Gratteri: «I giovani pensano solo ai soldi, i genitori vogliono fare i 20enni. Colpa dei governi che levano soldi all’istruzione»

L’accusa del procuratore capo di Napoli a un convegno di Intesa SanPaolo: «Bisogna far vedere che c’è un’alternativa alla fiction»

«In Italia è in corso un decadimento culturale tra i giovani, che non sanno scrivere neanche più in italiano, e le loro famiglie, con genitori che a 45 anni vogliono fare i ventenni. La colpa è dei governi che negli ultimi 10 anni non hanno voluto investire in istruzione». Dal convegno Etica, legalità, economia. Un approccio integrato ed efficace di Intesa Sanpaolo, Nicola Gratteri si sofferma a lungo a parlare di disagio giovanile, non risparmiando accuse alle famiglie, ai professori e alla politica. La colpa principale è dei governi che hanno definanziato l’istruzione e tolto fondi agli istituti, una tendenza in atto da almeno dieci anni, sostiene il nuovo procuratore capo della Repubblica di Napoli. Ma le ragioni sono da ricercare anche nella crisi del sistema sociale che, secondo Gratteri, è visibile nella crisi della cultura cattolica: «È un credo debole rispetto ad altre religioni, come quella musulmana». Da qui parte il suo ragionamento del magistrato che individua nello smarrimento dei più giovani il sintomo di mali più diffusi. «Le scuole sono diventate dei progettifici. Ogni anno i dirigenti scolastici fanno a gara per avere il magistrato di grido, la soubrette, per fare la giornata della legalità».


La crisi del sistema scolastico

Secondo Gratteri il risultato che «oggi ai ragazzi non bisogna parlare di etica ma di soldi, perché solo così i ragazzi ti ascoltano». E invece a scuola avviene altro: «Ma non è meglio portare i ragazzi in una comunità terapeutica a parlare con i tossici? O da chi soffre, per formarli? Se non si fa una scuola a tempo pieno, se non si fa vedere ai ragazzi che c’è un alternativa alle fiction, che diventano più violente di anno in anno, non andiamo nessuna parte». Per correggere il tiro, oltre agli investimenti statali e alla scuola a tempo pieno, dovrebbe cambiare la prospettiva della formazione: «Bisogna loro spiegare quanto guadagna un corriere della droga, ma anche cosa rischia». Il procuratore ha portato l’esempio della problematicità di un’educazione sbagliata, raccontando una lezione universitaria a cui ha assistito a Londra: «Il professore spiegava che l’importante non è da dove arrivano i soldi ma che servano per soddisfare il cliente della banca. Io mi sono scandalizzato che ai ragazzi di 20 anni si insegni questo, perché se cominci quella strada tra 20 anni sarai diventato un mostro, un riciclatore di professione, in Italia diventeresti facilmente colpevole di un concorso esterno in associazione mafiosa». Ha poi aggiunto: «Oggi non si conta in base a cosa si è, ma in base a cosa si ha: un insegnante che arriva con una vecchia Fiat Tipo a scuola è visto dai ragazzi come uno sfigato. Mentre il cafone che arriva al pub con il Suv è visto come un esempio».


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