La”transizione fuori” dai combustibili fossili, le rinnovabili, il silenzio sul metano: cosa dice, punto per punto, lo storico accordo siglato alla Cop28 di Dubai

Il summit delle Nazioni Unite sul clima si è chiuso con un giorno di ritardo. Raggiunta un’intesa per la prima volta sulla necessità di abbandonare le fonti fossili

C’è chi lo definisce un «accordo storico», chi parla di «compromesso accettabile» e chi non nasconde un certo grado di delusione. Fatto sta che l’intesa alla fine è arrivata: oggi, mercoledì 13 dicembre, i 198 delegati della Cop28 di Dubai hanno approvato il Global Stocktake, il bilancio conclusivo del summit delle Nazioni Unite che comprende gli impegni per ridurre le emissioni di gas serra ed evitare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici. L’approvazione del documento è avvenuta con un giorno di ritardo rispetto alla conclusione prevista della conferenza ed è stata accolta con un lungo applauso della plenaria. «Abbiamo le basi per la trasformazione – ha esultato Sultan Al Jaber, il (contestatissimo) presidente della Cop28 -. Le future generazioni vi ringrazieranno, non conosceranno ciascuno di voi ma saranno grati per la vostra decisione». Ma cosa prevede il documento finale approvato a Dubai? Ecco alcuni dei punti salienti.


Il compromesso sull’uscita dalle fonti fossili

Per la prima volta, tutti i Paesi del mondo hanno messo nero su bianco la necessità di abbandonare una volta per tutte i combustibili fossili, principali responsabili del riscaldamento globale. Per riuscire a includere questo punto nel testo finale si è dovuto mediare tra diverse sfumature di linguaggio. Il gruppo di Paesi più ambiziosi, guidato dall’Unione Europea, spingeva per il «phase-out», ossia l’eliminazione graduale di tutte le fonti fossili (carbone, petrolio e gas). A fare resistenza era soprattutto un gruppo composto da cinque Stati – Arabia Saudita, Russia, Iran, Iraq e Kuwait – che optavano invece per il «phase-down», ossia una riduzione graduale. Alla fine, nessuna di queste due espressioni è finita nell’accordo finale della Cop28. La formula che è riuscita a mettere tutti d’accordo è «transition away», ossia «transitare fuori» dai combustibili fossili. A indebolire l’accordo, semmai, sono una serie di piccoli dettagli lessicali. Uno su tutti: il documento «invita» i Paesi a lasciarsi alle spalle l’utilizzo delle fonti fossili. Un verbo debole, ma forse l’unico in grado di mettere tutti d’accordo.


Transitioning away from fossil fuels in energy systems, in a just, orderly and equitable manner, accelerating action in this critical decade, so as to achieve net zero by 2050 in keeping with the science.

EPA/Martin Divisek | Sultan Al Jaber, presidente della Cop28 e amministratore delegato di Adnoc, durante la conferenza a Dubai (12 dicembre 2023)

La spinta alle rinnovabili

Il testo finale approvato dalla Cop28 contiene un’altra importante conquista: il riferimento alla necessità di triplicare la capacità delle fonti rinnovabili nel mondo e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Questa promessa era stata per certi versi anticipata anche dall’incontro tra il presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping, avvenuto nelle scorse settimane a San Francisco. Nel paragrafo 30 del Global Stocktake si sottolinea che il costo delle tecnologie a basse emissioni – in particolare solare ed eolico – è calato sensibilmente negli ultimi anni, grazie a investimenti e creazione di economie di scala. Ora l’obiettivo è accelerare sull’installazione di nuovi impianti per la produzione di energia pulita, così da affrancarsi il più velocemente possibile dalle fonti fossili.

Tripling renewable energy capacity globally and doubling the global average annual rate of energy efficiency improvements by 2030.

Il fondo Loss&Damage

Il documento conclusivo approvato alla Cop28 contiene anche un passo in avanti sul Loss&Damage, il fondo per risarcire le perdite e i danni subìti dai Paesi che meno contribuiscono al riscaldamento globale ma che ne subiscono le conseguenze peggiori. Su questo punto i 198 delegati avevano trovato un accordo già nel primissimo giorno del summit di Dubai. Il Global Stocktake stima che «il fabbisogno finanziario per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo è stimato in 215-387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 e che è necessario investire circa 4,3 mila miliardi di dollari all’anno in energia pulita fino al 2030, aumentando poi a 5 mila miliardi di dollari all’anno fino al 2050». L’invito, rivolto ai Paesi più sviluppati, è di continuare a contribuire al fondo anche negli anni a venire, così da non lasciare indietro nessuno.

Urges developed country Parties to continue to provide support and encourages other Parties to provide, or continue to provide support, on a voluntary basis, for activities to address loss and damage.

EPA/Martin Divisek | Un gruppo di attivisti protesta fuori dalla sede della Cop28 a Dubai, negli Emirati Arabi (12 dicembre 2023)

Niente accordo sul metano

La voce più debole dell’accordo di Dubai riguarda sicuramente la riduzione delle emissioni di metano, un gas climalterante che rimane meno tempo nell’atmosfera ma ha un potenziale di riscaldamento quasi trenta volte superiore rispetto all’anidride carbonica. La parola «metano» compare una sola volta nelle 21 pagine del Global Stocktake e l’indicazione è molto generica. Il testo si limita infatti a invitare i Paesi ad «accelerare e ridurre significativamente» le emissioni entro il 2030.

Accelerating and substantially reducing non-carbon-dioxide emissions globally, including in particular methane emissions by 2030,

Nucleare e cattura del carbonio

Tra le novità inserite nel testo finale della Cop28 c’è il primo riferimento esplicito all’energia nucleare e ai sistemi per la cattura del carbonio tra le tecnologie a zero o a basse emissioni. La menzione all’energia atomica non è affatto casuale e riflette un rinnovato interesse che si registra da anni in diverse parti del mondo, Italia compresa. Merita un discorso a parte invece la cattura e lo stoccaggio di CO2, una tecnologia molto controversa e ai primissimi stadi di sviluppo, su cui spingono molte aziende del settore dell’Oil&Gas ma che ad oggi resta ancora poco efficace, poco diffusa e soprattutto estremamente costosa.

Accelerating zero- and low-emission technologies, including, inter alia, renewables, nuclear, abatement and removal technologies such as carbon capture and utilization and storage, particularly in hard-to-abate sectors, and low-carbon hydrogen production.

Le reazioni dal mondo

L’accordo della Cop28 è stato accolto con grande entusiasmo in Europa, con Ursula von der Leyen che parla di un patto «storico» e «Made in Europe», che segna «l’inizio dell’era post-fossile». Dello stesso avviso anche il Commissario Ue al Clima Wopke Hoekstra, che ha commentato caldo: «L’umanità ha speso 30 anni per arrivare all’inizio della fine dei combustibili fossili. Abbiamo messo un ponte e superato le divisioni». Soddisfazione anche dall’Italia, con il ministro Gilberto Pichetto che parla di un compromesso «bilanciato e accettabile per questa fase storica». L’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, John Kerry, descrive l’accordo della Cop28 come «una ragione per essere ottimisti», mentre dalla Cina ci si limita a esprimere soddisfazione per i «passi in avanti». A poche ore dall’accordo, è il segretario generale dell’Onu António Guterres a lanciare un monito per il futuro, soprattutto in vista della Cop29 di Baku, in Azerbaigian: «A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili durante la Cop28 – scrive Guterres su X – voglio dire questo: che vi piaccia o no, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi».

Foto di copertina: EPA/Martin Divisek | La plenaria dei delegati alla Cop28 di Dubai, negli Emirati Arabi (12 dicembre 2023)

Leggi anche: