Israele lancia un attacco su larga scala a Gaza, bombardamenti più intensi. Hamas: «Violenti scontri nel centro della Striscia»

«Non si tratta dell’invasione di terra», ha annunciato il portavoce dell’Idf, confermando l’ampliamento delle operazioni militari

L’incursione di terra su larga scala, preceduta da pesanti bombardamenti sulla Striscia di Gaza, non è l’invasione che l’esercito israeliano ha annunciato nelle scorse settimane. «Le forze di difesa israeliane stanno espandendo in queste ore le operazioni», ha detto ad Abc News Peter Lerner, il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, «stiamo ricercando capacità anticarro, distruggendo posti di osservazione e attaccando i terroristi laddove li troviamo in prima linea o nella periferia della Striscia di Gaza al fine di creare condizioni operative ottimali sul terreno». Le brigate al-Qassam riportano intensi scontri dentro il territorio palestinese, a Beit Hanoun ad est del campo profughi di Bureij, situato nella parte centrale della Striscia di Gaza. Nelle ore precedenti Hamas ha annunciato su Telegram: «È in corso un massiccio tentativo di Israele di penetrare nella Striscia da nord e da est. Numerosi tank israeliani sono stati distrutti. La battaglia è in corso attorno alla barriera di divisione». In serata era arrivato l’annuncio del portavoce militare israeliano Daniel Hagari: «Questa notte espanderemo le operazioni di terra, i residenti di Gaza vadano a Sud». Hamas ha quindi lanciato un appello «urgente» ai palestinesi di Cisgiordania: «È il momento della armi». Da Ramallah a Istanbul passando per Tunisi, migliaia di manifestanti sono scesi i strada per protestare contro l’azione militare israeliane. Nel frattempo massicci bombardamenti hanno colpito la Striscia di Gaza, e in risposta Hamas ha lanciato una pioggia di missili su Israele, con le sirene che hanno risuonato a Sderot e Ashkelon e in parte delle regioni centrali. Mentre la Casa Bianca si rivolgeva direttamente al governo israeliano, esprimendo la propria preoccupazione per un attacco su largo scala e sulla fattibilità degli obiettivi che si è data Israele, il portavoce del premier Netanyahu ha rifiutato qualsiasi appello al cessate il fuoco e ha ribadito: «Non vivremo più con questa realtà, questa non è una guerra per scoraggiare le azioni di Hamas: abbiamo deciso che devono sparire». I raid di Tel Aviv hanno danneggiato pesantemente le infrastrutture della Striscia, e secondo le informazioni che trapelano avrebbero causato un blackout della rete Internet.


L’Assemblea generale dell’Onu approva la risoluzione

In serata, mentre quella che i media israeliani definiscono la terza incursione via terra delle truppe nella Striscia, l’Assemblea generale dell’Onu discuteva e votava sulla bozza di risoluzione presentata dalla Giordania a nome degli Stati arabi. La bozza presentata dal Canada con il sostegno degli Stati Uniti per sostenere una tregua sulla Striscia di Gaza ma condannando «inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas» e chiedendo il «rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi» non è passata. La bozza con la proposta per una tregua su Gaza, garantendo l’ingresso degli aiuti e impedendo lo sfollamento forzato senza condannare Hamas, è stata invece approvata con 120 favorevoli, 14 contrari e 45 astenuti (tra cui l’Italia). Il testo, non vincolante, richiedeva la maggioranza dei due terzi presenti e votanti per passare. I 14 Paesi che hanno votato contro, oltre a Israele e Stati Uniti, sono: Austria, Croazia, Fiji, Repubblica Ceca, Guatemala, Ungheria, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Tonga, Papua Nuova Guinea e Paraguay. Tra gli astenuti invece, insieme all’Italia, anche Germania, Bulgaria, Finlandia, Grecia, Giappone, Sud Corea, Ucraina, Gran Bretagna, Slovacchia, Tunisia.


Oggi, venerdì 27 ottobre, era stato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, a lanciare l’allarme sulla situazione umanitaria a Gaza. Secondo Guterres, il sistema umanitario nella Striscia «sta affrontando un collasso totale con conseguenze inimmaginabili per più di 2 milioni di civili». Guterres ha spiegato che davanti a una situazione così «disperata e drammatica, le Nazioni Unite non saranno in grado di continuare a fornire aiuti all’interno di Gaza senza un cambiamento immediato e fondamentale nel modo in cui vengono inviati gli aiuti». Guterres ha poi detto che «ognuno deve assumersi le proprie responsabilità», perché questo è «il momento della verità, la storia ci giudica tutti». Guterres ha poi ribadito l’appello per un «cessate il fuoco umanitario, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e la consegna di aiuti salvavita nella misura necessaria» per Gaza. «Accolgo con favore il crescente consenso globale a favore di una pausa umanitaria nel conflitto – ha spiegato il segretario generale dell’Onu – senza un cambiamento fondamentale, la popolazione di Gaza dovrà affrontare una valanga di sofferenze umane senza precedenti».

L’ipotesi aiuti umanitari al Consiglio Ue

A Bruxelles sarebbe in corso la valutazione di inviare aiuti umanitari a Gaza tramite corridoi marittimi, visto lo stallo al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto. Secondo fonti europee alla fine del Consiglio Ue, l’ipotesi è emersa al tavolo dei leader, con la Francia che si è proposta come capofila del gruppo di Paesi disposti a organizzare gli aiuti. In queste ore partirà il lavoro diplomatico per valutare la fattibilità di questo scenario. Indispensabile sarà fissare i dettagli tecnici con Israele per la consegna degli aiuti.

Attacchi Usa in Siria

Su ordine del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, jet militari americani hanno attaccato gruppi di militanti in Siria sostenuti dall’Iran che avevano colpito le truppe Usa nel Paese e in Iraq all’indomani dell’operazione di Hamas di sabato 7 ottobre. Lo ha reso noto il Pentagono in una nota. Nel frattempo, l’esercito israeliano – stando alle parole del portavoce militare dell’Idf, Daniel Hagari – ha ucciso la notte scorsa Madhath Mubashar, comandante del Battaglione occidentale Khan Younis di Hamas. Madhath ha preso parte ad attacchi con esplosivi e uso di cecchini – continua Hagari – contro civili, comunità e soldati israeliani.

Identificata una minaccia dal Mar Rosso

Nelle ultime ore, le truppe di Tel Aviv «hanno identificato una minaccia aerea sul mar Rosso». Quest’ultima – afferma la radio militare – era «un aereo senza pilota» che è caduto a Taba (Egitto) dove ha ferito 5 persone. Sconosciuta al momento la provenienza: non è chiaro infatti se sia giunto dallo Yemen o se sia stato lanciato da una nave dalle acque del mar Rosso. «Velivoli dell’aviazione militare israeliana hanno cercato di intercettarlo, ma non ci sono riusciti», ha precisato. «In ogni caso – ha aggiunto – è chiaro che c’è un coinvolgimento dell’Iran». L’emittente ha inoltre ricordato in questo contesto che a maggio il ministro della difesa Yoav Gallant ha rivelato che i Pasdaran (i Guardiani della rivoluzione, ndr) hanno trasformato alcune navi commerciali in piattaforme di lancio di aerei senza pilota e di anche di missili per creare cosi – secondo Israele – ‘«basi terroristiche galleggianti» da dislocare secondo le loro esigenze nei mari del Medio Oriente.

Dieci camion di aiuti entrano a Gaza (senza benzina)

Dieci camion di aiuti umanitari sono entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah dall’Egitto. Lo riferiscono i media secondo cui gli aiuti consistono in acqua, cibo e medicine. Fino ad ora, secondo alcune stime, sono entrati complessivamente 84 camion di aiuti di vario genere, ma senza benzina. 

Tre operazioni militari nella notte a Gaza

L’esercito israeliano ha fatto nuovamente irruzione nella striscia di Gaza con una rapida operazione di terra. Nella striscia sono entrati carri armati e soldati che hanno colpito con l’appoggio dell’aviazione alcuni obiettivi militari di Hamas. A renderlo noto è il portavoce militare dello Stato ebraico Daniel Hagari, citato da Cnn. Il blitz ha interessato la zona di Shujaiyya, sobborgo di Gaza City ben oltre la frontiera. L’operazione non è durata molto e subito dopo, le truppe israeliane sono uscite da Gaza senza perdite, mentre il consenso su un’operazione di terra tra la popolazione israeliana diminuisce. Al momento chi crede che si debba attendere è il 49%, rispetto al 35% della scorsa settimana. Sull’altro fronte, tre palestinesi sono stati uccisi – e altri 12 feriti – in scontri con l’esercito israeliano a Jenin, nel nord della Cisgiordania.

Le contropartite in cambio degli ostaggi

Questo è l’allarme lanciato dal direttore dell’ospedale di Jenin, Wissam Bakr citato dall’agenzia Wafa. Dell’operazione non si ha conferma da parte israeliana. Le vittime sarebbero Abdullah Bassam Abu Al-Haija, Muhammad Al-Amer e Jawad Al-Turki. Intanto Israele ha annunciato ai mediatori del Qatar, che da giorni si spendono per tenere sotto controllo la situazione in Medio Oriente, che se Hamas rilascerà «un numero significativo di ostaggi», Tel Aviv sarà disponibile ad offrire contropartite, come rende noto l’emittente pubblica israeliana Kan. Al momento non è stato precisato di quali contropartite si tratti, ma sembra escluso che possa rientrarvi il carburante che la comunità internazionale chiede da giorni per poter garantire l’approvvigionamento elettrico a Gaza, dove gli ospedali sono al collasso non possono operare correttamente a causa della sua mancanza. I generatori servirebbero anche al sistema idrico della Striscia.

Il rilascio degli ostaggi

Al di là delle indiscrezioni, la posizione ufficiale di Tel Aviv non è cambiata. Israele si dice non disposto ad alcun tipo di scambio che coinvolga gli ostaggi. Al momento non è chiaro se lo Stato ebraico abbia concesso o meno qualche tipo di risarcimento per il rilascio di quattro ostaggi da parte di Hamas: una madre e sua figlia, entrambe con doppia nazionalità statunitense, e due anziane donne israeliane. Il gruppo terroristico palestinese, inoltre, ha reso noto che non rilascerà altri ostaggi finché non ci sarà un cessate il fuoco. Lo rende noto il giornale russo Kommesrant, citando una fonte di Hamas dopo gli incontri tenutisi ieri tra il gruppo ed esponenti del governo russo.

Il Qatar condanna 8 «spie»

Nel frattempo, giovedì il Qatar ha condannato a morte otto ex ufficiali della marina indiana dopo averli giudicati colpevoli di spionaggio sul programma sottomarino dello Stato del Golfo per conto di Israele. Il governo indiano – riferisce il Financial Times – ha espresso «profondo shock» per la sentenza, aggiungendo che si «stanno esplorando tutte le opzioni legali». Il Qatar non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche sulle condanne, che arrivano mentre il suo governo svolge un ruolo cruciale nel mediare i negoziati tra Israele e Hamas per garantire il rilascio degli ostaggi civili catturati dal gruppo militante palestinese durante l’assalto del 7 ottobre allo Stato ebraico. Una persona informata del caso ha confermato al Financial Times che gli otto indiani erano stati accusati di spionaggio a favore di Israele. Potranno ricorrere in appello contro le loro sentenze. L’ultima esecuzione in Qatar è avvenuta nel 2020, secondo la Coalizione mondiale contro la pena di morte, mentre i condannati erano stati arrestati nell’agosto del 2020.

Credits foto: EPA/Martin Divisek | Soldati israeliani vicino al confine tra Israele e Gaza (14 ottobre 2023)

Leggi anche: