Il generale Vannacci in posa su «Chi»: «Un coming out delle mie figlie? Le supporterei ma cercherei di indirizzarle verso l’eterosessualità»

L’ex capo della Folgore ritorna in un’intervista al magazine sul suo libro: «Razzista perché ho scritto che i gay non sono normali? Ho solo detto che non rientrano nella maggioranza»

Ancora polemiche sul libro Il mondo al contrario ma al centro della bufera c’è sempre il generale Roberto Vannacci, ex capo dei paracadutisti della Folgore oggi alla guida dell’Istituto Geografico Militare, questa volta con un’intervista su Chi. Il generale ha commentato sulla rivista le reazioni suscitate da quanto scritto nel suo libro: «Razzista io perché ho scritto che i gay non sono normali? Ma se io stesso ho deciso di essere anormale sin da piccolo?», ha raccontato sul magazine alcuni passaggi come «Cari omosessuali, normali non lo siete». E al riguardo, lui stesso si è definito anormale: «L’anormalità è la mia scelta di vita e a la rivendico? Le sembra normale che una persona scelga di fare un lavoro come il mio?». Ma sulla decisione dell’esercito di destituirlo dal suo incarico, il generale fa spallucce: «Ho solo detto che non rientrano nella maggioranza della popolazione. Costituiscono una minoranza, proprio come me, per le scelte che ho fatto Io sono l’esempio di una persona ‘non normale’». Il settimanale ha poi sondato la sua conoscenza di coming out tra le forze armate: «Personalmente non ne conosco. Credo che ne ne siano, ma non ne parlano. Non è un argomento affrontato di frequente». Infine, l’affondo se un’eventualità del genere si verificasse in famiglia: «Se mia figlia mi confessasse di essere gay o fluida la supporterei, ma cercherei di indirizzarla verso l’eterosessualità: gli omosessuali spesso attraversano travagli interiori pesanti». Un fiume in piena di idee retrogade e patriarcali, come la sua opinione sulle donne nell’esercito: «Nessuna preclusione, a parità di rendimento». Tutte riflessioni personali mescolate a opinioni su ambiente, energia e nuove città, che Vannacci ha preferito raccogliere in unico libro «per soddisfazione personale» da lui ribattezzato «il libro delle banalità».


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