Alex Batty, gli ultimi giorni nella comunità nomade prima del ritorno a casa

Il rientro nel Regno Unito, dopo 6 anni, è previsto nel weekend. Le autorità francesi hanno tenuto un punto stampa per ricostruire la vita del 17enne

Alex Batty ha 17 anni ora e negli ultimi sei ha vissuto in una comunità nomade in giro per l’Europa insieme alla madre e al nonno. Nel 2017 la nonna ne ha denunciato la scomparsa: l’11enne di Manchester non aveva fatto ritorno a casa da un viaggio in Spagna, né erano tornati la madre Melanie (allora 37enne) e il nonno David (allora 58enne). Il ragazzo si è presentato l’altro giorno in una stazione di polizia di Revel, alle porte di Tolosa, rivelando la sua identità e ora potrà finalmente tornare a casa. Venerdì 15 dicembre il procuratore della città francese ha tenuto una conferenza stampa in cui ha parlato delle condizioni del 17enne, raccontando gli ultimi giorni nella comunità e il motivo per cui l’ha abbandonata. Secondo il magistrato Antoine Leroy, Alex potrebbe tornare dalla nonna e tutrice ufficiale, Susan Caruana, già domani o dopodomani, comunque entro il weekend. Alcuni dettagli sugli ultimi anni di vita del ragazzo, ha ammesso il procuratore, verranno diffusi solo più avanti, quando si riunirà alla sua famiglia in Inghilterra e sarà più sereno.


Gli spostamenti e l’adolescenza di Alex Batty

Cosa sappiamo di questi sei anni lontano da casa del ragazzo originario di Oldham? Batty ha vissuto con la madre e con il nonno in una comunità spirituale nomade, attraversando l’Europa in roulotte. Secondo quanto ha riferito il procuratore, non si trattava di una setta: «C’era una certa fobia nei confronti di alcuni elementi della vita, per cui la famiglia viaggiava in comunità con dieci persone alla volta». Nel gruppo che ha frequentato non dovrebbero esserci altri bambini, almeno secondo i primi racconti che è stato in grado – e ha avuto il tempo – di fare. Leroy non ha potuto indicare l’esatto itinerario percorso da Batty e il resto del gruppo. Sappiamo però che nel 2017 il suo viaggio a Marbella, in Spagna, sarebbe dovuto durare due settimane. Invece di tornare a casa, la madre e il nonno lo hanno portato in Marocco, dove Alex era già stato due volte in passato quando la madre aveva ancora la sua custodia. Lì hanno vissuto un paio di anni. Dopo sono tornati in Europa e si sono mossi lungo la catena montuosa dei Pirenei e hanno vissuto nelle aree limitrofe: il procuratore non è stato più specifico su questo punto. Il ragazzino non è mai stato iscritto a scuola ma, ha sottolineato il magistrato, Alex si è «presentato come un adolescente normale, parla normalmente e non sembra analfabeta».


Perché ha deciso di tornare a casa

Secondo quanto ricostruito finora dagli investigatori, circa sei mesi fa il nonno di Alex è morto. La comunità avrebbe organizzato una cerimonia, alla quale il 17enne però non ha partecipato. La decisione di lasciare il gruppo è però arrivata negli ultimi giorni, e non è chiaro se Alex l’ha condivisa con la madre prima di iniziare il suo viaggio solitario. Il ragazzo inglese ha preso questa decisione dopo che la madre gli ha comunicato l’intenzione di trasferirsi in Finlandia. A quel punto Batty ha abbandonato la comunità e ha camminato per quattro notti verso Tolosa. Si muoveva nelle ore notturne, e riposava di giorno, per non correre il rischio di essere fermato dalla polizia. Secondo il procuratore, Batty conosceva Tolosa ed è il motivo per cui l’ha scelta come sua meta. Ha percorso una strada regionale e ha seguito la segnaletica stradale, finché non ha ricevuto un passaggio da un autotrasportatore. Leroy ha spiegato che l’unica indagine aperta è quella avviata nel Regno Unito: non sono state aperte inchieste né in Marocco, né in Spagna, né in Francia, né c’è un mandato di arresto internazionale nei confronti della madre del ragazzo.

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