Università, 7 studenti su 10 soffrono di ansia da prestazione: così sempre più giovani mentono ad amici e parenti sugli esami

Più di 1 su 2 rivela di aver detto almeno una volta una bugia e circa 1 su 6 vive quotidianamente nella menzogna

La maggior parte degli studenti non vive con serenità il proprio percorso di studi all’università. Ben 7 universitari su 10 soffrono di ansia da prestazione. Più di 1 su 2 rivela di aver detto almeno una volta una bugia sugli esami e circa 1 su 6 vive quotidianamente nella menzogna. Un rimedio che – stando ai fatti di cronaca – in alcuni casi ha portato a soluzioni ancora più drastiche, come il suicidio. È questa la fotografia preoccupante che emerge da una recente indagine del portale Skuola.net che ha analizzato un campione di 600 ragazze e ragazzi che hanno in attivo un percorso accademico. Sono diverse le motivazioni che si celano dietro ai timori degli studenti. In prima linea ci sono – per 6 ragazzi su 10 – le aspettative della famiglia. Quasi 1 su 2 accusa, invece, il giudizio della propria cerchia sociale di amici. Alcuni puntano il dito anche contro il mondo dell’informazione che, con il racconto di determinate storie di successo, pare tenda a scoraggiare più che stimolare i più giovani. Il 42% di loro identifica i media come fonte di ansia.


Gli atenei sul banco degli imputati: «Non fanno abbastanza»

L’ansia da prestazione sembra essere per molti una vera e propria “compagna di studi”. Oltre un terzo degli intervistati (37%), dichiara di viverla costantemente, il 34% riferisce di subirla «spesso», il 17% la percepisce «ogni tanto» e solo 1 su 10 si definisce immune a qualsiasi condizionamento. Ma – secondo quanto emerge dall’indagine – gli stessi atenei spuntano tra il banco degli imputati. Solo 1 studente su 4, infatti, dichiara che la propria università si impegna a creare un ambiente sano e positivo e a sensibilizzare sul benessere psicologico di chi studia. «Chi non riesce a farcela, si ritrova schiacciato in una pressa da cui è difficile uscire. Sia perché mancano alternative su larga scala alla formazione accademica, sia perché nel contempo gli atenei da qualche anno stanno dando la caccia ai fuoricorso in quanto inficiano le loro prestazioni e quindi anche i fondi su cui possono contare», commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. «ll risultato? Chi si allunga più del dovuto o vede lievitare l’importo delle tasse o, addirittura, decadere la validità del corso di studi, arrivando a rinunciare o doversi immatricolare nuovamente».


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