Femminicidi, domani il piano governativo di “Educazione alle relazioni”. Ma nel bilancio 2023 i fondi sono la metà del 2022

L’iniziativa di sensibilizzazione nelle scuole sarà coordinata da Sangiuliano, Roccella e Valditara. Ma i fondi del Codice rosso erano stati tagliati

La reazione emotiva al femminicidio di Giulia Cecchettin e la ricorrenza della Giornata internazionale per il contrasto alla violenza di genere hanno spinto il governo ad accelerare sul tema. Tra domani e certamente entro venerdì, la nuova legge sui femminicidi sarà approvata in via definitiva, con il passaggio al Senato. Il testo del ddl Roccella riprende quello lasciato a metà, più di un anno fa, con la caduta del governo Draghi, e infatti i contenuti sono ampiamente noti e riguardano, soprattutto il rafforzamento e l’accelerazione delle misure coercitive contro gli autori delle violenze. E sempre domani, con una conferenza stampa congiunta di tre ministri – Valditara, Sangiuliano e Roccella – sarà spiegato nel dettaglio il piano di Educazione alle relazioni approntato dal governo.


Il piano

ANSA/MASSIMO PERCOSSI

All’appuntamento di domani non sarà presente Giorgia Meloni che sarà per tutta la giornata a Berlino per un vertice intergovernativo italo-tedesco e che, in ogni caso, difficilmente partecipa alle conferenze stampa dei ministri. Il cuore del piano di Educazione è dedicato ad interventi nelle scuole e vede un ruolo da protagonista soprattutto del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che già dopo le violenze di Caivano aveva annunciato l’idea: un’ora a settimana di “educazione alle relazioni” nelle scuole superiori con incontri per tre mesi all’anno e un totale di dodici sessioni. Gli studenti, assieme ad un docente moderatore, parteciperanno a discussioni di gruppo sul tema ma in alcuni casi ci saranno – dice la bozza circolata – influencer, cantanti e attori a discutere di relazioni. Infine, il piano prevederebbe la diffusione del numero verde antiviolenza, 1522, con una campagna mirata, anche se dagli altri dicasteri coinvolti spiegano che ci saranno ulteriori iniziative, sempre centrate sull’educazione nelle scuole. Proprio oggi tra l’altro è scoppiata una bufera circa il nome del coordinatore del piano, Alessandro Amadori, che nel 2020 scrisse un libro dalla tesi perlomeno ambigua, intitolato La guerra dei sessi.


I numeri

ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Al di là della polemica che ha diviso maggioranza e opposizione sul tema educativo, e quindi sulla necessità (secondo buona parte del centrosinistra ma non del centrodestra) di parlare di educazione sessuale nelle scuole, i dati attuali su quanto si è fatto in materia educativa finora non depongono benissimo. La legge sul femminicidio, cosiddetta Codice Rosso, del 2013, infatti, già prevedeva tra i vari interventi anche progetti educativi nelle scuole e in generale rivolte ai giovani. Ed è parte degli interventi di prevenzione che tra il 2022 e il 2023 sono stati tagliati del 50%, come ha denunciato Action Aid. La legge sul femminicidio del 2013, infatti, aveva distinto varie forme di prevenzione: la primaria, ovvero tutte le iniziative di sensibilizzazione e formazione, incluse quelle nelle scuole; la secondaria, con percorsi formativi per il personale pubblico (dagli agenti di pubblica sicurezza ai medici) che vengono in contatto e devono saper riconoscere ed aiutare soggetti abusati e, infine, la terziaria, dove si cerca di affiancare alla pena dei percorsi rieducativi per gli autori delle violenze. Sia il primo sia il terzo capitolo sono stati aspramente tagliati tra lo scorso anno e il 2023. Se, come ha detto il ministro Eugenia Roccella, altri capitoli, ad esempio i finanziamenti per i centri antiviolenza sono stati aumentati, quando si parla di prevenzione vera e propria, così come definita dalla legge, il taglio è evidente. Riguarda in massima parte i progetti di rieducazione e affiancamento dei “soggetti abusanti”, capitolo che passa da 11,265,000 euro a 2 milioni. E la prevenzione primaria, cioè proprio gli interventi di sensibilizzazione nelle scuole e non solo, dove i fondi, di quasi 6 milioni (5.849.965) per quest’anno sono scesi a tre milioni. “In 10 anni le risorse economiche stanziate per la Legge sul femminicidio sono aumentate del 156% – ha dichiarato Katia Scannavini, vice segretario generale di Action Aid – ma le politiche antiviolenza sono state inadeguate, con una forte penalizzazione dei fondi destinati alla prevenzione”. Vedremo se e cosa cambierà con il piano che sarà presentato domani.

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