Forza Italia fa il boom di iscrizioni: staccate 100 mila tessere. Ferrante: «La leadership di Tajani ci ha stabilizzato dopo la morte di Berlusconi» – L’intervista

Il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture sembra lanciare una frecciatina a Renzi: «Siamo noi l’unico vero centro»

È passato solo qualche mese da quando, sui giornali, si rincorrevano le domande sul futuro di Forza Italia. Che fine farà dopo la morte di Silvio Berlusconi? Chi pagherà i debiti di quasi 100 milioni di euro accumulati negli anni? Il secondo quesito è stato evaso fin da subito: i suoi eredi continueranno a farsi carico delle fideiussioni da 93 milioni di euro. La prima domanda, più ampia, deve ancora trovare risposta in una consultazione elettorale di carattere nazionale. Ma c’è un dato che conforta gli esponenti azzurri. Si è appena chiuso il tesseramento e Antonio Tajani, segretario almeno fino al prossimo congresso nazionale, esulta: raggiunti 100 mila iscritti. Un dato da grande partito radicato sui territori e che stupisce se si guarda la serie storica del numero di iscrizioni. Nel 2020, le tessere staccate erano 7.500, poi sono diventate 13.900 nel 2021. Lo scorso anno, il 2022, Forza Italia ha registrato appena 5.000 iscritti. Un boom del +2000% che è difficile da spiegare che una singola motivazione.


«È stato compiuto il passaggio da movimento di Berlusconi a partito», racconta una fonte che ha seguito da vicino l’operazione tessere. A suo dire, a fare da volano al tesseramento ci sarebbe stata l’imminenza dei congressi territoriali. Si celebreranno a partire già dal prossimo fine settimana e, per votare i coordinatori provinciali, è necessario essere iscritti. Gli eletti faranno parte dei delegati che, i prossimi 24 e 25 febbraio, parteciperanno al congresso nazionale. Sarà quella l’occasione per eleggere il nuovo leader di Forza Italia e, se tutto va come previsto dai vertici attuali, Tajani dismetterà il ruolo di traghettatore e sarà consacrato definitivamente come il successore di Berlusconi. L’attivismo di chi assurge alle cariche di coordinatore sui territori non sarebbe l’unica ragione. «I nostri esponenti, visti anche i sondaggi positivi, hanno cominciato a credere che una nuova fase è possibile, dopo la morte del presidente». Open ha intervistato il deputato Tullio Ferrante. L’azzurro, vicinissimo a Marta Fascina, oltre a essere sottosegretario alle Infrastrutture è il responsabile nazionale adesioni del partito. Ovvero, colui che ha coordinato il fortunato tesseramento 2023.


C’è stato un boom di iscrizioni che è difficile da spiegare se si guarda soltanto la serie storica del numero di tessere. Quali sono gli elementi politici che hanno portato a questa adesione di massa a Forza Italia?

«Passare da poco più di 5 mila tessere del 2022 a 100 mila del 2023 è un risultato straordinario, oltre ogni più rosea aspettativa. Certamente la perdita del nostro amato presidente Berlusconi ha rinsaldato, con un vero travolgimento affettivo, lo spirito e la passione dei suoi elettori e simpatizzanti. A ciò si aggiunga la buona azione di governo che Forza Italia sta dimostrando alla guida del Paese con le sue notorie ricette liberali in economia e di sano europeismo ed atlantismo in politica estera. Ha certamente contribuito l’esserci confermati nel ruolo stabilizzatore e baricentrico nel centrodestra e in generale nello scacchiere politico italiano. Siamo l’unico vero centro, tassello imprescindibile del centrodestra, unica e autentica espressione in Italia del Partito popolare europeo. Infine, ha inciso notevolmente anche la leadership saggia, inclusiva, ferma e autorevole di Tajani, specie in un contesto di destabilizzazione seguita alla perdita del nostro grande presidente».

C’è stato un cambio di strategia rispetto al passato che ha permesso questa mobilitazione della base sui territori?

«L’unica strategia che abbiamo messo in campo è stata quella di essere presenti. Presenti nelle piazze con le giornate del tesseramento, sui territori e con le categorie, attraverso iniziative tematiche di discussione e confronto. Ma anche nelle aule parlamentari e ministeriali affrontando e cercando di risolvere quotidianamente i problemi degli Italiani, rispettando il programma elettorale. In poche parole, la chiave di questo risultato è stata la buona politica accompagnata dall’alto livello della classe dirigente che l’ha attuata».

La forte partecipazione dei nuovi iscritti è sintomo dell’inizio di un processo democratico interno che prima, con Berlusconi, non era necessario, data la sua indiscussa preminenza sulle decisioni?

«La perdita del fondatore e leader carismatico del partito fisiologicamente ha imposto dei cambiamenti nella vita dello stesso, nelle sue dinamiche e nei suoi equilibri. Venendo meno il fondatore è stato necessario, per tutti noi, rimboccarci le maniche, accelerare il nostro percorso di maturazione per portare avanti un progetto politico essenziale nella vita istituzionale italiana. In questo contesto ci siamo dati una cornice di regole democratiche, chiare e ben definite».

Se moltiplichiamo il costo di ogni tessera, 10 euro, per le 100 mila iscrizioni, parliamo di 1 milione di euro che finiscono nelle casse di Forza Italia. È una boccata di ossigeno a livello economico.

«In un contesto di assenza di finanziamento pubblico ai partiti, penso sia importante che le casse di Forza Italia si avvalgano dei contributi delle iscrizioni. Ritengo peraltro che sia anche moralmente doveroso che ciascun eletto contribuisca alla vita del partito e restituisca, anche se in minima parte, quanto quel partito, e chi quel partito l’ha fondato, ha fatto e fa per lui».

Si può attribuire parte del merito anche ai recenti ingressi in Forza Italia di politici provenienti da altri partiti? Ci indica il nome di qualcuno che è stato particolarmente attivo nelle proprie aree di competenza?

«Gli ingressi in Forza Italia sono quotidiani. Si tratta per lo più di persone che hanno condiviso buona parte del loro percorso politico dentro o vicino a Forza Italia, penso a nomi del calibro di Letizia Moratti o Gabriele Albertini, ma anche di personalità che vengono da storie ed esperienze diverse e che ciononostante si riconoscono nei nostri programmi, valori e nel nostro essere movimento baricentrico della politica nazionale. Sicuramente ogni nuovo ingresso arricchisce il partito. Berlusconi e dopo di lui Tajani sono sempre stati inclusivi ed accoglienti. Sono certo che continueremo lungo questo percorso di sana apertura».

Ci sono province o regioni in cui l’exploit di tesseramenti è stato particolarmente rilevante?

«Sicuramente i dati delle regioni più grandi sono quantitativamente significativi. Ma anche regioni piccole come Valle d’Aosta, Basilicata o Marche hanno raggiunto e superato gli obiettivi prefissati».

Guardando al futuro, i nuovi iscritti che andranno a eleggere delegati e coordinatori provinciali rafforzano la leadership di Tajani, in vista del congresso?

«La leadership di Tajani non ha bisogno di essere rafforzata. L’ha conquistata a esito di un percorso politico fatto di coerenza, passione, equilibrio, altissimo senso dello stato e delle istituzioni. Tajani, che ha collaborato lealmente col presidente Berlusconi per 30 anni, è una persona che ha fatto dell’umiltà e della moderazione la cifra del suo impegno politico. Sono certo che affronterà il congresso nazionale a testa alta, forte degli ottimi risultati politici e partitici sinora raggiunti».

Il raggiungimento di 100 mila tesserati ha qualche significato per le Europee?

«Il traguardo delle 100 mila adesioni è certamente sintomo di un partito ben radicato sui territori, dotato di una valida e operosa classe dirigente locale e nazionale a partire dal primo e indefesso militante che è il nostro segretario nazionale Tajani. Soprattutto, è sintomo di un partito determinante nelle scelte politiche di governo. Ciò naturalmente è un elemento di supporto nel percorso che ci avvicina alle elezioni europee dove, anche per il sistema elettorale in vigore, sarà importante enfatizzare e rivendicare la nostra identità, le nostre battaglie, i nostri traguardi».

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