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L’ira dei rabbini italiani contro Papa Francesco: «Mette sullo stesso piano Israele e Hamas, a che serve allora il dialogo ebraico-cristiano?»

23 Novembre 2023 - 17:13 Redazione
La nota durissima dell'Ari all'indomani degli incontri di Bergoglio coi parenti di ostaggi israeliani e di detenuti palestinesi: «Ha dimostrato una gelida equidistanza»

Acrobazie diplomatiche, equilibrismi e in ultima analisi una «gelida equidistanza». È questa la postura assunta ormai esplicitamente da Papa Francesco nei confronti della guerra in corso tra Israele e Hamas aperta dalle stragi del 7 ottobre. Lo afferma in una nota durissima l’Assemblea dei Rabbini d’Italia (Ari), nella quale si accusa il Pontefice di aver perso per l’ennesima volta l’occasione di condannare esplicitante i crimini di Hamas, e di aver messo invece sullo stesso piano «l’aggressore e l’aggredito». Il riferimento è alle parole pronunciate, e a quelle non pronunciate, da Bergoglio ieri, nel doppio incontro tenuto in Vaticano: con un gruppo di parenti degli ostaggi israeliani a Gaza prima, con un gruppo di palestinesi che ha parenti detenuti in Israele subito dopo. Dopo aver parlato con le due delegazioni, il Papa aveva fatto appello nell’udienza generale alla necessità della pace tra israeliani e palestinesi, perché «ho sentito come soffrono ambedue», poi aveva detto, senza specificare a chi o cosa si riferisse esattamente che «siamo andati oltre le guerre: questa non è guerra, è terrorismo». I palestinesi che hanno partecipato alla seconda udienza, come raccontato da Open, avevano per di più detto e confermato anche dopo la smentita della Santa Sede che Bergoglio aveva concordato con loro sulla valutazione che a Gaza sia in corso un «genocidio». L’ira del rabbinato italiano è tale che al termine della nota si arriva a mettere esplicitamente in discussione il lascito di «decenni di dialogo ebraico-cristiano».

Il documento del rabbinato

«Ieri l’incontro del Papa con i parenti degli ostaggi rapiti da Hamas, da tempo richiesto e sempre rinviato, è stato finalmente possibile perché è stato seguito da un incontro con parenti di palestinesi prigionieri in Israele, così come riportato dal Papa, mettendo sullo stesso piano innocenti strappati alle famiglie con persone detenute spesso per atti gravissimi di terrorismo», scrivono nel messaggio i leader spirituali dell’ebraismo italiano, ricordando come nelle sue dichiarazioni pubbliche rilasciate subito dopo «il Papa ha pubblicamente accusato entrambe le parti di terrorismo. Queste prese di posizione al massimo livello seguono dichiarazioni problematiche di illustri esponenti della Chiesa in cui o non c’è traccia di una condanna dell’aggressione di Hamas oppure, in nome di una supposta imparzialità, si mettono sullo stesso piano aggressore e aggredito». «Ci domandiamo – continua dunque l’Ari – a cosa siano serviti decenni di dialogo ebraico-cristiano parlando di amicizia e fratellanza se poi, nella realtà, quando c’è chi prova a sterminare gli ebrei invece di ricevere espressioni di vicinanza e comprensione la risposta è quella delle acrobazie diplomatiche, degli equilibrismi e della gelida equidistanza, che sicuramente è distanza ma non è equa».

La precisione della Santa Sede

A provare a mettere una pezza sull’incidente diplomatico nelle relazioni tra i due grandi monoteismi è stato poche ore dopo il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. «Mi pare che la Santa Sede cerchi in tutti i modi di essere giusta e di tenere in conto le sofferenze di tutti. E anche nel caso di questo terribile attacco che ha subìto Israele, che va condannato. Mi pare che da parte della Santa Sede c’è stata una presa di posizione netta nei confronti dell’attacco di Hamas.», ha detto Parolin. Che ha spiegato così però la posizione del Papa: «Non è che abbiamo sorvolato su questo, ma allo stesso tempo non possiamo neppure ignorare quello che succede dall’altra parte. Ci sono statti tanti morti, tanti feriti, tante distruzioni. Il Papa vuole essere vicino alle sofferenze di tutti».

Foto di copertina: Papa Francesco a fianco del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni nel corso della sua visita al Tempio Maggiore della Capitale – Roma, 17 gennaio 2016 (Ansa / Osservatore Romano)

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