Tomaso Montanari si sfila dall’appello per boicottare le università israeliane: «Sbagliato e pericoloso, il dissenso nasce proprio in quei luoghi»

L’intervento del rettore dell’Università per stranieri di Siena: «Rompere quelle relazioni significa uccidere l’ultima speranza che abbiamo»

«Le università non si possono ridurre né ai governi dei loro Paesi, né ai loro stessi governi accademici. Sono comunità plurali, per definizione aperte e perfino ribelli, se fedeli alla loro missione». Interviene così Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, per spiegare la sua decisione di non aderire all’appello che chiede all’accademia italiana di rompere le relazioni con le università israeliane. Un appello che Montanari, figura accademica di riferimento per una parte della sinistra italiana, considera «sbagliato e pericoloso». Per spiegare la sua posizione, Montanari traccia un parallelo con l’inizio della Prima Repubblica: «Nel dopoguerra – scrive oggi sul Fatto Quotidiano – si pensò di introdurre per i professori universitari un giuramento di fedeltà costituzionale: ma, memori di quello imposto dal fascismo nel 1931, si scelse poi di evitare». Ciò a cui secondo Montanari è importante prestare attenzione è l’indipendenza degli atenei. Nel codice etico dell’università di cui è rettore, per esempio, si legge che «tutte le componenti dell’Università sono tenute a salvaguardare l’indipendenza e l’autonomia della comunità accademica dal potere politico, giudiziario, religioso e militare».


Certo, ammette Montanari, questo non sempre avviene. Eppure, sono proprio le università i luoghi dove «resiste un residuo dissenso», persino nei Paesi dove la libertà è più limitata. Ed è anche da qui che nasce la sua presa di posizione contro il boicottaggio degli atenei israeliani, così come di quelli russi o palestinesi. «Le università israeliane sostengono l’invasione criminale di Gaza e contribuiscono a tenere in piedi un sistema che Amnesty definisce, con solide ragioni, di apartheid?», chiede Montanari oggi sul Fatto. La risposta è no, almeno in parte. E ne è un esempio, aggiunge Montanari, il fatto che il 17 ottobre scorso – dieci giorni dopo il feroce attacco contro lo Stato ebraico – «i rettori di nove università israeliane si sono rifiutati di sottostare a una direttiva che chiedeva di denunciare ogni complicità intellettuale con Hamas». Infine, un’ultima considerazione: «Rompere le relazioni tra comunità di ricercatori e studenti di Paesi diversi significherebbe uccidere proprio l’ultima speranza di costruire argomenti comuni per ribellarci alla follia omicida di governi che conducono il mondo al disastro».


Credits foto: ANSA/Fabio Di Pietro | Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari (14 giugno 2023)

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