Striscia di Gaza, l’esercito israeliano: «Preparativi in corso per l’operazione di terra». Netanyahu ai soldati: «Inizia la nuova fase»

Il capo politico di Hamas: «I residenti di Gaza sono profondamente radicati nel loro territorio e non lo lasceranno mai»

Le forze di difesa israeliane stanno completando i preparativi per «una significativa operazione di terra» nella Striscia di Gaza. Lo ha scritto su X il portavoce militare dell’Idf Daniel Hagari, sottolineando inoltre come i militari di Tel Aviv sarebbero pronti a «espandere l’offensiva» attraverso un «largo ventaglio di piani operativi» che includono attacchi dall’aria, dal mare e da terra. Nel frattempo, sono in corso raid «su larga scala su obiettivi del terrore di Hamas» a Gaza. Lo riporta Times of Israel che cita l’Israel Defence Force. «Maggiori dettagli – spiegano – verranno forniti in seguito». Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo aver visitato i luoghi del massacro nel Sud di Israele, i kibbutz di Beeri e di Kfar Aza, ha inoltre incontrato i combattenti sul campo, fra cui il comandante della brigata dei paracadutisti. Ai militari ha detto: «Preparatevi per ciò che sta per accadere».


Israele bombarda la Siria. Ong: «Colpito l’aeroporto di Aleppo»

Un attacco aereo israeliano ha preso di mira l’aeroporto di Aleppo, la città siriana controllata dal governo. Lo ha riferito l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria dopo che un attacco simile ha colpito nei giorni scorsi anche l’infrastruttura di Damasco. «Un raid israeliano proveniente dalla direzione del mare ha colpito l’aeroporto di Aleppo», ha detto all’Afp Rami Abdel Rahman, responsabile dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh). In serata, Israele ha risposto con colpi di artiglieria al fuoco proveniente dalle Siria dopo che sono risuonate le sirene dell’allarme aereo nelle Alture del Golan. «A seguito di una prima segnalazione di sirene suonate nelle comunità di Avnei Eitan e Alma, le forze di difesa israeliane sta attualmente colpendo la località in Siria da dove sono partiti i colpi», si legge in un comunicato delle forze di difesa israeliane.


L’Iran a Israele: «Risponderemo se continuano gli attacchi a Gaza»

L’Iran ha inviato un messaggio a Israele tramite l’inviato Onu in Medio Oriente spiegando che non vuole un’ulteriore escalation nella guerra tra Hamas e Israele, ma che dovrà intervenire se l’operazione israeliana a Gaza continua. Lo riporta in esclusiva il sito Axios, citando due fonti diplomatiche a conoscenza della situazione. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha incontrato sabato a Beirut l’inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente Tor Wennesland, hanno riferito le due fonti diplomatiche. Il capo della diplomazia iraniana, sempre stando al resoconto delle fonti, ha risposto che l’Iran non vuole che il conflitto si trasformi in una guerra regionale e vuole cercare di aiutare nel rilascio dei civili tenuti in ostaggio da Hamas a Gaza. Ma Amir-Abdollahian ha sottolineato che l’Iran ha le sue linee rosse, spiegando che se l’operazione militare israeliana continua – e soprattutto se Israele mantiene la sua promessa di un’offensiva di terra a Gaza – l’Iran dovrà rispondere. Il monito dell’Iran arriva mentre l’amministrazione Biden cerca di dissuadere Teheran e gli Hezbollah sostenuti dall’Iran in Libano dall’entrare in guerra. Questa settimana, gli Stati Uniti hanno inviato nella regione un gruppo di portaerei e aerei da combattimento proprio a questo scopo di deterrenza.

Hamas: «I residenti di Gaza non lasceranno la Striscia»

Due corridoi sicuri per lasciare il Nord di Gaza, aperti dalle 10 alle 16 ora locale e illustrati dall’esercito israeliano. «Per la vostra sicurezza, approfittate di questo breve intervallo di tempo e spostatevi verso Sud». I militari di Tel Aviv hanno recapitato questo messaggio alla popolazione della Striscia la mattina di oggi, 14 ottobre. A chi vive a Gaza City è stato consigliato di muoversi verso Sud, da Beit Hanoun a Khan Yunis. Chi risiede vicino alla costa e ad ovest di Olive potrà spostarsi lungo le strade di Daldul e Al-Sana in direzione di Salah Al-Din e Al-Bahr. Il portavoce militare israeliano Richard Hecht ha accusato Hamas di «ostacolare quanti dal Nord di Gaza stanno cercando di spostarsi verso Sud» del wadi Gaza. E ha aggiunto: «Comprendiamo che la cosa richiede tempo, comprendiamo che è complessa. Ma siamo determinati a dare battaglia a Hamas». Nella Striscia, dove vivono 2,3 milioni di palestinesi, persiste il blackout elettrico. Mancano cibo e acqua, mentre il ministero della Salute locale ha aggiornato il bollettino delle vittime degli attacchi israeliani: soltanto nelle ultime 24 ore, «almeno 324 persone, tra cui 126 bambini e 88 donne, sono state uccise». Il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, citato da Al Jazeera, ha fatto sapere che i residenti di Gaza «sono profondamente radicati nel loro territorio e non lasceranno mai. Abbiamo una solo una strada che è il diritto al ritorno alle nostre terre in tutta la Palestina». E poi ancora: «Ringrazio il Cairo per aver impedito l’immigrazione da Gaza in Egitto . La nostra decisione – conclude – è di restare a Gaza».

Leader di Hamas scrive a Guterres: «Israele ha commesso crimini di guerra»

Il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, invia una lettera ad Antonio Guterres. L’accusa del movimento che gestisce la Striscia di Gaza è esplicita: Israele ha commesso «crimini di guerra» e impedisce l’accesso degli aiuti umanitari per la popolazione palestinese. La nota è diffusa da Hamas sul proprio sito: «Le atrocità israeliane equivalgono a crimini di guerra». Intanto, Israel Katz, ministro dell’Energia di Tel Aviv, non mostra cedimenti sulla scelta di non fornire acqua ed elettricità a Gaza. Su X scrive: «Non ci arrenderemo e non ci fermeremo. Hamas è responsabile di ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza. Dell’acqua, dell’elettricità, di tutto». Israele garantisce circa il 10% dell’acqua di Gaza e circa il 50% del fabbisogno elettrico.

Medici senza frontiere: «L’ordine di Israele è un attacco all’assistenza sanitaria»

In un videomessaggio su X, Meinie Nicolai, direttore generale di Medici senza frontiere, biasima l’offensiva israeliana su Gaza e l’ordine di evacuazione indiscriminato e che riguarda anche il personale sanitario: «L’ordine dato agli abitanti del Nord di Gaza di lasciare la loro terra, le loro case e gli ospedali entro 24 ore è oltraggioso. È un attacco all’assistenza sanitaria e all’umanità. Stiamo parlando di oltre un milione di esseri umani. Continuiamo a sentire la stessa retorica disumanizzante e questa violenza ne è la manifestazione. Dire che è “senza precedenti” non riesce a descrivere del tutto le conseguenze medico-umanitarie. Gaza è rasa al suolo, migliaia di persone stanno morendo e questo deve finire subito. Condanniamo la richiesta di Israele con assoluta fermezza».

Nove ostaggi uccisi nei raid israeliani su Gaza

L’ala armata di Hamas, le Brigate al-Qassam, annunciano che nei raid israeliani delle ultime 24 sono morti nove ostaggi catturati in Israele. Cinque di loro sarebbero di nazionalità israeliana, quattro con passaporto straniero. In totale, da quando sono iniziate le ostilità sabato 7 ottobre, sarebbero 22 le vittime tra i quasi 150 ostaggi israeliani, stranieri o con doppio passaporto che Hamas ha sequestrato in Israele e portato nella Striscia di Gaza.

Hamas: «Propaganda»

Hamas chiede ai residenti di Gaza di non fuggire, derubricando a mera «propaganda» l’esortazione di Israele a mettersi in salvo. Il contrammiraglio Daniel Hagari dell’esercito di Tel Aviv, intanto, afferma che le truppe armate di carri armati hanno organizzato dei raid per colpire gli equipaggiamenti missilistici palestinesi e raccogliere informazioni sulla posizione degli ostaggi. Ma l’esercito israeliano – l’Idf – sta portando avanti un’operazione anche verso il Nord del Paese. Sono sotto bombardamento alcune postazioni di Hezbollah in Libano, dopo l’abbattimento di due velivoli non identificati su Haifa, apparentemente causati dai miliziani della terra dei cedri.

L’esodo dei palestinesi

L’agenzia di stampa Reuters dice che decine di migliaia di palestinesi si sono già diretti a Sud dal Nord di Gaza, recependo l’invito israeliano a fuggire dalle zone che, nelle prossime ore, potrebbero essere oggetto di attacchi ingenti. Per l’Onu, sono oltre 400 mila i palestinesi già sfollati, prima ancora che arrivasse l’ultimatum da Tel Aviv. Ma in tanti decidono di rimanere nelle proprie città di residenza: «La morte è meglio che andarsene», dichiara Mohammad, 20 anni, fuori da un edificio distrutto da un attacco aereo israeliano, vicino al centro di Gaza City. Le moschee, intanto, trasmettono il messaggio: «Rimanete nelle vostre case». Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres chiede «un accesso umanitario immediato in tutta Gaza, in modo da poter fornire carburante, cibo e acqua a tutti coloro che ne hanno bisogno. Anche le guerre hanno delle regole».

Usa e Ue

Intanto Josep Borrell, capo della politica estera dell’Ue, dice che il piano di Israele di evacuazione di oltre un milione di persone dal nord di Gaza in un solo giorno è «assolutamente impossibile da attuare». Borrell, parlando alla fine della sua missione in Cina, afferma che, «rappresentando la posizione ufficiale dell’Unione europea, il piano di evacuazione è assolutamente, assolutamente impossibile da attuare». Perché «immaginare di poter spostare un milione di persone in 24 ore in una situazione come quella di Gaza può essere solo una crisi umanitaria. È uno scenario da evitare». L’Unicef ha esortato le parti in causa a «una pausa umanitaria immediata». Nel frattempo sono ripresi i lanci di razzi da Gaza sul sud di Israele dopo una pausa di circa 10 ore. Lo sostiene l’esercito, spiegando che per ora a essere sotto tiro sono le comunità israeliane a ridosso le Striscia. Secondo l’esercito ieri – 13 ottobre – solo su Ashkelon, città costiera nel sud del Paese, Hamas ha lanciato oltre 150 razzi.

L’Onu: «423 mila hanno lasciato Gaza»

L’esercito israeliano ha arrestato oltre 230 operativi di Hamas in diverse località della Cisgiordania dall’inizio dell’operazione Spade di Ferro. La notte scorsa ha condotto attacchi su «larga scala» su obiettivi di Hamas nella Striscia. Sono stati uccisi numerosi operativi dell’unità dell’elite di Hamas, Nukhba. Tra i dirigenti colpiti anche il capo del sistema aereo di Gaza, Merad Abu Merad. L’uomo è ritenuto responsabile «per aver diretto i terroristi durante il massacro di sabato scorso».

La Cisgiordania

In Cisgiordania i manifestanti che sostengono Gaza combattono scontri a fuoco con le forze di sicurezza israeliane. I funzionari palestinesi dichiarano che 16 persone sono state uccise. Si teme anche che le ostilità si diffondano anche al confine settentrionale di Israele con il Libano, dove gli scontri di questa settimana sono stati i più sanguinosi dal 2006. Il videoreporter della Reuters Issam Abdallah è stato ucciso venerdì 13 ottobre – mentre era al lavoro nel Sud del Libano – da missili lanciati da Israele: lo conferma un altro videogiornalista della Reuters presente sulla scena. Altri sei giornalisti sono rimasti feriti. Dodici Ong, tra cui Oxfam, hanno diffuso un appello a Israele per interrompere l’evacuazione di Gaza.

L’appello delle Ong

«Siamo allarmati dalla richiesta fatta dal governo di Israele a più di un milione di palestinesi di lasciare il nord di Gaza in meno di 24 ore. Israele deve revocare immediatamente questo ordine, poiché il trasferimento dell’intera popolazione, in tempi così brevi, mette a rischio la vita di coloro che sono costretti a fuggire. Nessuna garanzia è stata fornita per la loro sicurezza durante il transito o per la sicurezza dei civili rimasti nella Striscia di Gaza. Mentre i combattimenti continuano». Le agenzie umanitarie che operano a Gaza riferiscono che è in corso una crisi umanitaria di incredibile entità. Non ci sono strutture adeguate ad ospitare in sicurezza i residenti del Nord di Gaza. E la loro incolumità rimane a rischio, dato che gli attacchi aerei israeliani continuano a colpire il Centro e il Sud di Gaza.

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