Emanuela Orlandi, via libera alla commissione d’inchiesta. Il fratello Pietro: «Dispiace per gli astenuti»

«Sono convinto che questa commissione potrà fare tanto, più di quanto può fare l’inchiesta vaticana», ha commentato Pietro Orlandi

È arrivato il via libera definitivo dal Senato per l’istituzione della commissione d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Al termine del voto, avvenuto per alzata di mano, in Aula è partito un lungo applauso. «Sono contento, aspettavo con fiducia questa notizia. Questa commissione potrà fare tantissimo», ha commentato entusiasta Pietro Orlandi, da sempre in prima linea per promuovere ogni iniziativa volta ad accertare la verità sulla scomparsa della sorella. «Sono convinto – aggiunge – che arriveremo alla verità, non potrà essere occultata per sempre. Ringrazio i senatori che hanno votato la Commissione. Questa commissione potrà fare tanto, più di quanto può fare l’inchiesta vaticana». Interpellato da Fanpage, Pietro Orlandi aggiunge: «Oggi ci sono stati un paio di astenuti, come Casini e Gasparri. Non sono rimasto soddisfatto delle astensioni, avrei preferito dicessero no». Se sul politico centrista il fratello di Emanuela preferisce astenersi dai commenti, su Gasparri il giudizio è più severo: «Non l’ho apprezzato: ha tirato fuori di nuovo Wojtyla, ha chiesto rispetto per i santi. Ha parlato dei patti lateranensi». Ora che la commissione è stata istituita, il prossimo passo è la scelta dei suoi componenti: 40 deputati e 40 senatori.


La corsa ostacoli e i dubbi di Mattarella

Il via libera arrivato oggi in Senato ha avuto un iter piuttosto travagliato. Se alla Camera il disegno di legge aveva riscosso un consenso generale, a Palazzo Madama la strada è apparsa più in salita. Colpa anche di alcune frasi pronunciate da Pietro Orlandi su papa Giovanni Paolo II, che sembravano aver convinto alcuni esponenti della maggioranza di governo a votare contro l’istituzione della commissione d’inchiesta. A scagliarsi in modo netto contro l’operazione è stato colui che sta conducendo un’inchiesta sul caso per conto della Santa Sede, ovvero il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, che ha parlato di un’«intromissione perniciosa» del parlamento. A dirla tutta, anche Sergio Mattarella non è mai parso troppo entusiasta dell’eventuale istituzione di una commissione d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. «Ciascuno faccia il proprio mestiere e cerchi di farlo bene. Iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della Magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate», aveva ammonito il capo dello Stato lo scorso luglio. Mattarella non ha fatto nessun riferimento esplicito al caso di Emanuela Orlandi, ma il sospetto è che si stesse riferendo proprio a quello.


Gasparri: «La commissione non diventi un teatrino»

Subito dopo il voto, Gasparri ha preso la parola in Aula per giustificare la sua astensione sul voto per la commissione d’inchiesta. «La ricerca della verità spinge il gruppo di Forza Italia a non opporsi all’istituzione della Commissione d’inchiesta sui casi Orlandi-Gregori, anche se ho molti dubbi che si possa scoprire ciò che è realmente accaduto», ha esordito il senatore azzurro nel suo intervento. Insomma, «se la commissione d’inchiesta deve cercare la verità ben venga», precisa Gasparri. Ciò che secondo l’esponente di Forza Italia va assolutamente evitato è di trasformare la vicenda in un «teatrino mediatico, come alcuni programmi televisivi che hanno messo sotto processo Giovanni Paolo II». Ed è proprio per evitare che questo avvenga che Gasparri ha annunciato che chiederà di far parte della commissione.

Credits foto: ANSA/Angelo Carconi | Un momento del sit-in per il quarantennale della scomparsa di Emanuela Orlandi durante l’Angelus di Papa Francesco in piazza San Pietro in Vaticano (25 giugno 2023)

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