Riscaldamenti, quando si possono accendere i termosifoni? Date e orari città per città – La mappa

Dopo le misure eccezionali in vigore lo scorso anno, si torna al calendario “classico”

Dopo il caldo anomalo registrato nelle prime settimane autunnali, in molte aree d’Italia le temperature hanno cominciato ad abbassarsi. E come ogni anno la domanda è sempre la stessa: quando si possono accendere i riscaldamenti? La risposta non è identica per tutti, con le date che variano in base alla zona climatica in cui è stata inserita ciascuna città. A questa prima divisione si aggiungono poi le ordinanze dei sindaci, che in base all’andamento del meteo possono emanare ordinanze per anticipare o posticipare il periodo di accensione dei termosifoni. Lo scorso anno, complice la crisi energetica scatenata dalla guerra tra Russia e Ucraina, il governo Draghi aveva disposto la riduzione dei giorni e delle ore di accensione dei riscaldamenti per cercare di contenere i consumi di gas. Quest’anno invece si torna al calendario in vigore in passato, che divide l’Italia in sei zone.


Le zone climatiche

La divisione nazionale in sei aree climatiche è stata decisa con il DPR n. 74 del 2013 sulla base della media delle temperature giornaliere. Le indicazioni di legge, così come le ordinanze dei singoli comuni, riguardano abitazioni e luoghi di lavoro, mentre sono esclusi ospedali, case di cure, scuole materne, asili nido e piscine. Di seguito la divisione delle sei zone climatiche, con le relative indicazioni per l’accensione degli impianti di riscaldamento (salvo specifiche disposizioni comunali).


Zona A

È costituita prevalentemente da località del Sud e delle isole, come Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle. Qui i caloriferi si possono accendere dal 1° dicembre al 15 marzo, al massimo per sei ore al giorno.

Zona B

Comprende città del Sud Italia come Agrigento, Catania, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani. Qui i caloriferi si possono accendere dal 1° dicembre al 31 marzo per un massimo di otto ore al giorno.

Zona C

Comprende diverse città del Sud, come Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Lecce, Napoli, Olbia, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari, Taranto. Qui i caloriferi si possono accendere dal 15 novembre al 31 marzo per un massimo di dieci ore al giorno.

Zona D

Comprende diverse città del Centro Italia, come Ancona, Avellino, Firenze, Foggia, Genova, Grosseto, Livorno, Lucca, Macerata, Matera, Pesaro, Pescara, Pisa, Roma, Siena, Spezia, Vibo Valentia, Viterbo. Qui i caloriferi si possono accendere dal 1° novembre al 15 aprile per un massimo di dodici ore al giorno.

ZONA E

Comprende le principali città del Centro e del Nord, tra cui Alessandria, Aosta, Bergamo, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Frosinone, L’Aquila, Milano, Modena, Padova, Parma, Perugia, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Trieste, Udine, Venezia, Verona. Qui i caloriferi si possono accendere dal 15 ottobre al 15 aprile, per un massimo di quattordici ore al giorno.

ZONA F

Nella sesta e ultima fascia climatica rientrano i comuni più freddi e prevalentemente montani, come Belluno, Cuneo e Trento. Per loro non è prevista alcuna limitazione sull’uso dei riscaldamenti, che possono essere accesi tutto l’anno e senza un numero massimo di ore giornaliere prestabilito.

Date e orari delle 12 principali città

A complicare il quadro dei diversi periodi di accensione, come detto, contribuiscono le ordinanze firmate dai sindaci. A Milano e a Bologna, per esempio, la data di accensione dei caloriferi è stata posticipata dal 15 ottobre al 22 ottobre 2023. Tra le città più popolose d’Italia sono Venezia e Torino le prime ad aver acceso gli impianti termici, attivi rispettivamente dal 15 e dal 18 ottobre scorso. Il 1° novembre è toccato poi a Firenze e Genova, entrambe collocate nella fascia D. A partire dalla prossima settimana, più precisamente dal 15 novembre, seguiranno anche Bari, Cagliari, Napoli e Roma. Infine, dal 1° dicembre, toccherà alle due città più popolose della Sicilia: Catania e Palermo. Chi non dovesse rispettare queste date rischia di incorrere in una multa piuttosto salata. Il decreto del 2013 prevede infatti una sanzione amministrativa per «il proprietario, il conduttore dell’unità immobiliare, l’amministratore del condominio o l’eventuale terzo» che va da un minimo di 500 a un massimo di 3mila euro.

OPEN | Elaborazione grafica di Vincenzo Monaco

Credits foto di copertina: UNSPLASH/He Gong

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