«Vuole farsi passare per pazzo?»: cosa ha detto Filippo Turetta sull’omicidio di Giulia Cecchettin

Le dichiarazioni spontanee probabilmente anticipano una battaglia per la seminfermità. L’avvocato dei Cecchettin: se la vedrà con i nostri periti

Aveva un bigliettino ieri Filippo Turetta mentre si presentava per l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice delle indagini preliminari Benedetta Vitolo. Poche righe e cinque minuti in totale per le dichiarazioni spontanee in cui ha ammesso di aver ucciso Giulia Cecchettin. Poi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha detto che vuole pagare per l’omicidio dell’ex fidanzata, ma prima desidera capire «cosa è scattato in me» quella sera. E ha sostenuto che voleva farsi arrestare già l’11 novembre, ovvero subito dopo l’omicidio. Lui e il suo avvocato Giovanni Caruso non hanno chiesto una perizia psichiatrica. Ma dalle parole su qualcosa che è «scattato» in lui si capisce quale potrebbe essere la mossa della difesa. Tanto che Stefano Tigani, avvocato di Gino Cecchettin, lo dice chiaramente: «Vuole farsi passare per pazzo? Prima dovrà incontrare i nostri periti».


Dichiarazione spontanea

«Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro», è la sintesi delle poche parole davanti al giudice. Poi è tornato nel carcere di Montorio a Verona, dove è detenuto in infermeria in regime di grande sorveglianza. Ha dei libri e per oggi è previsto l’incontro con i genitori. Nell’interrogatorio di garanzia ha confermato di essere uno studente di ingegneria ma, racconta la Repubblica, ha detto di non ricordare l’indirizzo dell’appartamento in cui vive con i suoi genitori a Torreglia. Poi la dichiarazione spontanea.


La seminfermità

Durante l’interrogatorio non ha mai pronunciato il nome di Giulia Cecchettin, definendola solo come l’ex fidanzata. Non ha neppure affrontato la questione della premeditazione, pur mantenendo la linea del raptus. Forse anticipando una battaglia per la seminfermità che a questo punto si svolgerà in Aula. La frase «quello che è scattato in me quella sera» però potrebbe circoscrivere il movente e l’intenzione proprio all’11 novembre. Senza pianificazione. Intanto i carabinieri hanno ritrovato il telefono cellulare di Giulia. Proprio nella Fiat Grande Punto nera di Turetta. Risulta spento da mezz’ora prima dell’aggressione alla ragazza.

La famiglia Cecchettin

Intanto la famiglia Cecchettin non vuole dire nulla. In compenso l’avvocato Tigani parla con il Corriere della Sera. E spiega che nessuna delle parti in causa rimarrà a guardare se la strada della difesa dovesse essere quella del vizio di mente. «Se Filippo Turetta vuole farsi passare per pazzo, prima dovrà incontrare i nostri periti», spiega Tigani. Il riferimento è alla perizia psichiatrica che dovrebbe accertare la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto e oggi. Possono chiederla i giudici, il pm, i difensori dell’imputato o delle parti civili e anche i testimoni. Quindi se la difesa la chiederà, la parte civile è pronta a nominarne di propri. Si preannuncia quindi una battaglia in tribunale. Il legale di Elena Cecchettin ieri ha anche prospettato l’accusa di stalking.

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