«Gaza City è circondata», l’annuncio dell’esercito israeliano. Blinken incontra Abu Mazen in Cisgiordania poi vola a Baghdad

Ora la Striscia è divisa in due settori: «Rimane aperto il corridoio per la popolazione, ma in un’unica direzione: verso sud»

La morsa a tenaglia su Gaza City dell’esercito israeliano si è conclusa in queste ore: la città è completamente circondata, lo riferisce il portavoce militare Daniel Hagari. Dopo l’intensificarsi dei raid, dei bombardamenti, delle incursioni via terra e del sostegno dal mare, l’Idf ha concluso le operazioni di accerchiamento del nucleo urbano. «La brigata Golani si è spinta fino al mare, nel lato sud», ha spiegato ancora Hagari, «l’obiettivo della 36esima divisione è di accerchiare le forze a Gaza City e distruggere obiettivi selezionati, inclusi significativi asset e centri di controllo e di comando di Hamas». La Striscia risulta quindi divisa in due, il settore Nord – dove si trova Gaza City – e il settore Sud. Ora inizierà una nuova fase del conflitto. «Consentiamo ancora un corridoio che permetta alla popolazione del settore nord e di Gaza City di spostarsi a sud. Ma è un corridoio con un’unica direzione: verso sud», ha concluso Hagari.


La visita di Blinken

Nella sua visita in Cisgiordania, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che gli abitanti della Striscia di Gaza non devono essere «sfollati con la forza». Nel suo incontro a Ramallah con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, Blinken ha chiesto anche la fine della «violenza estremista» contro la popolazione palestinese della Cisgiordania. Si tratta del primo faccia a faccia tra i due dall’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso, che ha dato il via alla recente escalation in Medio Oriente. Nell’incontro di oggi, domenica 5 novembre, Abu Mazen ha chiesto «la sospensione immediata della guerra devastante e l’accelerazione della fornitura di aiuti umanitari, compresi medicinali, cibo, acqua, elettricità e carburante, a Gaza». Il leader palestinese è tornato a condannare la «macchina da guerra israeliana», accusata di non aver mostrato alcun riguardo per le regole del diritto internazionale. L’Autorità nazionale palestinese (Anp) «si assumerà tutte le sue responsabilità» per la Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza nel quadro «di una soluzione politica globale». Dopo l’incontro, Blinken è volato a sorpresa a Baghdad, dove ha incontrato il primo ministro iracheno, Muhammad Shiaa al Sudani e ha ribadito l’importanza di socngiurare una estensione del conflitto.


La minaccia dell’Iran

«Come possiamo rimanere in silenzio sull’uccisione di 10mila palestinesi, tra cui 4mila bambini, decine di migliaia di feriti e la distruzione di decine di migliaia di unità abitative, infrastrutture, ospedali, centri di accoglienza e serbatoi d’acqua?», ha chiesto Abu Mazen. Nel frattempo, è arrivato il severo messaggio del ministro della difesa iraniano agli Usa, che saranno «colpiti duramente», afferma Mohammad Reza Ashtiani, se non riusciranno a mediare con Israele e ottenere un cessate il fuoco nella striscia di Gaza. «Il nostro consiglio agli americani è di fermare immediatamente la guerra e di attuare un cessate il fuoco, altrimenti verrete colpiti duramente», si legge nella nota diffusa tramite l’agenzia semi ufficiale Tasmin sul proprio canale Telegram.

La situazione in Cisgiordania

Oltre alla tragica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza c’è poi da fare i conti con gli atti di violenza quotidiana che si registrano in Cisgiordania, dove la situazione – precisa Abu Mazen – «non è meno orribile, in termini di uccisioni e attacchi a terre, persone e luoghi sacri, per mano delle forze di occupazione e dei coloni terroristi, che commettono crimini di pulizia etnica, discriminazione razziale e la pirateria dei fondi». Una situazione di cui sembra essere ben consapevole anche lo stesso Blinken, che oggi nel corso dell’incontro a Ramallah ha chiesto di fermare «la violenza estremista» contro i cittadini palestinesi in Cisgiordania.

L’offensiva israeliana su Gaza

Intanto la guerra sul campo prosegue. Stanotte almeno 51 persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite in un attacco israeliano al campo profughi di Maghazi, situato nel centro della Striscia di Gaza. A riferirlo è l’agenzia di stampa palestinese Wafa. L’attacco è avvenuto nella notte tra sabato e domenica. «Sono stati oltre 2.500 gli obiettivi terroristici colpiti nella Striscia», dall’inizio delle operazioni a Gaza in attacchi via terra, via mare e dal cielo. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui i soldati stanno continuando «ad eliminare terroristi in combattimenti ravvicinati e attacchi aerei sulle infrastrutture di Hamas, depositi di armi, posti di osservazione e centri di comando e di controllo nella Striscia». Due palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano in forti scontri ad Abu Dis in Cisgiordania. Lo riporta l’agenzia Wafa secondo cui ci sono stati anche sei feriti, due dei quali in gravi condizioni.

Il ministro, la bomba atomica su Gaza e la polemica israeliana

Il ministro per la tradizione ebraica Amihai Eliyahu ha evocato in un’intervista la possibilità di sganciare una bomba atomica su Gaza. Ma ha poi ritrattato le parole dopo un’aspra reazione di  Benjamin Netanyahu, che lo ha sospeso a tempo indeterminato.

Possibilità di evacuazione verso sud della Striscia: la finestra temporale

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato che domenica permetteranno ai residenti di Gaza di evacuare – spostandosi nel sud della Striscia – lungo alcune strade. La via principale indicata è Salah Al-Deen Street, con una finestra tra le 10 e le 14 ora locale. Ad annunciarlo Avichay Adraee, portavoce dell’Idf per i media arabi.

Credits foto: EPA/Alaa Badarneh | L’incontro tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah, in Cisgiordania (5 novembre 2023)

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