Due italiani fanno causa in Lussemburgo a Christine Lagarde: «Con una dichiarazione ha disintegrato tutti i nostri risparmi» – Il video

Il ricorso al tribunale europeo per danni di oltre cinque milioni di euro

Due imprenditori italiani – Aldo D’Agostino e Anna Nardi – hanno fatto causa davanti al tribunale della Corte di Giustizia europea al presidente della Bce, Christine Lagarde, per chiederle di risarcire loro la perdita di tutti i risparmi secondo loro dovuta a una improvvida dichiarazione della stessa Lagarde del 12 marzo 2020. D’Agostino per questo richiede un risarcimento di 2,8 milioni di euro mentre la Nardi lamenta un danno di 2,03 milioni di euro.


Quel maledetto 12 marzo 2020

I due imprenditori avevano acquistato all’inizio di marzo 2020 un titolo a leva, quindi ad altissimo rischio finanziario, denominato SI FTSE.COPERP, che da contratto era in grado di moltiplicare per sette i guadagni come le perdite giornaliere. Se le perdite però avessero superato una certa soglia il valore dell’investimento si sarebbe quasi azzerato. Ed è proprio quello che è avvenuto il 12 marzo 2020. Secondo loro per colpa di una celebre (e infausta) dichiarazione della Lagarde, che annunciò lo stacco netto dalle politiche del predecessore Mario Draghi così: «Non siamo qui per ridurre gli spread, non è funzione della Bce». Nelle ore successive le borse di tutta Europa sono crollate, e quella italiana registrò le perdite maggiori: -16,92%, facendo scattare la tagliola dell’azzeramento del valore per i titoli dei due imprenditori.


In poche ore persi quasi tutti gli investimenti

Il signor D’Agostino perse 841.809,34 euro, pari al 99,47% del capitale di 846.198,90 euro investito fra il 5 e il 6 marzo del 2020. Alla signora Nardi andò appena meglio: su un capitale appena investito di 767.856,16 euro la perdita giornaliera ammontò a 626.134,89 euro (l’81,54%). Un tracollo finanziario che ovviamente mise in crisi la reputazione di entrambi creando problemi con le banche che assistevano le loro imprese. Per questo motivo i due oltre alla perdita irrimediabile subita quel giorno calcolarono il mancato lucro successivo (se il tracollo non fosse avvenuto) e il danno reputazionale subito per arrivare alle cifre della richiesta di risarcimento.

La risposta Bce: colpa della pandemia non di Christine

All’inizio i due hanno trasmesso la loro richiesta direttamente alla Bce, che l’ha respinto sostenendo che il crollo del loro investimento non poteva essere legato a quella dichiarazione della Lagarde, ma era senza dubbio avvenuto per lo scoppio della pandemia Covid in Italia che aveva appena decretato il lockdown. Non convinti ovviamente della risposta, si sono rivolti alla Corte di giustizia europea, che però in primo grado il 25 luglio scorso ha respinto entrambi i ricorsi ritenendoli non sufficientemente motivati.

Il primo no della Corte di Giustizia

Nei ricorsi entrambi gli imprenditori sostenevano l’illegittimità della dichiarazione della Lagarde per violazione dello statuto stesso della Bce, perché ogni cambio di politica monetaria non poteva essere deciso dal solo presidente, ma prima ratificato dal consiglio che invece non si era riunito. Il tribunale ha replicato: «Anche fosse, dove è il diritto soggettivo vostro su cui fare leva per il ricorso?». Ed ha pure sposato la linea della Bce, che sosteneva come la caduta dei titoli azionari in Italia fosse dovuta alla pandemia e non alla dichiarazione della Lagarde. Non accoglibile secondo il tribunale una perizia presentata dai due che certificava invece come fosse stata la Lagarde a fare cadere le borse, perché perizia di parte.

Ora il tribunale deciderà nel merito

Dopo la sconfitta in primo grado i due però hanno presentato appello di secondo grado al tribunale europeo che ha sede in Lussemburgo a fine settembre spiegando come la perizia non fosse di parte, ma giurata e firmata da un consulente di Borsa italiana. Allegati ritagli di stampa e commenti di analisti di quel giorno che all’unanimità attribuirono il crollo azionario alla dichiarazione (definita “gaffe”) della Lagarde che quindi sarebbe la sola responsabile della disintegrazione dei loro risparmi. A fine novembre il tribunale ha giudicato accoglibile il ricorso, che quindi tornerò ad essere discusso nel merito.

Quel video di Giorgia Meloni

Fra i documenti allegati al ricorso dei due italiani anche una dichiarazione dell’epoca dell’attuale premier, Giorgia Meloni. «Nel 2012, di fronte alla crisi economica», disse accigliata la Meloni, «l’italiano Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea utilizzò il bazooka per tranquillizzare i mercati. Oggi il suo successore francese, Christine Lagarde, decide di utilizzare lo strumento del boomerang, con dichiarazioni surreali che fanno crollare la Borsa. Il governo italiano si faccia sentire e pretenda la rimozione di un governatore della Banca centrale europea evidentemente inadeguato in un ruolo nel quale non è consentito sbagliare».

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