La grande fuga delle banche dalla tassa extraprofitti: così Meloni e Giorgetti restano all’asciutto

Il balzello doveva fruttare 3 miliardi all’erario. Che dovevano servire ad «aumentare gli stipendi». Ma…

Alla fine le previsioni si sono avverate. Il sistema bancario è riuscito a evitare la tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito. Anche se secondo la premier Giorgia Meloni il balzello avrebbe dovuto far entrare nelle casse dello Stato ben tre miliardi di euro. Il prelievo è stato approvato nell’agosto scorso. A settembre il governo aveva offerto la scappatoia alle aziende del credito. Dando la possibilità di scegliere tra pagare la tassa e porre gli utili a riserva, senza poterli distribuire agli azionisti. E così è andata. Per adesso si sono mosse le grandi banche quotate: Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio, Credem e Mediobanca hanno risparmiato circa 1,8 miliardi di euro di imposte. Aumentando il proprio patrimonio di 4,5 miliardi.


Le banche a controllo pubblico

La stessa cosa l’hanno fatta le banche a controllo pubblico come il Monte dei Paschi di Siena e il Mediocredito Centrale. Il vicepremier Matteo Salvini aveva detto che quei soldi dovevano andare «ad aumentare gli stipendi». Ma secondo le previsioni anche altri istituti come Crédit Agricole e Banca Nazionale del Lavoro, oltre al credito cooperativo, dovrebbero avvalersi della possibilità di mettere gli utili a riserva per scavalcare la tassa. Il Fatto Quotidiano pronostica oggi che quando finirà la stagione delle trimestrali il gettito fiscale sarà pari a zero o quasi. Anche se la somma da mettere a riserva è pari a due volte e mezzo quella che avrebbe dovuto incassare l’erario. Gli istituti hanno così incrementato la loro solidità e capacità di credito. Anche se nel frattempo era stata “ammorbidita”. Cambiando la modalità di calcolo dell’imposta dallo 0,1% dell’attivo allo 0,26% ponderato per il rischio.


La fuga

Il colmo dell’assurdo, spiega il Fatto Quotidiano, è però Mps. La banca è stata salvata nel 2017 con un investimento di 5,4 miliardi da parte dello Stato. Il ministero dell’Economia ne era diventato azionista con il 64%. E ha versato 2,1 miliardi di aumento di capitale su richiesta del management. Il Monte ha chiuso i conti con quasi un miliardo di utili e prevede profitti per 1,1 miliardi a fine anno proprio grazie al margine di interesse. Ma il Consiglio di Amministrazione ieri ha reso noto di aver deciso di destinare a riserva 312,7 milioni a livello di gruppo. Con buona pace di Giancarlo Giorgetti. «Il fatto che, mettiamola così, anche Giorgetti attraverso il Mps controllato dal Mef eluda la tassa della Meloni, è la fine grottesca di uno dei tanti esempi del populismo degli annunci che caratterizza questa maggioranza», ha detto il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova.

Leggi anche: