Il risveglio amaro del Made in Italy: il cambiamento climatico mette ko l’agricoltura italiana e rilancia la Germania

Il sorpasso sul Belpaese nel settore fotografato dal rapporto Ismea. Lollobrigida: «Paghiamo anche i ritardi sulla logistica e nell’organizzazione delle aziende»

Ondate di caldo record e siccità, ma anche improvvise alluvioni e gelate. L’Italia ha ormai tristemente imparato a conoscere a tutte le latitudini gli effetti del cambiamento climatico sul territorio. E a fare la conta dei danni, a persone e beni, dopo ogni evento climatico «radicale». Ma a dare il senso dell’impatto anche economico di tali fenomeni è ora un rapporto pubblicato dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea). Secondo i dati raccolti nel documento, gli eventi climatici avversi hanno causato danni tali al sistema agricolo nazionale da far scivolare ora l’Italia dal secondo al terzo posto in Europa per produzione nel settore primario. Se la Francia tiene testa nel continente, ora la Germania – meno colpita da siccità, alluvioni e simili – è seconda nella «classifica» della produzione agroalimentare. Uno smacco per il Belpaese, per combattere il quale ora la direttrice dell’Ismea chiede ai decisori politici un impegno rinnovato: «Siamo usciti da un triennio difficile – ha detto Chiara Zaganelli alla presentazione del rapporto a Roma, secondo quanto ripota il Sole 24 Ore – e lo scenario futuro continua a non essere rassicurante. In questi anni sono state determinanti le politiche di sussidio emergenziali, ma non si può pensare che possano proseguire, almeno nelle dimensioni fin qui adottate». Anche perché ora anche il settore agroalimentare non può non porsi il problema delle conseguenze economiche della nuova guerra tra Israele e Hamas, a rischio di allargamento nella regione mediorientale. «Gli attacchi terroristici avranno un impatto», ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida alla presentazione del rapporto Ismea: «La paura fa diminuire i consumi fuori casa, che sono un importante volano del Made in Italy agroalimentare».


Cosa manca all’Italia

Quanto alla competizione con gli altri Paesi europei, il diavolo per Lollobrigida sta soprattutto nei dettagli dell’organizzazione del settore: «Siamo in ritardo rispetto alla Spagna sulla logistica, ma anche sul processo di concentrazione dei mercati generali. Rispetto alla Germania, invece, i dati ci dicono che anche lì è diminuito il numero delle imprese agricole, ma con la differenza che quelle tedesche hanno messo in atto un processo di fusione che ha reso la loro agricoltura più competitiva». A far sorridere però d’altra parte nel rapporto Ismea è la tenuta ed anzi persino l’incremento della capacità del Made in Italy agroalimentare di posizionarsi sui mercati esteri. Negli ultimi 10 anni, evidenzia il documento come riporta ancora il Sole, le esportazione italiane nel settore sono cresciute al ritmo del 7,6% l’anno, più della media mondiale (+5,6%), e la quota di mercato delle nostre imprese agricole e alimentari è passata così nello stesso periodo dal 2,8% (2012) al 3,4% (2022). Quota di mercati internazionali pari a quella della Spagna, ma lontana da quelle di Francia e Germania, rispettivamente pari al 4,3 e al 4,8%


Leggi anche: