L’allarme di Draghi sull’Ue: «È come paralizzata, urge spingere per l’integrazione politica. L’Expo a Riad? Nessun complotto»

Le riflessioni dell’ex premier alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo. Dove regala anche un aneddoto sulla sua fede calcistica…

«Non siamo riusciti ad avere l’Expo a Roma: non so perché abbiamo preso solo 17 voti, ma non credo ai complotti universali». Lo ha detto l’ex premier ed ex presidente della Bce Mario Draghi intervenendo alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo dedicata proprio all’antica Roma, Quando eravamo padroni del mondo. Draghi ha ricordato come l’Italia abbia d’altronde già ospitato un’edizione dell’Expo di recente, nel 2015 a Milano. Interrogato sul destino più ampio dell’Ue, l’ex premier ha osservato come quello attuale sia «un momento critico», in cui si vive una sorta di «paralisi decisionale», anche per l’avvicinarsi delle elezioni europee. Ma le crisi mondiali non aspettano, ha ricordato Draghi, e richiedono invece risposte unitarie. «Ora la cosa più importante è capire come fare a costituire dei fondi europei che finanzino difesa e la lotta al cambiamento climatico. Serve poi una politica estera coordinata perchè i ministri degli Esteri si vedono ma non si mettono d’accordo. Bisogna pensare a una maggiore integrazione politica, a un vero Parlamento d’Europa, iniziare a pensare che siamo italiani ed europei». Un progetto d’integrazione, quello europeo, che presto dovrà confrontarsi con un nuovo allargamento ad altri Paesi membri, e con le questioni ad esso collegate. «Questo è un momento particolare in cui dobbiamo rivedere molti dei presupposti del nostro stare insieme», ha richiamato l’ex premier: «Si sta discutendo dell’allargamento e dell’errore colossale fatto negli anni ’90, quando non furono modificate le regole lasciando le stesse di quando eravamo in 12 Stati. Tutto è troppo frammentato, anche la regolamentazione del mercato unico». Le preoccupazioni di Draghi riguardano in effetti anche se non soprattutto le prospettive economiche del blocco, al centro in queste settimane del suo lavoro di «super-consulente» della Commissione, per la quale sta redigendo un atteso rapporto sul futuro della competitività dell’Unione. «Il modello di crescita si è dissolto e bisogna reinventarsi un modo di crescere, ma per fare questo occorre diventare Stato – ha detto Draghi – Il mercato europeo è troppo piccolo, ci sono tanti mercati e quindi le piccole imprese che nascono in Europa appena crescono o vendono o vanno negli Stati Uniti».


Il tifo per la Roma

Fuori dalle tematiche politiche, Draghi ha poi concesso un aneddoto di natura sportiva. Interrogato sulla sua fede calcistica, l’ex premier ha risposto che «il mio con la squadra della Roma è il rapporto di un tifoso, di un tifoso che non va allo stadio da 30-40 anni. Da giovane andavo, vinceva sempre una certa squadra di Torino che non voglio neanche…»..


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