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Gli Usa lanciano l’allerta: «La Serbia ammassa truppe ai confini del Kosovo». La Nato pronta all’intervento

Il ministero della Difesa della Gran Bretagna mette a disposizione 500 soldati

La Serbia sta ammassando truppe ai confini del Kosovo. E gli Stati Uniti chiedono a Belgrado di ritirarle immediatamente. Mentre la Nato dà il via libera al dispiegamento di nuove forze nel nord della repubblica kosovara. Allo scopo di «continuare a garantire un ambiente sicuro a tutti gli abitanti». Il portavoce della del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby ha infatti reso noto che Washington «vede un importante dispiegamento militare serbo lungo il confine». Compresa l’installazione «senza precedenti» di artiglieria, carri armati e unità di fanteria. Nel briefing, Kirby non ha voluto evocare il rischio di un’eventuale invasione serba nella sua ex provincia. Che Belgrado non riconosce come indipendente. E dove da giorni si sono riaccese tensioni mai veramente sopite.


Le tensioni

Le tensioni di questi mesi sono sfociate, appena una settimana fa a Banjska, in violenti scontri tra serbi e polizia locale. Terminati con la morte di un agente kosovaro e tre assalitori. In questo quadro, la Nato ha disposto l’invio di «ulteriori forze» della Kfor, la missione dell’Alleanza atlantica in Kosovo, «per far fronte alla situazione attuale» dopo aver già rafforzato la sua presenza lo scorso maggio. La Kfor, ha poi precisato un funzionario, «sta aumentando la sua presenza e attività nel nord del Kosovo e nelle aree attorno alla linea del confine amministrativo (con la Serbia, ndr) per continuare a portare a termine il suo mandato di fornire un ambiente sicuro e protetto a tutte le persone che vivono in Kosovo». A rimpolpare le file delle truppe Nato saranno, «se necessario», militari britannici. Il ministero della Difesa di Londra ha infatti messo a disposizione della Kfor un battaglione tra i 500 e i 650 soldati.


Il segretario Usa

In un colloquio con il presidente serbo Aleksandar Vucic, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha ribadito «la necessità immediata di allentare le tensioni con il Kosovo e di chiedere conto ai responsabili dei recenti attacchi violenti. Ho inoltre sottolineato l’importanza di attuare pienamente gli impegni assunti nell’ambito del dialogo facilitato dall’Ue», ha fatto sapere lo stesso Blinken. Dal canto suo il presidente serbo Vucic ha smentito di aver firmato l’ordine di «più alto livello di preparazione al combattimento». Assicurando che, nella zona a ridosso del confine con il Kosovo, Belgrado “non ha nemmeno la metà delle truppe che aveva due o tre mesi fa».

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