Augusto Barbera è stato eletto presidente della Corte Costituzionale e tuona contro il governo Meloni: «Il voto di fiducia è espressione di debolezza»

Le prime parole del giurista dopo il voto raggiunto all’unanimità: «Non ci sarà nessun assalto alla Consulta»

«La richiesta del voto di fiducia è espressione di una debolezza della maggioranza . I maxi emendamenti sono obbrobriosi perchè raccolgono istanze, interessi e progettini che i parlamentari non riescono nemmeno a conoscere e su cui si chiede la fiducia. Tutto questo crea problemi e la Corte costituzionale non può che essere preoccupata da questa alterazione. Stiamo attenti a non trasformare espressioni di debolezza dei governi in espressioni di prevaricazioni». Augusto Barbera è stato eletto presidente della Consulta all’unanimità con una sola scheda bianca, probabilmente la sua. E queste sue prime parole subito dopo l’elezione danno già l’idea delle critiche sollevate dalla Consulta contro il governo Meloni. «Non ho condannato i maxi emendamenti ma in assenza di altre regole diventa ahimè inevitabile che vi si debba ricorrere- ha poi voluto aggiungere Barbera- Con l’auspicio che sia dia più spazio agli emendamenti dei parlamentari».


«Non ci sarà nessun assalto alla Consulta»

«Vari commentatori scrivono che ci sarà assalto all’ indipendenza della Corte da parte della maggioranza. E’ un allarmismo di un costituzionalismo ansiogeno che non è in linea con le regole vigenti. Oggi non è possibile nessuna occupazione della Corte costituzionale», ha dichiarato Barbera nella conferenza stampa. «Se questa maggioranza vuole eleggere il giudice deve mettersi d’accordo con altre forze politiche o presentare un candidato che abbia un successo personale tale da spingere tutte le forze politiche votarlo. La Corte non può occuparla nessuno», ha ribadito.


L’augurio per un nuovo giudice

Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso sono i nuovi vicepresidenti. A nominarli Barbera stesso, giurista di fama, autore di volumi e saggi sul diritto costituzionale e politico. «Auspico che quanto prima si possa completare il collegio con l’elezione del nuovo giudice», ha inoltre dichiarato il neo presidente.

Dalla carriera accademica alla Corte Costituzionale

Arrivato alla Corte nel 2015, eletto dal Parlamento su indicazione del Pd, ne è stato vicepresidente e sino ad oggi presidente reggente. Originario di Aidone, in provincia di Enna, classe 1938, sposato, con due figli, è professore emerito di Diritto costituzionale presso l’Università di Bologna. Si è formato e laureato nell’Università di Catania dove, nel 1968, ha ottenuto la libera docenza in diritto costituzionale. In passato Barbera è professore ordinario di Diritto costituzionale nelle Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna (dal 1994 al 2010) e dell’Università di Ferrara (dal 1970 al 1977). Ha insegnato Istituzioni di Diritto pubblico nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna (1977-1994) e Diritto costituzionale italiano e comparato nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania (1969-1970). Ha pubblicato 22 volumi e circa 400 tra saggi, note a sentenza, relazioni o interventi a convegni. Direttore, dal 1999 al 2015, di “Quaderni costituzionali. Rivista italiana di diritto costituzionale“, edita da Il Mulino.

La parentesi politica e quelle dimissioni per il caso Craxi

Dal 1980 al 1982 Barbera è stato consigliere regionale in Emilia Romagna, poi deputato eletto nelle liste del Pci e del Pds, per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994. Nel 1993 divenne ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo di Carlo Azeglio Ciampi. Si dimise però, a 24 ore dal giuramento insieme agli altri tre ministri della sinistra di quell’esecutivo in polemica per la mancata concessione, da parte del Parlamento, dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Lo si ricorda anche fra i promotori dei referendum elettorali del 1991, del 1993 e del 1999.

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