La maggioranza manda in soffitta il salario minimo, caos alla Camera. Pd e M5s: «Schiaffo ai lavoratori, torneremo alla carica» – Il video

Cartelli «Non in mio nome» e urla «Vergogna», il vicepresidente Rampelli costretto a sospendere la seduta prima del voto finale

Stop ufficiale al salario minimo, da mesi terreno di scontro tra maggioranza e opposizione. Con 153 voti favorevoli, 118 contrari e 3 astenuti, la Camera ha dato il via libera al maxi emendamento della maggioranza che affossa l’ipotesi del compenso minimo da 9 euro e delega il governo a trovare un meccanismo sostitutivo per “retribuzioni eque”. Il testo approderà ora al Senato. L’alta tensione sul tema si è riflessa anche nei toni della discussione di oggi, 6 dicembre: al momento del voto finale sulla misura, è infatti scoppiata la bagarre in Aula alla Camera. Dai banchi dell’opposizione sono spuntati cartelli con le scritte «Salario minimo negato» e «Non in mio nome», mentre alcuni deputati sono arrivati fino ai banchi del governo urlando in coro «Vergogna!». Il vicepresidente Rampelli ha dovuto sospendere la seduta. Che è ricominciata poco dopo con i commessi costretti a togliere dalle mani dei deputati i manifestini. Rampelli ha dunque indetto la votazione finale, e i deputati sono tornati al loro posto fatta eccezione per un piccolo capannello a destra: un deputato M5S, Marco Pellegrini, e uno di FdI, Salvatore Deidda, erano addirittura sul punto di venire alle mani. Alcuni colleghi, tra cui il vicepresidente Giorgio Mulè, li hanno separati mettendosi in mezzo. Quando è arrivato il momento di proclamare il risultato, le urla erano così forti che in prima battuta è stato praticamente impossibile ascoltare l’annuncio.


L’ira dell’opposizione

Secondo il Pd, in ogni caso, quella di oggi è la sconfitta in battaglia, non in guerra: «Andremo avanti e insieme alle altre opposizioni decideremo come portare avanti» la lotta, ha promesso la leader dei dem Elly Schlein. Rabbia e delusione anche tra i 5 Stelle: «Lo schiaffo della maggioranza ai 3,5 milioni di lavoratori poveri è un pessimo segnale per il nostro Paese. Questa destra al potere sembra volere danneggiare in tutti i modi le persone più fragili della società: prima l’abolizione del reddito di cittadinanza, ora la bocciatura del salario minimo. Non è questa la strada per rafforzare la coesione sociale. Non è questo il modo per non lasciare nessuno indietro. Il Movimento 5 Stelle, insieme alle altre opposizioni, continuerà nella propria battaglia per introdurre un salario minimo legale in Italia. È un’esigenza non più derogabile», ha affermato Roberto Fico, ex presidente della Camera e presidente del Comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle. «La delega al Governo schiaccia senza pudore con arroganza l’opposizione, per non darci il merito di aver interpretato un sentire comune», ha fatto eco Valentina Barzotti del M5S. Dalle parti della maggioranza, invece, puntano il dito contro i sindacati: «Il vero capo dell’opposizione di questo paese non è il presidente Conte, non è il segretario Schlein: si chiama Landini, lo stesso che qualche anno fa gridava allo scandalo di fronte all’istituzione di un salario minimo ma che oggi abbraccia questa proposta», ha dichiarato Walter Rizzetto (FdI).


Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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