Il sindaco di Cerda, membro dell’Antimafia, è indagato: minacce per fare passare la processione sotto casa del boss

Secondo la procura di Termini Imerese, Salvatore Geraci avrebbe tentato di modificare il tragitto del corteo per farlo passare davanti la casa di Vincenzo Civiletto, condannato per associazione mafiosa

Avrebbe tentato di modificare il percorso della processione del venerdì santo a Cerda (Palermo) per fare l’inchino davanti la casa del boss Vincenzo Civiletto, condannato all’appello bis a otto anni e dieci mesi lo scorso maggio per associazione mafiosa. A queste conclusioni è giunta la procura di Termini Imerese chiudendo le indagini preliminari e inviando un avviso all’attuale sindaco leghista di Cerda Salvatore Geraci. I reati contestati sono tentata concussione, abuso d’ufficio e minaccia aggravata. Per l’accusa, Geraci nell’aprile del 2022 avrebbe provato a modificare il tragitto del corteo, stabilito dalla questura di Palermo, per farlo passare da piazza Generale Cascino, dove vive il boss mafioso. Geraci, riconfermato sindaco a maggio dopo un primo mandato iniziato nel 2018, è anche deputato all’assemblea regionale siciliana dove è stato eletto nel partito di Cateno De Luca con 4mila voti, prima di passare al Carroccio. Il primo cittadino su Facebook ha scritto di avere fiducia sull’esito della vicenda: «Credo nella giustizia e nel lavoro della magistratura».


La vicenda

«Io te la metto nel c**o così come te l’ho sempre messa nel c**o a te e ai tuoi amici», avrebbe detto al capo della polizia municipale Giuseppe Biondolillo, secondo le conversazioni riportate su Il Fatto Quotidiano. E ancora: «Quando parlo io devi stare fermo, zitto e sull’attenti, non gesticolare. Ti ho dato una possibilità e te la sei giocata, tu devi fare ciò che ti dico io. Prendi carta e penna e scrivi al questore e guai a te se stasera per la processione fai una cosa diversa». Biondolillo avrebbe dovuto solo eseguire l’ordine del sindaco per far transitare la processione sotto casa di Civiletto, arrestato all’interno dell’operazione Black cat nel 2016. Ma nulla di fatto, il questore di Palermo Leopoldo Laricchia non ha modificato il percorso e il venerdì santo è proseguito lungo la strada prevista. Alle minacce del sindaco, per la procura, sarebbero però seguiti i fatti: una multa e un provvedimento disciplinare per Biondolillo. Per l’accusa una decisione «sulla base di presupposti inesistenti e per mera ritorsione». Nel fascisolo aperto dalla procura guidata da Ambrogio Cartosio c’è anche un altro cambio di percorso, questa volta riuscito. L’occasione è la 40esima edizione della Sagra del carciofo, in aprile 2022, che doveva rispettare il regolamento comunale sul pagamento della Tosap (tassa occupazione spazi e aree pubbliche). Ma il sindaco Geraci ha firmato un’ordinanza che prevedeva un’esenzione del pagamento in violazione dello stesso regolamento. Secondo l’accusa un «danno ingiusto derivante dal mancato introito pari alle tasse non pagate e un vantaggio ingiusto derivante dal risparmio di determinati commercianti creando un trattamento non equo».


Le parole del Sindaco e la richiesta dalla commissione antimafia

Geraci nel suo post su Facebook ha commentato così la notizia: «C’è stato un tentativo di mascariamento da parte di chi mi ha denunciato, ma non vi sono capi d’accusa relativi a un qualche coinvolgimento con la mafia, voto di scambio e mazzette. Sono sereno, fiducioso perché ho sempre agito nel bene». A difenderlo ci sarà l’avvocato Vincenzo Lo Re. Nel frattempo è in gioco anche la sua posizione all’interno della commissione antimafia dell’assemblea regionale. Il deputato Ismaele La Vardera, ex alleato di partito dopo la fuoriuscita di Geraci, ne chiede le dimissioni: «Credo che sia giusto che la magistratura faccia il suo corso, ma ritengo pure che l’onorevole Geraci debba dimettersi dalla commissione antimafia per l’onorabilità della stessa commissione di cui sono vicepresidente. Non possiamo permetterci che su un componente della commissione antimafia penda un sospetto così grave». Garantista invece il presidente Pd della commissione Antonino Cracolici: «Geraci ha sette giorni di tempo per produrre gli atti che lo riguardano, ad oggi conosciamo solo quello che è stato diffuso dalla stampa. Qualora, visti gli atti, ricorrano le condizioni che il regolamento stesso individua come reati per i quali non si può essere componente della commissione sarò mio compito avvertire il presidente dell’Assemblea, ma ad oggi abbiamo soltanto notizie che non sono suffragate da atti giudiziari che lo riguardano».

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