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L’accusa dell’ex dipendente di Sgarbi: «Il ministero come un covo d’affaristi, non ne potevo più». Ma il sottosegretario: «Tutto falso, ha rubato le mie mail»

21 Novembre 2023 - 13:28 Redazione
Dario Di Caterino è la "talpa" che ha inviato a Meloni e Sangiuliano le carte. Ma il critico d'arte si difende e attacca: «L'ho licenziato quando mi ha nascosto di essere ai domiciliari per truffa»

Il sottosegretario Vittorio Sgarbi aveva detto che conosceva il nome del “Corvo” che aveva fatto conoscere i suoi compensi per conferenze e presentazioni svolte durante l’incarico nel governo Meloni. Descrivendolo come «un tizio che collaborava con me ai tempi di Rinascimento e un bel giorno sparì, la madre raccontò che era in coma, invece era agli arresti domiciliari per truffa». Oggi il Fatto Quotidiano e Report incontrano Dario Di Caterino, ex social media e manager del critico d’arte che ha rivelato le attività “parallele” di Sgarbi. Ha 45 anni, è pugliese e il rapporto professionale con il sottosegretario è cominciato nel febbraio 2022. Ovvero all’epoca della candidatura alle elezioni amministrative del movimento Io Apro, poi diventato Io Apro Rinascimento dopo la fusione con quello di Sgarbi.

Dario Di Caterino

Di Caterino dice di essere pronto ad essere ascoltato dai pubblici ministeri. Gli incassi totali delle presentazioni di Sgarbi durante il periodo di governo ammontano a 300 mila euro. Mentre il sottosegretario è indagato a Roma per evasione fiscale. L’Antitrust ha avviato un’istruttoria per conflitto d’interessi. Il social media manager racconta che ha inviato una lettera a Giorgia Meloni e a Gennaro Sangiuliano con tutti i dati. «Non ne potevo più di vedere gli uffici dei ministeri ridotti a un covo di affaristi», dice. Aggiunge che la lettera che ha inviato «tanto anonima non era. C’è il dettaglio delle informazioni e c’è questa intervista a viso aperto». E quando Thomas Mackinson gli ricorda che Sgarbi lo definisce “Corvo”, risponde: «Strano. Fino a non molto tempo fa diceva di volermi assumere al ministero». E sull’accusa di furto di dati: «Ho scaricato le mail, ma le password me le avevano date loro».

Il contratto

Il social media manager dice di aver lavorato con Sgarbi per la candidatura a Bologna nelle liste di “Noi moderati”. Il rapporto è andato avanti fino al 25 settembre 2023. «C’era un accordo con Sabrina Colle per ricevere una parte dei proventi maturati dalla gestione dei canali social di Vittorio tramite la sua società Hestia. Li ho richiesti più volte, mai ricevuti». Mentre i pagamenti avvenivano in buste di contanti consegnate a mano: «Erano le direttive della Colle e di Nino Ippolito, il suo capo segreteria». Dice di aver visto effettuare sopralluoghi per le valutazioni. E riferisce episodi in cui Sgarbi ha fatto pressioni dirette su soprintendenti: «Non dovete notificare opere con meno di 70 anni».

Il tariffario e i gettoni

Poi parla del suo tariffario e dei gettoni di presenza. Per una conferenza non meno di 3.500 euro. Per uno spettacolo teatrale 5 mila. Una prefazione a un libro 4 mila. Un evento del 16 novembre 2022 a Pordenone ricevette un finanziamento da una multinazionale austriaca: 5 mila euro poi raddoppiati. Parla anche di una prefazione a un libro. E mostra un messaggio di Colle che risale al 19 luglio scorso: «Duemila euro schifosi per una presentazione di un sottosegretario. Ma che ti dice la testa». Infine, il licenziamento: «Per me sei fuori». Di Caterino spiega anche la vicenda degli arresti domiciliari: «Fui coinvolto in alcune vicende giudiziarie per le quali provavo un profondo malessere”. Sgarbi sapeva di una condanna a Perugia. Ma sua madre, forse per pudore, «disse che ero malato fino a gennaio 2023, quando ripresi a collaborare». Il patteggiamento risale ad aprile 2023: «Questo oggi mi fa più male, me lo sarei risparmiato».

Le multe

Infine c’è la storia delle multe. L’associazione Controcomunicazione ha ricevuto da Sgarbi trentamila euro per acquistare un’auto da dare in comodato d’uso al sottosegretario. Il contratto prevedeva che pagasse oneri di manutenzione e multe. Da giugno 2023 ne sono arrivate «7-8 al giorno». Oggi sono a quota 100 mila euro di cartelle. Una di queste parla di un eccesso di velocità: «Fiorenzuola d’Arda, Piacenza, 23 giugno, ore 00.04. Velocità rilevata: 192 km/h. Il termine è scaduto, i 700 euro sono raddoppiati.

La replica di Vittorio Sgarbi

Il sottosegretario ha diffuso un’ampia smentita delle accuse del Fatto, che pubblichiamo integralmente:


Utilizzando le menzognere “rivelazioni” di un pregiudicato, Dario Di Caterino, da me cacciato dopo avere scoperto che aveva finto un coma per nascondere di essere stato agli arresti domiciliari, “Il Fatto Quotidiano” continua una violenta campagna diffamatoria contro di me e i miei collaboratori. Vengono riportate ricostruzioni totalmente infondate, costruite su presupposti falsi, con il solo fine di delegittimare la mia persona. 
 
Chi è Dario Di Caterino
Ha collaborato con me durante due campagne elettorali con il solo compito di realizzare dei video e di promuovere, attraverso un camper, del materiale elettorale. Impropriamente si è autodefinito “social media manager”, ma nessuno gli ha mai dato questo ruolo. Così come nessuno lo ha mai delegato a fare il “manager”, ruolo che, a mia insaputa, ha millantato. 
Il Di Caterino è stato allontanato quando si è scoperto che, per nascondere di essere stato agli arresti domiciliari, ha finto, con la complicità della madre, di essere stato ricoverato in coma a Perugia.  
Oggi confessa sul giornale di essere stato lui l’autore della violazione degli account di posta elettronica in uso alla mia segreteria, e dunque l’autore della lettera anonima inviata lo scorso 19 ottobre a giornali, tv e organi istituzionali contenente tutta una serie di diffamazioni per le quali sono state presentate diverse denunce.
 
Le conferenze
Le conferenze, come tutte le attività legate al diritto d’autore, sono pagate regolarmente con fatture che distinguono, in linea di principio, l’espressione del libero pensiero da qualunque attività istituzionale. Scrivere di “buste in nero” è una grave diffamazione. I “soldi in nero” cui fa riferimento Di Caterino e che il giornale, senza alcun riscontro, pubblica, sono quelli presi dal Di Caterino stesso per la prefazione di un libro e una mostra privata a Mesagne (Puglia).
 
 
Gli expertise
Da quando sono in carica non ho realizzato alcuna perizia per opere d’arte, né gratuita né a pagamento. Ricevo numerose richieste, ma non ho mai effettuato alcuna perizia. Un conto è ricevere una mail alla quale, per cortesia, si risponde; un conto realizzare una perizia. La mail expertise@vittoriosgarbi.it è sul mio sito internet da oltre 10 anni. 
Rimane il fatto, inconfutabile, che non ho mai firmato alcuna perizia. Fare sopralluoghi, anche in case private, non ha nulla a che fare con le perizie: è la normale attività dello storico dell’arte.
 
Il Capo della Segreteria
Il mio Capo Segreteria non “gestisce affari da dentro il ministero” e non ha mai gestito “perizie”; sono gravi illazioni che il Di Caterino utilizza come ritorsione per non essere riuscito, come lui aspirava, ad avere un contratto di lavoro al ministero ma che non poteva avere per via della condanna.  Dare credito a una diffamazione e amplificarla (“il ministero ridotto a un covo di affaristi”) è una calunnia di cui il giornale risponderà nelle sedi opportune.
Nessuno ha “piegato l’istituzione pubblica a interessi privati”: non c’è un solo atto che possa dimostrare questa ennesima diffamazione.
 
 
La violazione degli account di posta elettronica
Di Caterino confessa di essere stato lui a violare gli account di posta elettronica. Ma nessuno, contrariamente, a quanto da lui affermato, gli ha mai dato le password di accesso alle mail. Di Caterino ha avuto per pochi mesi l’accesso ai profili social per caricare i video, ma mai le password alle mail della mia segreteria; le ha invece sottratte in maniera fraudolenta, compresa quella istituzionale in uso al mio Capo Segreteria. Non solo. Ha utilizzato queste mail per inviare la lettera anonima di cui ha rivelato di essere l’autore. 
 
La notifica delle opere d’arte
Ho pubblicamente, in convegni e riunioni, ribadito ai funzionari la mia convinzione della illegittimità,  suggerita dalla legge, di notificare opere che abbiano meno di 70 anni, il che vuol dire dipinte dopo il 1953, cosa che appare evidente.  Essendo persona il Di Caterino un soggetto ignorante, non si rende conto che la decisione del vincolo per un’opera d’arte, stabilita da un funzionario, è sempre discrezionale, e può accadere che siano vincolate opere insignificanti e non vincolate opere notevoli.
 
L’autore degli articoli su “Il Fatto”
L’autore degli articoli su “Il Fatto Quotidiano”, Thomas Mackinson, è stato denunciato per diffamazione e tentata estorsione dall’editore Massimo Massano, come risulta da articoli di stampa. Ieri sera nella trasmissione “Quarta Repubblica” ho attribuito, erroneamente, al mio avvocato Giampaolo Cicconi un messaggio relativo a questa denuncia; il mio legale mi ha solamente comunicato che il Mackinson rimane indagato per diffamazione e che nulla è dato sapere sulla denuncia di Massano per tentata estorsione.
 
Ho presentato nei confronti  di Mackinson una serie di denunce, avendo egli raccolto, fatte proprie e amplificate, spacciandole per “inchiesta giornalistica”, le false accuse del “corvo” Dario di Caterino, senza alcuna verifica o riscontro, procurando un grave danno di immagine al sottoscritto e ai miei collaboratori. 
Non solo. Pur essendone consapevole, ha utilizzato dei dati rubati attraverso la violazione di diversi account di posta elettronica, per veicolare sul suo giornale le accuse calunniose e diffamatorie di Dario di Caterino, Di questo, chiaramente, risponderà nelle sedi opportune insieme al Direttore e all’editore de “Il fatto Quotidiano”

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