Il mistero della retromarcia prima dello scontro tra treni a Faenza: «Guasto ai freni o errore umano»

La procura di Ravenna indaga per disastro ferroviario. La dinamica da ricostruire. L’Italia al settimo posto in Europa per incidenti

La procura di Ravenna ha aperto un fascicolo di reato con l’ipotesi di disastro ferroviario per lo scontro tra treni sulla tratta Bologna-Rimini. Le perizie chiariranno le cause e la dinamica del “tamponamento” che ha provocato 17 feriti. E ha fatto sospendere la circolazione ieri, causando poi ritardi a Frecce, Intercity e treni regionali. Intanto però Trenitalia ha fornito la sua versione dell’incidente: «Un Frecciarossa che precedeva un treno Regionale è retrocesso per inerzia a bassa velocità in relazione alla pendenza della tratta e, nel retrocedere, ha urtato il Regionale che era regolarmente fermo al segnale rosso. Sulle cause della retrocessione sono in corso approfondimenti». I treni circolavano sulla stessa linea perché in quella tratta non c’è il binario dell’alta velocità.


Le due ipotesi

Le Ferrovie dello Stato hanno anche fatto sapere che «il sistema di distanziamento ha funzionato». Eppure, ragionano gli investigatori, il Frecciarossa in pendenza ha due tipi di freni. La procura ha fatto sequestrare i due treni per svolgere gli accertamenti a bordo. La ricostruzione della dinamica sarà decisiva. I due treni, un Frecciarossa 1000 di Trenitalia e un regionale Rock di Trenitalia Tper, erano entrambi in direzione nord. In uno spazio di un chilometro e duecento metri si trovavano i due treni. Il Lecce-Venezia era fermo davanti a un semaforo rosso. Anche l’Ancona-Piacenza era fermo a un semaforo rosso. Il primo dei due ha cominciato a indietreggiare. Secondo Trenitalia lo ha fatto «per inerzia» e «in relazione alla pendenza della tratta». Senza riuscire a fermarsi per evitare l’urto.


Il sistema di sicurezza

A indagare è la pm di turno Silvia Ziniti. Lei dovrà accertare perché il Frecciarossa non è rimasto fermo al semaforo. Le ipotesi sono un guasto ai freni o un errore umano. Bisogna anche segnalare che sui 900 chilometri della rete c’è un sistema di sicurezza che prevede un segnale di alt se in una tratta tra due convogli non c’è una distanza minima. Il Corriere della Sera scrive che i periti dovranno stabilire se ci sono stati problemi all’impianto frenante del Frecciarossa. Che pare il primo indiziato. I sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Orsa Emilia-Romagna hanno parlato di «sconcerto» a proposito dell’incidente. E hanno sollecitato Trenitalia, Trenitalia Tper e Rfi «a individuare e definire immediatamente nel dettaglio le cause e le dinamiche di tale incidente».

49 incidenti in dieci anni

Gli scontri tra treni con morti e feriti gravi o danni ingenti nel 2022 sono stati in tutto 5. L’anno prima se ne sono verificati 6, nel 2020 e nel 2019 si è arrivati a 4, ancora 6 nel 2018. In totale, spiega oggi La Stampa, se ne sono verificati 49 in dieci anni. L’Italia si colloca al settimo posto in Europa per totale di incidenti. Nel 2022 l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture ha contato in totale 107 incidenti significativi. L’anno prima se ne sono verificati 90. Il massimo si è verificato nel 2014: 109. I morti registrati in totale nel 2022 sono stati 69: l’anno prima erano 49. Tra le vittime si contano un passeggero, 4 addetti e 89 «altre persone» che non viaggiavano sui treni. Le cinque collisioni del 2022 hanno provocato un solo ferito grave.

L’Ansfisa

Secondo l’Ansfisa «il progressivo attrezzaggio delle linee e dei locomotori, attualmente il 95% della rete e il 97,3% del traffico sono protetti dal sistema di protezione della marcia del treno, ha consentito di ridurre la probabilità di accadimento e le potenziali conseguenze delle collisioni». Il tamponamento “inerziale” di Faenza entrerà nel conto.

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