Campi Flegrei, Musumeci sull’innalzamento dell’allerta a livello arancione: «Possibile, bisogna prepararsi» – I video

In un secondo momento, dopo aver incontrato i sindaci del territorio, il ministro ha limato i toni per scongiurare allarmismi: «Il passaggio ad altro colore non è all’orizzonte»

La protesta dei sindaci dei Comuni nell’area dei Campi Flegrei, «il territorio rischia di morire con l’allerta arancione», non fa indietreggiare Nello Musumeci. La preoccupazione dei primi cittadini per il contraccolpo sul tessuto sociale ed economico passa in secondo piano: il ministro della Protezione civile ritiene plausibile lo scenario in cui si debba innalzare il livello di allerta oltre il giallo. Spiega: «La commissione Grandi rischi rafforza l’evidenza del coinvolgimento di magma nell’attuale bradisismo. Questo non significa presenza di magma in superficie, ma che il magma ha un ruolo nel fenomeno bradisismico, legato cioè all’attività del vulcano. La commissione ha ritenuto opportuno che le esercitazioni si intensifichino e ci si prepari alla necessità di passare verso un livello di allerta superiore». Davanti alla commissione Ambiente della Camera, nell’ambito dell’esame del disegno di legge sui Campi Flegrei, Musumeci ricorda che, se riprendesse l’attività eruttiva, sarebbero da evacuare immediatamente mezzo milione di persone nella zona rossa, mentre la zona gialla, «in cui si trovano persone esposte a significativa ricaduta di cenere», riguarda 800 mila cittadini.


L’esponente del governo Meloni, rivolgendosi ai deputati, garantisce che l’Osservatorio vesuviano sta monitorando l’area dei Campi Flegrei: «La sorveglianza è garantita da una sala operativa 24 ore su 24 e le informazioni vengono trasmesse alla Protezione civile nazionale e regionale». Aumentata l’attenzione anche da parte dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: «Abbiamo chiesto all’Ingv di implementare e perfezionare ulteriormente il sistema di monitoraggio, così da essere capace di rilevare in modo tempestivo una variazione dello stato del vulcano, connesso alla possibile risalita del magma». Il ministro, poi, esprime un auspicio durante il confronto: «Quando programmiamo lo sviluppo dei territori investiamo risorse in opere, infrastrutture, case, aziende, cerchiamo sempre di non dimenticarci del rischio, cerchiamo anzi di partire dal rischio per orientare le nostre scelte verso aree e territori adatti. Non possiamo proseguire in un modello di sviluppo che si illuda di chiedere alla natura di adattarsi alle scelte degli uomini».

La ricostruzione storica del fenomeno e la difficoltà nella prevenzione

Prima di concludere, Musumeci fa anche una ricostruzione storica della specificità geologica dei Campi Flegrei: «Il fenomeno del bradisismo è ricorrente in questi territori e alterna fasi di innalzamento, come sta avvenendo dal 1950, a fasi di subsidenza. Nell’ambito del recente periodo di innalzamento, si sono verificate due importanti fasi, quella del 1970-72, che portò a un sollevamento complessivo del suolo di oltre 170 centimetri, accompagnato da sciami sismici, e quella del periodo 1983-84, che portò centinaia di terremoti al giorno, con un sollevamento complessivo del suolo di oltre 180 centimetri. In relazione a questi ultimi avvenimenti il 24 agosto 1983 scattò il piano di emergenza. Gli abitanti del rione Terra di Pozzuoli vennero evacuati. Anche all’epoca la comunità scientifica dibatté a lungo sulla possibilità che il bradisismo evolvesse verso una eruzione. Ciò premesso, l’incertezza su eventi estremi rende particolarmente complicata l’attuazione di misure di prevenzione e mitigazione nel breve periodo».

La marcia indietro di Musumeci

Nel pomeriggio, dopo un incontro a Palazzo Chigi con i sindaci della zona, i vertici dell’Ingv e il capo della Protezione civile, Musumeci ha limato i toni di allerta usati durante l’audizione della mattina: «La commissione Grandi rischi sostiene che il sisma si sta evolvendo, ma in questo momento non si prevede il passaggio ad un altro colore, l’allerta resta gialla, noi ora abbiamo la necessità di concentrare l’attenzione su una parte di territorio che risulta essere, alla comunità scientifica, particolarmente vulnerabile rispetto al fenomeno del sollevamento, e li saranno valutate tutte le misure preventive come si fa per ogni piano di emergenza, ognuno deve sapere cosa fare nel caso di necessità. Il passaggio ad altro colore non è all’orizzonte – ha concluso -, la zona è ballerina, ma siamo relativamente tranquilli, possiamo tenere sotto controllo quel territorio in tutte le sue manifestazioni. Alla Regione Campania è affidato il compito di redigere il piano della comunicazione».

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