I prigionieri palestinesi rilasciati denunciano abusi nelle carceri israeliane

La Bbc ha raccolto le testimonianze di alcuni prigionieri palestinesi rilasciati in cambio della liberazione degli ostaggi da parte di Hamas

La tregua Israele-Hamas è scaduta. I combattimenti sulla Striscia di Gaza riprendono, mentre continua lo scambio di accuse reciproche sulle responsabilità. Durante il «cessate il fuoco», iniziato lo scorso 24 novembre e prorogato più volte, sono stati rilasciati 110 ostaggi: 78 israeliani, compresi quelli con doppio passaporto (3 cittadini israelo-russi sono stati liberati nell’ambito di un’intesa tra miliziani e Cremlino). In totale, scrive il Washington Post, Hamas ha rilasciato 24 cittadini stranieri (23 thailandesi e un filippino), anche questi, però, al di fuori dell’accordo iniziale. Prima di quest’ultimo erano stati inoltre liberati almeno cinque ostaggi, 4 dal partito-milizia; 1 salvato durante un’operazione militare dell’Idf. Nella giornata di ieri, il portavoce del governo israeliano Eylon Levy ha fatto sapere che «145 ostaggi – la maggior parte uomini – sono ancora detenuti a Gaza». 


I prigionieri palestinesi rilasciati

L’accordo prevedeva che per ogni ostaggio israeliano liberato, Tel Aviv avrebbe rilasciato tre prigionieri palestinesi per un totale di 150. Tra giovedì e venerdì – in conformità con l’intesa – Israele ha rilasciato altri 30 palestinesi, tra cui donne e minori, detenuti nelle carceri del Paese. Le persone liberate sono state scelte all’interno di un elenco di 300 persone (33 donne, 124 minorenni, 176 maggiorenni) reso pubblico dall’esecutivo Netanyahu. Il caso dei prigionieri palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane, persiste da decenni. Eppure, dall’attacco di Hamas del 7 ottobre e la conseguente offensiva sulla Striscia da parte delle truppe israeliane, gli arresti sono aumentati. Secondo i dati dell’Israel Prison Service, ripresi dalla Ong israeliana HaMoked, i detenuti palestinesi dai 5mila di ottobre hanno raggiunto i quasi 7mila di dicembre. Un numero, questo, aumentato anche in seguito all’intensificarsi delle operazioni dell’Idf in Cisgiordania.


«Trattati come cani»

All’interno delle carceri israeliane, stando a quanto riporta Bbc, sarebbero aumentati anche i maltrattamenti nei confronti dei prigionieri palestinesi. La versione è sempre la stessa: «Dopo il 7 ottobre le condizioni sono diventate ancora più insopportabili», racconta il minorenne Mohammed Nazzal, liberato da Tel Aviv questa settimana. Le sei persone intervistate dall’emittente britannica hanno raccontato di essere state «picchiate, colpite con dei bastoni, aggredite dai cani e lasciate in carcere senza vestiti, cibo e coperte». Dal canto suo, Israele nega le accuse: «I detenuti sono stati trattati secondo la legge». Nazzal, intervistato dal giornalista della Bbc nella sua casa a Jenin, in Cisgiordania, racconta – con le mani entrambe fasciate – di essere stato picchiato dalle guardia carcerarie. «Mi hanno preso e hanno cominciato a picchiarmi. Cercavo di proteggermi la testa e loro hanno provato a rompermi le gambe, mi hanno spaccato le mani», spiega.

La famiglia del minorenne ha inoltre mostrato al giornalista i referti medici e le radiografie dei medici palestinesi di Ramallah e di due dottori inglesi, che hanno confermato le fratture in entrambe le mani. La Croce Rossa non ha confermato la storia di Mohammed: «Parliamo direttamente con le autorità se dovessimo avere dubbi sulle condizioni mediche dei detenuti», scrive; le guardie carcerarie hanno negato. Mohammad Salhab Tamimi, 18 anni, ha raccontato ad Al Jazeera di essere stato «Incatenato, preso a calci, umiliato» dalle guardie. «Dopo il 7 ottobre, venivano ogni giorno a picchiarci, ci trattavano come i cani», è il racconto di Ghannam Abu Ghannam a SkyNews. Secondo l’Ong di Tel Aviv, Israele detiene 2.188 prigionieri palestinese già condannati, 2.356 accusati ma in attesa di giudizio, 2.873 detenuti amministrativi, cioè persone incarcerate preventivamente a tempo indeterminato e, infine, 206 palestinesi accusati di essere «combattenti illegali» (accusa prevista da una legge prevista dal 2022 che identifica «persone che compiono un atto ostile nei confronti dello stato di Israele»). 

Leggi anche: