leone». Conte poi risponde alle ripetute accusa dal governo Meloni sui danni che avrebbe fatto il Superbonus ai conti pubblici, altrimenti andrebbero arrestati anche ministri del governo Draghi: «Al ministro Giorgetti direi che non c’è nessun buco di bilancio, perché altrimenti andrebbero arrestate tantissime persone anche nel governo precedente a quello di Meloni. Quindi sono stupidaggini: un presidente del Consiglio, prima di parlare in questi termini, per carità, può cercare il capro espiatorio, ma non dire sciocchezze, perché poi i mercati finanziari ti ammazzano».


La guerra in Ucraina

A proposito della guerra in Ucraina, Conte ribadisce la sua posizione pacifista e la sua contrarietà all’invio di aiuti militari a Kiev: «È realistico essere a Palazzo Chigi ora e dire non inviamo più armi? Assolutamente sì. Sì, sarebbe realista. Sarebbe stato realistico sin dal primo momento dire a tutti gli alleati: “Signori, l’Italia per la sua tradizione, per la sua capacità di dialogo, aiuterà tutta la coalizione. Saremo il frontman, il front country per la svolta negoziale. Io mi sarei posto sin dall’inizio alla guida di quel negoziato con la nostra capacità, la nostra tradizione di dialogo, che abbiamo anche con la Russia”». Quindi se Conte oggi fosse premier non invierebbe armi? Il leader grillino insiste: «Assolutamente».


L’emergenza immigrazione

Mentre oggi palazzo Chigi si ritrova spesso in contrasto con Parigi e Berlino sul tema dei flussi migratori e dell’accoglienza, Conte ricorda come nei suoi governi non sarebbe mai successo che «Francia e Germania non abbiano collaborato alla redistribuzione. Perché, mentre Salvini stava a parlare in tv e faceva esibizioni muscolari sui migranti, io lavoravo». Sin dall’inizio del suo lavoro al governo, ricorda Conte, «ho dimostrato una certa coerenza e credibilità nel perseguire una politica migratoria, che non era quella degli slogan di Salvini. In Europa bisogna essere coerenti: non puoi dire che i polacchi e gli ungheresi fanno bene quando si oppongono alla redistribuzione. Ieri c’è stata una riunione sulla gestione dei flussi migratori tra i ministri degli Interni su un regolamento che prevedeva una redistribuzione automatica dei migranti. Il nostro ministro Piantedosi è rimasto lì imbambolato, perché c’erano gli ungheresi e i polacchi che l’avevano bocciato. Mi ricorda tanto Salvini che, durante il mio governo, non ha partecipato quasi mai ai Comitati degli affari interni. I risultati arrivavano per il lavoro che veniva fatto, non facendo dichiarazioni davanti alle telecamere».

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