Anna Paola Concia dopo la retromarcia di Valditara: «A destra non sopportavano una donna lesbica e femminista in questo ruolo»

L’ex parlamentare del Pd a la Repubblica dopo le revoca della nomina per il progetto sull’educazione all’affettività nelle scuole: «Mi ero messa a disposizione dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin»

«Questa minoranza silenziosa di destra e di sinistra ha alzato un muro». Con queste parole Anna Paola Concia commenta con la Repubblica la revoca della nomina per il progetto sull’educazione all’affettività nelle scuole. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara l’aveva scelta – insieme a suor Anna Monia Alfieri e all’avvocato Paola Zerman – come garante del piano Educare alle relazioni. Ma è stato costretto a fare marcia indietro dopo le opposizioni di FdI, FI e Lega. Concia, al telefono da Francoforte dove vive con sua moglie, ha raccontato di aver saputo del ritiro della nomina direttamente da Valditara: «Mi ha chiamato lui, era dispiaciuto», afferma. Per l’ex parlamentare del Pd «a destra evidentemente non sopportavano una donna lesbica e femminista in questo ruolo. Però anche a sinistra non piace il fatto che io sia una donna del dialogo, ho sempre costruito ponti e non muri, non ho pregiudizi e quindi non sono mai stata troppo amata, è stata una delle ragioni per cui non sono tornata in Parlamento», spiega Concia sottolineando inoltre di non «aspettarsi un esito così feroce».


Nessuna teoria gender

Alla domanda del giornalista Matteo Pucciarelli se Valditara avesse fatto marcia indietro per le pressioni da destra, Concia risponde «Sì, nel senso che lo hanno sottoposto a pressioni tremende che non poteva eludere». Magari «l’hanno messo – continua – di fronte ad un aut aut e finisce così». La collaborazione tra Concia e il ministero dell’Istruzione va ormai avanti da 7 anni: «Quando ho portato nel nostro Paese Didacta Italia, lo spin off di Didacta in Germania, l’evento più importante del mondo sulla formazione degli insegnanti. A marzo hanno partecipato 30 mila insegnanti italiani». E per questo nuovo progetto, di educazione all’affettività nelle scuole, Concia aveva già le idee chiare: «Dovevamo formare degli insegnanti referenti – spiega – per fare dei gruppi di discussione nelle classi, guidate appunto dai professori. Non lezioni frontali, ma un ragionamento aperto. Dove la teoria gender non c’entrava nulla». Per questo è dispiaciuta: «perché mi ero messa a disposizione di una richiesta sincera, per il Paese, – conclude – per dare una mano e una risposta a questa ennesima tragedia che è stata il femminicidio di Giulia Cecchettin».


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