Torino, polemica per la gara di sculacciate al femminile patrocinata dal Comune: l’evento viene annullato. L’organizzatore: «Dispiaciuto sia passato un messaggio sbagliato»

L’esibizione era stata inserita all’interno dell’evento di kickboxing “Mo fighting Show”. Ma da Palazzo Civico non sapevano niente

Aveva generato non poche polemiche l’esibizione di “booty slap” (sculacciate, ndr.) organizzato all’interno dell’evento di kickboxing “Mo fighting Show”, patrocinato dal Comune di Torino e previsto per il 21 ottobre al Palaruffini. Oggi è arrivato l’annullamento della competizione, con l’annuncio dell’organizzatore della giornata Mihai Oana: «Sono molto dispiaciuto che sia passato un messaggio completamente sbagliato. Mi scuso personalmente con tutte le donne e le persone che si sono sentite offese». Una volta che la notizia dell’organizzazione del torneo di sculacciate era diventata di dominio pubblico, la comunità delle femministe era insorta per denunciare la pratica retrograda di sessualizzazione di una parte del corpo delle donne. «È una vergogna. Siamo stufe che ancora oggi possano essere promossi eventi che rendono le donne oggetti sessuali», aveva dichiarato Casa delle Donne, storico riferimento femminista della città. Anche la politica aveva fatto sentire la sua voce con il capogruppo del Movimento cinque stelle Andrea Russi che aveva consigliato all’assessore allo Sport Mimmo Carretta di «scusarsi con la cittadinanza per aver fornito il patrocinio alla gara di sculacciate».


I manifesti

In un manifesto due campioni dello slapping colti mentre uno dà uno schiaffo all’altro. Nel secondo le due rivali in posa con i propri sederi in bella vista. La differenza tra le due competizioni si notava già dai manifesti con cui venivano presentati: evento “sportivo” da una parte e sessualizzazione della donna dall’altra. Le due competizioni sono rispettivamente lo slap maschile e il booty slap femminile ed erano state inserite all’interno dell’evento principale. Sarebbe stata la prima volta in Italia per due tornei del genere prima dell’annullamento della disciplina femminile.


Cos’è lo slap

Lo slap (schiaffo, ndr.) è una disciplina con un discreto successo in giro per il mondo, soprattutto negli Stati Uniti e nei Paesi dell’Est europeo. Al Palaruffini di Torino, di fronte a 4.300 spettatori paganti (i biglietti costano dai 40 ai 50 euro), ci saranno infatti anche Daniel Druga, campione nazionale rumeno, e il suo rivale che gli contenderà il titolo. Lo sport consiste nel colpire il più forte possibile l’avversario con uno schiaffo. Vince chi dà la sberla più forte o riesce a restare impiedi. Una variante, il booty slap, si sarebbe alternato all’esibizione maschile. Questa avrebbe visto protagoniste due donne: Naomi Star, campionessa romena, e la sua rivale. Le contendenti, in top, perizoma e tacchi alti, avrebbero dovuto colpire dieci volte il gluteo dell’avversaria finché una delle due non si fosse ritirata o, in caso di oltranza, quando il pubblico avrebbe deciso la migliore a suon di applausi.

La polemica

A sollevare le polemiche sono stati innanzitutto i manifesti delle esibizioni a margine del torneo di kickboxing: in uno si esalta il gesto tecnico-sportivo, nell’altro si preferisce dar rilievo al corpo delle donne. Ma anche la gara in sé aveva suscitato la reazione delle associazioni femministe tra cui Casa delle Donne: «A fronte di una attualità che comunica violenze quotidiane sui corpi delle donne, possano essere promossi eventi che rendono le donne oggetti sessuali: sono l’ennesima manifestazione sessista, patriarcale e violenta». Mihai Oana, l’organizzatore, aveva provato a difendere l’esibizione femminile dicendo che «il cuore delle quattro ore di show sono i tornei di kickboxing, che vedranno il quattro volte campione del mondo Andrei Stoica contro il campione moldavo Dragos Zucco». Oana è però dovuto tornare sui suoi passi «Lo Slap Tournament aveva l’intento di essere una dimostrazione di carattere unicamente sportivo, in cui è il gesto sportivo, tecnico e il valore dell’atleta ad essere protagonista. Noi siamo e saremo sempre contro la violenza di genere e contro ogni discriminazione e a testimonianza del mio impegno contro la discriminazione e la violenza sulle donne e per non essere promotore di valori che non mi rappresentano». L’organizzatore ha anche aggiunto che il Comune non era al corrente della scelta «di aggiungere all’interno del programma della manifestazione di kickboxing questa attività».

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