Bersani difende Elly Schlein: «La trattano come una macchietta ma è lei il futuro del Pd»

L’ex segretario: l’establishment la guarda dall’alto verso il basso

L’ex segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani difende Elly Schlein. Il politico emiliano dice che «occorre darsi una svegliata». Partendo da un punto: «Quelli della mia generazione e limitrofe – politici, commentatori, giornalisti – cambino le lenti agli occhiali. E le scelgano almeno bifocali. In Italia c’è un salto generazionale sul piano culturale, politico e di linguaggio che non si può ignorare». Se i commentatori avessero le lenti giuste e guardassero Schlein dal basso verso l’alto invece del contrario, «si accorgerebbero che le perplessità di una parte delle nostre generazioni sono la speranza delle nuove», spiega a la Repubblica. Secondo Bersani c’è un pezzo di establishment che tratta la nuova segretaria del Pd come «una macchietta».


L’establishment

Lei, in compenso, «ha capito due cose: bisogna riconnettere il Pd al suo mondo reale e potenziale, rispetto al quale c’è stato uno scisma profondo. E poi costruire un campo dell’alternativa, tenendo aperto il partito. Io mi iscrissi al Pci quando Berlinguer disse: entrate e cambiateci. Perché non sia un flatus voci, una chiacchiera, bisogna spazzare via questa stupidaggine della dialettica fra moderati e radicali, che è ridicola davanti a una destra-destra che affossa il Paese. Si tratta di posizionamenti interni che spariscono quando si affrontano questioni come lavoro, sanità, diritti, armi». Quello del Pd diviso ed esitante, secondo Bersani, «è il solito argomento della destra. Ma se si gareggia a propagande contrapposte, vincono loro», aggiunge nel colloquio con Giovanna Vitale.


Le alleanze

A Bersani piace che Elly «non si lasci provocare da punzecchiature, prese di distanza, polemiche. Mantiene un profilo unitario. Bene, deve tirare dritto». Ma nella costruzione del campo delle alleanze per le elezioni europee «siamo in ritardo». Poi prova a indicare la ricetta: «Primo: volerlo. Secondo: partire da quel che più unisce. Terzo: lavorare per rendere compatibile quel che ti differenzia. Abbiamo sempre fatto così: l’Ulivo, l’Unione… In Europa accade ovunque servano alleanze per governare». Bersani è convinto che «fra Pd, 5S e Avs una quadra si trova. Poi però occorre l’altro filone, quello liberal-democratico. In passato abbiamo avuto come alleati Maccanico, Dini, non certo suppellettili. Una minoranza, tuttavia preziosa. Calenda non vuole? Dovremo trovare qualche altra soluzione».

Calenda e Renzi

Una soluzione che però non contempli Italia Viva: «Renzi sta andando dove l’ha sempre portato il cuore». Mentre su Calenda Bersani dice di trovare alcune posizioni condivisibili: «Il problema è che sembra non voglia mai tenere i piedi alla sera dove li ha messi la mattina». E questo perché «semplicemente ritiene che ci possa essere un centro che dirige il traffico. E non capisce che ormai in tutto il mondo chi sta un po’ di qua e un po’ di là finisce per essere visto come il servo di due padroni».

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