Campi Flegrei, definita l’area rossa per il bradisismo: i comuni nella zona a rischio evacuazione

Sono circa 85mila persone e 15mila edifici quelli compresi nella zona rossa. La commissione Grandi rischi conferma l’allerta gialla

È stata ridefinita la zona rossa ai Campi Flegrei, dove l’allerta resta comunque gialla, come ha confermato il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci. Dopo la riunione a palazzo Chigi con i vertici dell’Ingv, i sindaci della zona e il capo del Dipartimenti di Protezione civile, Fabrizio Curcio, è stata allontanata l’ipotesi di un innalzamento del livello di allerta. Un’ipotesi avanzata dallo stesso Musumeci prima del vertice che aveva parlato di una possibile allerta arancione, scatenando le proteste dei sindaci. «Non c’è allarme – ha chiarito il ministro – va detto in maniera chiara». La novità riguarda la definizione della zona rossa legata al rischio bradisismo, che secondo il ministro coinvolge circa 85mila persone e 15mila edifici. Sono coinvolti in parte i comuni di Pozzuoli, Bacoli, così come parzialmente anche la città metropolitana di Napoli e lo stesso centro abitato napoletano, con Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Soccavo, Posillipo, Chiaia, una parte di Arenella, Vomero, Chiaiano e San Ferdinando. Il prossimo 27 novembre è previsto il via libera al piano di comunicazione, su cui lavorerà la Regione Campania assieme alla Protezione Civile. Un piano che dovrà necessariamente coinvolgere con più esercitazioni la nutrita popolazione scolastica, considerando che nell’area interessata ci sono almeno 125 istituti. Intensificate poi le ricognizioni sugli edifici, per valutare la vulnerabilità per le abitazioni e gli uffici pubblici e privati nell’area rossa.


Il fenomeno

Sulla base dei risultati scientifici, ha spiegato Musumeci, si è rafforzata la convinzione «del coinvolgimento di magma nell’attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo». A sollevare il terreno quindi contribuisce anche la lava nel sottosuolo. E quindi, come hanno spiegato i vertici dell’Ingv, questo causa i terremoti la cui frequenza negli ultimi mesi è più che raddoppiata. «È difficile pensare che la terra non riprenda a sollevarsi – ha spiegato il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni – ma al momento non c’è evidenza di un aumento della pericolosità».


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