Il sangue dei bimbi, il cane che presidia il lettino: ecco le immagini della casa assaltata nel kibbutz – Il video

Il racconto di una violenza che viene dall’odio religioso

C’è un video fra i tanti girati o raccolti dai militari israeliani quando sono arrivati nei kibbutz presi d’assalto dai miliziani di Hamas che più di ogni altro rende chiaro l’orrore di quel che è accaduto. Non ci sono cadaveri, né immagini da oscurare per pietà e per questo lo pubblichiamo integrale. Sono le immagini girate all’interno di una abitazione israeliana nel kibbutz di Kfar Aza, dove alla fine dell’assalto sono state trovate 200 vittime, e fra loro 40 bambini massacrati.


La devastazione nella casa

La telecamera filma stanza per stanza mostrando la furia degli assalitori, che devono avere sparato all’impazzata con armi pesanti perché i buchi dei proiettili sui muri sono molto larghi, e i calcinacci sono dappertutto. La famiglia che abitava in quella casa sembra non avere avuto via di fuga, e le immagini fanno intuire come siano stati tutti freddati sui letti, perché lenzuola e cuscini sono intrisi di sangue. Non è stata risparmiata dalla strage nemmeno la camera dei bambini, che pure era dentro la “camera di sicurezza” dell’abitazione.


Il tre di cuori con il sangue innocente

I bimbi forse stavano cercando di scacciare la paura giocando anche con alcune carte da gioco che sono sparse sui loro lettini insieme a una borraccia-biberon. Un tre di cuori è intriso di schizzi di sangue, come le lenzuola e il cuscino di un lettino da cui è caduto durante la mattanza qualche pupazzo di pezza. Una delle vittime doveva essere davvero piccola, perché il lettino in cui dormiva coperto da lenzuola di Toy Story aveva la protezione in legno e anche quale serpentone di stoffa per evitare cadute notturne.

Il cane ancora vivo nella tana del bimbo

Sul letto a castello per bimbi a fianco dormiva probabilmente un maschietto, perché nella parete alle spalle sono attaccati molti adesivi dei supereroi dei fumetti e del cinema. Sul materasso è accucciato quasi invisibile visto il suo pelo nero un cagnolone della famiglia che miracolosamente è scampato alle sventagliate di mitra (forse non era in casa in quel momento), a differenza di altri cani meno fortunati delle abitazioni vicine. I soldati non sono riusciti a farlo spostare da quel letto che è diventato il suo bunker. Gli hanno lasciato a fianco almeno una ciotola di acqua e forse un po’ di cibo, ma non ne ha preso.

L’orrore di altri video

Come questo video ce ne sono altri, spesso molto più crudi, nel canale Telegram dell’esercito israeliano che si chiama «South First Responders», e chi ha stomaco e nervi per farlo può andare direttamente a vederli insieme a molti documenti che aiutano a capire come è stata preparata e a lungo studiata l’operazione terroristica. Consiglio di aprirli con cautela, perché non vorrei aprire un tour dell’orrore e anche per questo su Open raccontiamo solo quello che è necessario per fare comprendere cosa è accaduto e cosa può ancora accadere.

La divisione sui social

So che sui social si è già scatenata e proseguirà ancora di più la diffusione di immagini terribili- spesso mettendo al centro bambini – da brandire come spade e bandiere ideologiche. Spesso la loro autenticità è dubbia e vengono usate immagini e video del passato o di tutt’altra situazione spacciate però per cronaca dell’ultima ora. Bisogna essere cauti, ma so benissimo che i missili israeliani su Gaza e ancora di più l’avanzata militare nella Striscia porta con sé altro orrore e sangue come qualsiasi guerra. E ci saranno immagini e video anche di bambini massacrati da quel fuoco, vista la percentuale di adolescenti che abita quel fazzoletto di terra.

Si sono accaniti pure su ragazzi agonizzanti e cadaveri

Il sangue e la morte sono gli stessi. Ma le guerre e gli attacchi non sono uguali per questo. Guardando le immagini delle telecamere di sicurezza dei kibbutz ho visto esecuzioni di ragazzi che scappavano. Ma non solo quelle: sui corpi dei poveretti a terra in agonia ho visto passare un miliziano dietro l’altro a sparare anche sul cadavere, per poi depredarlo. Ho visto spaccare la testa a ragazzi agonizzanti con violenza con il calcio del fucile per rendere irriconoscibile il loro volto. Ho visto la barbarie più disumana che potessi immaginare. Non è un atto di guerra qualsiasi, nemmeno un atto terroristico. È la disumanità più totale. Nemmeno le belve si comportano così.

Il grido Allah Abkar

Se non partiamo da questi fatti non si capisce cosa è accaduto e soprattutto cosa accadrà. Quella violenza deriva dall’odio più profondo. Non l’odio che accieca per desiderio di vendetta. Non è questo, che qualche tratto di umanità pur nella sua bestialità conserva. No: quella barbarie viene da un odio che non ha antidoto possibile, quello religioso. I miliziani sono partiti al grido di «Allah Akbar» e con quell’urlo ripetuto all’infinito hanno compiuto la loro macelleria. Disposti anche a perdere la loro vita pur di straziare e cancellare dalla faccia della terra gli infedeli.

Una violenza che viene dall’odio religioso

Non c’è soluzione davanti alla benzina dell’odio religioso. Ed è inutile fare grandi e veementi discussioni sui territori occupati e su qualsiasi angheria possa avere compiuto Israele verso la popolazione palestinese. Non è una Intidafa quella vista il 7 ottobre, né una azione di movimenti di resistenza armata per la liberazione del proprio popolo. È l’atto iniziale di una guerra santa verso gli infedeli in cui si vorrebbero coinvolgere ogni paese islamico per cancellare Israele in quanto nemica dell’Islam e dei musulmani come scrive Hamas nel suo statuto fondativo citando nel preambolo una frase del fondatore dei Fratelli Musulmani, Hasan al-Banna: «Israele esisterà e continuerà a esistere finché l’Islam non lo annienterà, così come esso ha annientato ciò che lo precedeva».

I territori occupati non spiegano questo

Molti dicono che i palestinesi sono “oppressi” nei territori occupati, dove non possono essere liberi per troppe restrizioni decise da Israele. Questo è vero, particolarmente nella Striscia di Gaza. Ci sono molte ragioni di quelle condizioni, e parte di queste vengono anche dagli stessi abitanti di quelle terre. Ma Israele non odia né per ragioni razziali né per ragioni religiose i palestinesi, e questa è differenza non da poco.

Quei cristiani davvero perseguitati

C’è chi dice di più, che i palestinesi sono perseguitati da Israele. E questo è troppo: perseguitati no. Perseguitati sono i cristiani in Corea del Nord, in Somalia, in Yemen, in Eritrea, in Nigeria, in Pakistan, in Libia, in Iran, in Afghanistan, in Sudan, in Siria e in gran parte dei paesi islamici. Sono spesso ammazzati per odio religioso, hanno libertà mille volte più ristrette di quelle di cui parliamo in queste ore. Eppure non hanno costituito gruppi terroristici, non hanno risposto da nessuna parte come abbiamo visto fare ad Hamas il 7 ottobre. Non è l’oppressione né la persecuzione quindi che fa diventare belva un uomo.

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